
Albertino strappò la zampa posteriore del coniglietto robot, poi lo accese. Il robot non provò neppure a esibirsi in una delle tante evoluzioni per cui era programmato, emise un sibilo e si spense.
Forse pentito di quello che aveva fatto, forse indispettito per la reazione del giocattolo, Albertino scoppiò a piangere. Trascinando il robot per l’unico orecchio che gli era rimasto andò in salotto e l’infilò sotto il naso del padre.
«Non va pù» disse, gli occhi gonfi di lacrime.
«Oh, per la miseria!» Andrea raccolse il giocattolo dalle mani del figlio. «Anna, Alberto ha rotto di nuovo il coniglietto che gli abbiamo regalato.»
Anna lasciò il libro che stava leggendo e corse ad asciugare le lacrime del figlio. «Su, su, non piangere. Vedrai che papà te l’aggiusta» disse. Guardò il marito. «Vero che papà l’aggiusta?»
Andrea si rigirò il coniglietto fra le mani. «Guarda come l’ha ridotto. Mi sa che stavolta…»
Albertino ricominciò a piangere. «Vojio conijio…»
Anna lo mise a sedere sul tappeto e recuperò lo scatolone coi giocattoli.
«Non preferisci giocare col trenino?» disse porgendo il gioco al figlio.
«Vojo conijio…» singhiozzò Albertino. Strappò il trenino alla madre e lo buttò a terra.
«E questa?» disse Anna recuperando una macchinina. «Ti va di giocare con questa, eh?»
«Vojo conijio!» urlò di nuovo il piccolo, facendo scivolare la macchinina dalla presa della madre con una manata.
Anna si sedette sul pavimento, gli occhi lucidi.
Andrea abbandonò il tentativo di riparare il coniglietto, le si avvicinò e le sfiorò una spalla.
«Forse ho una soluzione» disse. Prese la giacca e uscì.
Anna guardava il figlio intento a giocare con il nuovo coniglietto.
«E’ incredibile come si muove questo. Li fanno sempre più realistici» disse al marito. «Dev’essere costato un patrimonio.»
Andrea cinse la moglie e la baciò sul collo. – Non ci crederai, ma è costato pochissimo.
«Dove l’hai preso?»
«Dai Grandazzi, su in collina.»
Anna si sciolse dall’abbraccio del marito e gli si parò di fronte. «Vuoi dire che è un coniglio vero?»
Andrea le rispose con un sorriso.
«Ma ti rendi conto? Sai bene come tuo figlio tratta le cose. Quel povero animaletto…»
Un urlo di Albertino la interruppe.
«Oddio!» disse Anna «Quel mostro ha morso il mio bambino, o l’ha graffiato…»
Fece un passo in direzione del figlio, ma Andrea le poggiò una mano sul braccio e la trattenne.
Anna lo squadrò con fare interrogativo, poi guardò di nuovo il figlioletto in lacrime e il coniglio rintanato sotto un mobile.
Sorrise al marito e gli gettò le braccia al collo. «Lo sai? Quando vuoi sei un vero genio!»
Andrea strinse la moglie a sé. «In realtà è’ tutto merito del nostro piccolo amico peloso» disse. «Cerchiamo di averne cura. Ne va della pace familiare.»