
Tu sapevi che quella sera un prete ti avrebbe fatto visita come sapevi che da giorni la mamma e il papà evitavano di avvicinarsi alla tua stanza, che puzzava di stalla e di carogna.
Era notte, pioveva e le gocce sul vetro facevano rumore d’olio che sfrigola sulla padella. Tu ridevi sdraiato sul letto con caviglie e polsi legati e ogni stimolo fisiologico allargava la chiazza sul materasso. Da quanto non dormivi? Da quanto, con le sue voci, t’impediva di riposare? Nel buio distinguevi la linea della mensola con la collezione di temperini. Ricordi quanto ti sarebbe piaciuto infilare il dito di mamma in uno dei temperamatite e girarlo fino a farle saltare l’unghia?
Tu sapevi che quella sera Padre Kertez ti avrebbe fatto visita perché l’essere che ti aveva scelto come involucro, ti aveva avvisato e ti aveva detto che non sarebbe stato facile resistergli, perché Padre Kertez aveva l’autorizzazione della Chiesa e arrivava dritto dallo sfintere del Vaticano.
Quando la porta della stanza si è aperta dopo giorni d’isolamento e il prete è entrato con indosso un impermeabile zuppo d’acqua, tu hai soffiato come un gatto e hai chiuso gli occhi per non ferirti con la luce che tuo papà, tremante e con un crocefisso in mano, ha acceso per permettere al sacerdote di muoversi agevolmente. Poi hai aperto gli occhi e il viso del prete, florido e ben rasato, ti ha suggerito qualcosa che è tornato a galla come un cadavere in fredde acque.
Poche settimane alla cresima.
Il ritiro spirituale.
La tua classe in un monastero in Toscana.
La messa, i canti, le confessioni all’aria aperta.
«Padre Nostro che sei nei cieli…» declamava Padre Kertez e ti sei rattrappito come se un enorme crampo avesse azzannato ogni muscolo, finché l’essere dentro di te ha imposto che guardassi tuo padre negli occhi per mostrargli, immergendoti nella sua coscienza, cos’era accaduto durante quella giornata d’inizio primavera nel Monastero di Acquasparta.
Padre Kertez che ti afferra la mano e si allontana dal resto del gruppo.
Il masso dove sedersi, la natura fresca, il fiato pesante del prete.
E i tuoi peccati (“ho disubbidito alla mamma, ho nascosto un brutto voto”) e il volto del prete che si fa scuro e non ci sono Ave Maria, non ci sono Padre Nostro. C’è la corda. La corda del sacerdote. La tira fuori da sotto la veste e tu devi tirare la corda. Solo tre volte. Devi prenderla in mano e tirare la corda.
«Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo…» continuava Padre Kertez mentre la pioggia scuoteva i vetri della tua stanza e l’acqua benedetta ti apriva piaghe sulla carne, ma ormai tuo padre aveva visto.
Aveva visto il suo bambino con in mano… Per questo ha alzato il crocefisso e per questo l’ha piantato nella schiena del prete che ha tossito un fiotto di sangue e ti è crollato addosso.
Ora ha smesso di piovere e non sai se è notte o giorno.
Sopra il tuo corpo pesa il cadavere del prete e quando inizierà a puzzare tu continuerai a ridere e la tua risata farà il giro della casa paralizzando i tuoi genitori ovunque si trovino. Riderai perché Padre Kertez non sai nemmeno chi sia. Era la prima volta che lo vedevi. E l’essere che Dio ha permesso che t’invadesse riderà dentro di te.
Ti ha ingannato, ha ingannato tuo padre e v’ingannerà ancora.