
Una dura settimana alle spalle, finalmente un po’ di tempo per… poi l’imponderabile. Ed ecco il dramma. Diego Ducoli ci conduce alla scoperta della dura vita dell’Homo Modernus.
I corridoi del castello si dipanano senza una logica. Osservo per l’ennesima volta l’enorme stanza, sono ore che cerco invano una via d’uscita. I mostri ci attaccano senza preavviso, fuggiamo. Non è il caso di perdere tempo. La mia squadra è forte, la migliore, ma è inutile sprecare energia e le pozioni magiche non le regalano. Salgo una rampa di scale tallonato dai miei compagni e varco una porta che non avevo mai visto.
Eccola. Edea si erge davanti a noi, potente e austera, il lungo abito nero ondeggiava mosso da un vento inesistente. La strega alza le mani al cielo e lampi oscuri ci avvolgono catapultandoci in un’altra dimensione. Non possiamo far nulla per impedirlo, la risata della megera ci rimbomba nel cervello.
Riapriamo gli occhi in mezzo alle tenebre, solo dei fiochi puntini illuminano l’infinito.
Siamo nello spazio, ma respiriamo lo stesso, per un istante restiamo spiazzati da questa assurdità, ma dobbiamo rimanere concentrati, il mondo deve essere salvato.
Ed eccoci pronti, impugniamo le nostre armi. Il gunblade è pesante tra le mie mani e anche i miei compagni tentennano, ma è il nostro momento, lo scontro finale. Dobbiamo combattere.
Scagliamo scontro Edea tutto quello che abbiamo: magie, proiettili, evochiamo demoni.
Sembra di colpire una nuvola di fumo.
Edea salmodia parole incomprensibili e alcuni puntini luminosi prendono a vorticare verso di noi, una tempesta di meteoriti. I sassi ci cadono intorno facendoci sbalzare via. Ne usciamo malconci.
Rinoa lancia un incantesimo di cura su tutto il gruppo, utilizzando le ultime risorse di mana, donandoci un po’ di sollievo.
Non reggeremo ancora per molto, dobbiamo dare il tutto per tutto in un ultimo attacco suicida.
Stringo forte l’elsa del gunblade, riverso dentro la lama tutta la mia forza, la mia energia, la mia vita.
L’arma si illumina donandoci una debole speranza, posso riuscirci, posso riuscirci, posso…
Buio.
«Amore?» la voce di Carla mi chiama dal piano di sopra «Forse è saltata la corrente. Il phon si è spento.»
Guardo perplesso lo schermo nero davanti a me, il pad della playstation cigola tra le mie mani mentre continuo a premere il tasto X, inutilmente.
«Ma cazzo» urlo «certo che è saltata. Stavano andando già la lavatrice e la lavastoviglie»
Scaglio il controller contro il muro e osservo i cocci cadere su pavimento, pentendomi subito del gesto, costano un botto quei cosi.
«Carla era l’ultimo livello» continuo ad urlare «non potevi aspettare?!»
«No! E poi a momenti arriva mamma, quindi smettila di cazzeggiare con quei giochini. Metti a posto tutto e preparati.»
Perfetto, ci mancava la suocera. Ora la giornata è proprio guasta.