Ciclopedalata catartica

Piove e fa caldo. Il cielo mi guarda nuvoloso, mi promette un’estate di merda: come se questa fosse la giusta punizione. Forse chi governa lassù non sa che ho imparato a sbattermene le palle. Ho voglia di uscire, pedalare, vivere. Quanto è passato? Solo pochi giorni; eppure ho imparato che il mondo è bello anche se grigio: da quando non ci sei più.
Forse me ne rendo conto troppo tardi, quando ormai viaggio spedito. Le ruote saltano sull’asfalto bucato, tra le strade spoglie, tra le case basse e l’odore dei pomodori che fino a ieri seccavano al sole. La certezza mi arriva come un fulmine che stupra le nuvole: sono partito con te in mente. Pedalare non scaccia i pensieri, e chi lo afferma si inganna. Ricordi quella notte dal panettiere? Pioveva, e spirava lo stesso maestrale che ora mi accarezza con le sue lacrime. Ricordi? Ti conobbi e tu, subito, mi rapisti.
 
«Perché l’hai fatto?»
Si spaventa, sgrana gli occhi. Nell’abbraccio, cerca il mio sguardo.
«Fatto, cosa?»
Sorrido. Gioco e provo ad allontanare l’emozione, a evitare che il mio petto esploda.
«Mi hai rapito… Mi hai preso, mi hai portato via… e mi hai regalato il mondo. E continui a farlo.»
Mi abbraccia forte. Affonda il capo nel mio petto. Adoro quando fa così.
«Credo di aver scoperto una cosa…»
«Mmm»
Mi fissa. I suoi occhi verdi splendono.
«Mi hai regalato l’amore. Io… ti amo.»
Le sue braccia attorno a me, i suoi occhi lucidi. E la sua voce che rincorre la mia: «Ti amo anche io!»
Le sue labbra. La sua lingua. Fragole.
Inizia a piovere.
«Non ho mai amato nessuno, prima di te.» mi dice.
«Mmm»
«Cosa? Tu?»
«Io… io…»
 
Quanto tempo sono stato fermo, immobile, ripetendomi che in fondo stavo bene così? Il peso delle indecisioni si accanisce sulle mie gambe. Pochi chilometri, giusto quanti ne servono per allontanarsi dall’ombra del campanile e inoltrarsi nei campi, e i miei muscoli urlano già pietà. Ma io insisto, pedalo mentre fisso la ruota, le pietre dell’asfalto che fuggono. Fatico mentre la pioggia continua a colpirmi, a inzupparmi, a intirizzirmi. Soffia il vento e il caldo svanisce. Ma non ho freddo, non più: ora combatto per me e non mi chiedo più se sto facendo bene. Non ho più dubbi.
Seguo la linea di un piccolo ruscello. È lo stesso che, una volta, vedevo come il fiume più grande del mondo. Sai: ci assomiglia. Anche lui nasce gettandosi ciecamente in una lunga caduta libera. Si può rincorrere la felicità dopo averla persa tanto velocemente?
 
«Che cazzo vuol dire perché stavi male?!»
I suoi occhi sono fuoco: l’incendio ha cancellato lo smeraldo.
«Ma non ha nessuna importanza!»
«Te la sei scopata!»
«Ma è stato tanto tempo fa!»
«Ci conoscevamo già! Stronzo!»
Mi scoppia la testa.
«Smettila, cazzo!» la imploro.
«Te la sei scopata nel nostro letto?»
«Smettila di trattarmi da criminale!»
Le gambe non mi reggono più, cado: vigliacco.
«Quante volte te la sei scopata?!»
«Basta per favore, basta!»
Mi bagna con le sue lacrime
«Ti odio!»
«Io amo te… solo te…»
«Non è sempre stato così. Non è… Ti odio.»
 
L’odore dell’erba bagnata mi è sempre piaciuto. Riesco a goderlo meglio in momenti come questo, quando l’inerzia della pedalata ha preso il sopravvento sulla fatica, e il sole ha spazzato via le nuvole. A un momento di crisi ne segue sempre uno felice. Così è sempre stato tra noi. Il ricordo della tua risata, di quegli occhi che sorridono, della tua voce, delle mani sulla mia pelle, continua a rincorrermi. Ma non poteva più continuare così. Quanto può essere fragile la felicità di un solo momento?
L’odore è inebriante, il fioraio mi sorride e io decido di fermarmi qui per oggi: ma vedi dove sono arrivato? Per quanto siano belli, quei fiori, sono riservati alle tombe del cimitero.
Pensavo che scappando in bici sarei riuscito a fuggire da te, da me, da noi. Non è stato così. So che domani sarà difficile, e dopo ancora di più. L’inverno si è già impadronito di me e il mio cuore si è fatto ghiaccio. Eppure lo so, un giorno, con i ricordi bui farò un immenso falò, allora ti ricorderò solo per quello che mi hai dato, e il mio animo, riscaldandosi, sconfiggerà il gelo.