Emisfero destro

«Cavoli, ma dovevi dirmelo prima! A sapere che ti interessava Giulio trovavo un modo per presentartelo l’altra sera.»
Sara guardò Gemma, chiedendosi come facesse a tenere la schiena così dritta con tanta naturalezza. Lei, al contrario, era accasciata in avanti, con l’impressione di non possedere più una colonna vertebrale.
«Dico davvero!» proseguì Gemma. «Sarò stata un quarto d’ora a parlargli! Sai, lui era un anno avanti nella mia stessa sezione alle medie, abbiamo sparlato dei prof che avevamo.»
A Sara era sembrato molto più di un quarto d’ora, un tempo infinito che la sua migliore amica aveva passato a ridere insieme al ragazzo di cui lei era innamorata.
«Non importa, davvero» disse. «Tanto, figurati se posso interessargli…»
«Ma perché devi buttarti giù così? Sai cosa? Adesso ci organizziamo e troviamo un modo per farvi conoscere!»
«No, davvero» disse Sara, a disagio. «Farei solo una delle mie solite figure di merda, mi impappinerei dopo due secondi, diventerei viola se appena mi rivolge la parola…»
«E dai, devi solo parlargli!»
Sara fissò l’amica, depressa. Per Gemma era tutto così facile! Lei era sempre disinvolta, ci sapeva fare con i ragazzi.
«Senti» disse Gemma, allungando un braccio per afferrare la borsetta. «Ti propongo una cosa. Però non parlarne con nessuno, ok?»
Sara si sporse in avanti, curiosa. Gemma tirò fuori una bustina di plastica trasparente. Dentro, c’erano tre pillole rosse.
«Gemma, quella lì non sarà mica…? Voglio dire…»
Gemma sorrise.
«Sì, è S.D.M.A. E sì, ti sto proponendo di prenderne una.»
«Ma sei impazzita? Non li vedi i telegiornali?»
«I giornalisti non capiscono niente. Non è neanche vero che è una droga nuova, in certi ambienti gira da anni, solo che adesso ci sono stati quei due casi di cronaca e tutti ne parlano.»
«Casi di gente che si è messa ad ammazzare!»
«Va beh, ma è perché esagerano. Ascolta: tutto quello che fa è addormentare la parte del cervello che ti fa rimuginare troppo sulle cose prima di agire. Guarda, queste le ho fregate a mia sorella, i miei non lo sanno ma lei le usa perché ha problemi di ansia tipo i tuoi. Butta giù una pastiglia e diventa più sciolta, ma mica ammazza nessuno. Pensala così: addormenti la ragione e lasci solo le emozioni, i sentimenti. Dimentichi le paturnie e sei davvero te stessa.»
Sara esitò.
«Dicono che gli effetti varino molto da persona a persona.»
«Cazzate. Variano solo se ne prendi una o tante insieme. Allora, cosa dici?»
Sara fece un respiro profondo. Quella storia non le piaceva, eppure… Si sentiva talmente disperata, cosa le costava provare?

«Pronta?»
Sara annuì, più nervosa che mai, poi si guardò intorno. Il corridoio della scuola era affollato, ma nessuno stava facendo caso a loro. Buttò giù la pastiglia. L’effetto fu quasi immediato. Si sentì la mente sgombra da ogni pensiero, tutto le apparve più semplice e limpido di quanto fosse mai stato. Guardò Gemma che le sorrideva. Gemma che aveva sempre la risposta per tutto, che era così disinvolta, che ci sapeva fare coi ragazzi e che l’altra sera aveva parlato così a lungo con Giulio. Sfondò con una gomitata la vetrinetta dell’estintore accanto a lei, poi afferrò un grosso frammento di vetro e si scagliò in avanti, incurante delle urla di quell’essere odioso che fino a pochi istanti prima aveva considerato la sua migliore amica.