
Alla scoperta degli antinesi e della maledizione che avvolse la loro chiusura al resto del mondo. Finalista nella Prima Edizione della Quinta Era con Walter Lazzarin nelle vesti di guest star, un racconto di Claudia De Francesco.
Anti era un piccolo paese al centro del mondo. Per la sua posizione geografica, era attraversato da popoli molto diversi provenienti da ogni regione.
Al contrario di quanto potesse immaginarsi, gli abitanti di Anti non accettarono mai l’incontro di nuove culture e si resero sempre ostili agli incroci etnici: proibivano ai bambini di apprendere lingue diverse dall’antinese e gli insegnavano ad osteggiare costumi che non fossero quelli tradizionali del paese. Persino le vivande importate venivano rifiutate, per paura che deviassero le papille autoctone verso sapori esotici.
Un giorno di pioggia, uno stregone del nord, di passaggio per le strade di Anti, si riparò sotto i portici delle vie centrali. La sua lunga barba bianca e gli occhi turchini, tuttavia, ne tradivano le origini nordiche cosicché gli antinesi, armati di scope e ramazze, inveirono presto contro di lui spazzandogli i piedi e spingendolo al di là del colonnato, verso la piazza scoperta.
Giordano, antinese nativo ma per nulla in accordo con le idee più in voga nel paese, sentì vociare dalla piazza e subito si affacciò a guardare: lo stregone agitava il pugno e gridava qualcosa di incomprensibile sotto la pioggia scrosciante. Corse giù dalle scale, aprì la porta di casa e gli fece segno d’avvicinarsi in fretta, mostrandogli sull’uscio un ombrello.
Gli astanti si infuriarono e additarono con epiteti irripetibili la casa di Giordano: nessuno badò più al vecchio stregone che, armato d’ombrello, si avvicinò nuovamente al porticato e prese a sussurrare tra sé chissà quale fattura. D’un tratto, i piedi degli antinesi non toccarono più terra, eppure nessuno se ne accorse, concentrati com’erano a gridare al tradimento!, a proporre la gogna!, e così si trovavano già a mezz’aria quando, all’improvviso, si capovolsero e si schiantarono coi piedi sul soffitto.
«Chi sono adesso gli strambi? Solo voi in tutto il mondo camminate all’ingiù!»
Da quel momento in poi, ad Anti la vita proseguì con la testa all’ingiù: tutti camminavano ritti, con le braccia penzoloni sopra la testa, le tasche si vuotavano rovinosamente al suolo, e tutti erano confinati sotto i portici, poiché, senza tetto e senza appiglio sarebbero volati chissà dove.
Solo Giordano aveva il gran potere di camminare coi piedi per terra. Anzi, Giordano e gli stranieri, che passeggiavano serenamente, indisturbati, tra le ricchezze degli antinesi, tutte cadutegli dalle tasche.
«Non tocchi il mio orologio d’oro!»
«Non s’azzardi a guardare la fotografia di mia moglie!»
«Quella è la mia collana, la lasci dov’è!»
Ma né Giordano né gli stranieri fecero mai uso del loro superpotere, se non per camminare in mezzo alla piazza suscitando l’invidia di tutti i capovolti.
Una mattina, Giordano, affranto dal non vedere ancora alcun rimorso nei propri concittadini, li guardò e gli disse:
«Che vi venga un malanno!»
E tutti starnutirono all’unisono.
Giordano pensò che le facce intrise di moccio verdastro fossero un bel primo passo verso la redenzione.
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