
Poteri nascosti, rubati, pericolosi. Direttamente dal Laboratorio, un racconto di Roberto Romanelli.
«E’ tardi, maledizione!» Mirco camminava spedito verso casa. Il pacco, aperto e richiuso senza troppa cura con doppio giro di spago, sotto braccio premeva contro le cinghie della casacca di pelle.
Ogni volta che alzava gli occhi al cielo, quando l’ombra di uno dei pochi dirigibili autorizzati lo costringeva a spostarsi per tornare al sole, tirava fuori la cipolla e imprecava quando il pacco gli cadeva per terra. Finché si trovava dalle parti dell’UPA, Ufficio Posta Aviotrasportata, la cosa gli aveva procurato solo qualche occhiataccia da emeriti sconosciuti, ma adesso era nel suo quartiere e stava facendo la figura dell’idiota.
Il figlio dell’orologiaio gli sfrecciò a fianco, mancando di un soffio lui e la lunga fila di torpedo parcheggiate lungo il marciapiede, col segway che sbuffava vapore dalle canne verticali.
«Se lo beccano i Gendarmi il padre avrà una bella multa. Non che non se la possa permettere, ho sentito che ha in commessa il nuovo aeroscalo» la voce della Signora Alluti lo sorprese da pochi centimetri dietro il collo.
A Mirco, pronto a imprecare, andò di traverso la saliva e cominciò a tossire fino alle lacrime. La Signora Alluti fissava il suo tormento immobile, inclinando la testa a destra e sinistra.
Fottuta vecchia.
Mirco cercò con lo sguardo il Cilindro… eccolo, sulla nuca, dietro al cappelo decorato con finte piume di struzzo. La lumaca all’interno, immersa in un gel indaco, si stava contorcendo per lo sforzo e il tubicino trasparente, protetto per tutto il tragitto esterno da una molla di rame, portava il prodotto raffinato al grosso ago d’argento.
«Non dovrebbe usare gli Elisir DNA alla sua età.» Recriminò alla fine con un filo di voce.
«Sciocchezze, siamo di un’altra pasta noi, non come voi giovinastri. E poi sono abituata all’Essenza di gatto, io e i miei dodic…»
Mirco se ne andò lasciandola ai suoi ricordi, scostando la fascia di cuoio che gli copriva metà del viso per grattarsi. Ovvio che riuscisse sempre a spaventarlo, quella vecchia si inoculava DNA felino da chissà quanti anni, ormai era silenziosa come loro, avrebbe scommesso che il culo se lo puliva leccandolo.
Svoltò a destra e si diresse verso il portone, evitando la zona d’ombra prodotta dall’enorme caldaia del camion parcheggiato di fronte a casa sua.
Salì le scale fino al sesto piano e infilò la mano all’interno della serratura, ruotando il polso, in modo che il bracciale si accoppiasse col mandrino della porta.
«Amore, sono a casa.» Appoggiò il pacco sulla piccola credenza di mogano e cominciò a sfilare gli stivali.
«Ci hai messo un’eternità!»
«Non è colpa mia se è la Settimana Ecologica e non si può prendere la torpedo. Sai quanto è lontano l’UPA?»
«Potevi evitare di tirare sul prezzo, sei andato lungo e la consegna è finita in piena Settimana.» La risatina maliziosa di Chiara risuonò negli ottoni del bagno «Avevo paura che non facessi in tempo per la nostra serata!»
«Tranquilla, ho dato in pasto alla lumaca il nuovo acquisto mentre tornavo.» Mirco controllò lo stato del suo Cilindro fissato al fianco: il gel era trasparente e la lumaca inerte, segno che tutto l’Elisir era stato raffinato e assorbito.
Chiara uscì dal bagno slacciandosi il corpetto e, in costume adamitico, si diresse verso di lui, braccia piegate e mani puntate verso il basso.
«Avevo paura che finisse l’effetto!»
«Di nuovo la Mantide Religiosa!» Mirco si strappò la maschera di cuoio che nascondeva le cicatrici dell’ultima volta che avevano fatto quel gioco «Ma questa volta sono preparato: Lucertola per rigenerare!»
La afferrò e la trascinò sul letto a baldacchino.
«Speriamo solo che non si stacchi nulla sul più bello!»