
Amore, odio, necessità, virtù e uno spillone. Vincitore della Sesta Edizione della Quinta Era con Eliselle nei panni della guest star, un racconto di Polly Russell.
Sami aveva tre anni quando si manifestò la “grazia”. La più giovane sacerdotessa bianca che il mondo ricordi e ora, a diciassette, la più vecchia. Nessun’altra era riuscita a rimandare l’estro tanto a lungo.
Raccolse la cenere degli incensi quella mattina, come sempre, prodigandosi per non divenire donna: la impastò con acqua e la polpa del frutto sacro. Spalmò la poltiglia sui seni e sul pube e ne mangiò il resto, recitando la formula. Si distese aspettando che i primi raggi del sole la benedissero e si rivestì.
Marcus, le aveva portato il solito cesto di offerte e lei lo aveva accolto con un sorriso.
I profondi occhi verdi brillarono, quando lo vide salire su per la scalinata, sollevò lo sguardo al cielo solo un istante, poi lo lasciò cadere di nuovo sui muscoli scolpiti dello schiavo. «Non è così difficile perdere la grazia…» sussurrò.
La raggiunse, si inginocchiò e le porse le offerte. Le sfiorò la caviglia poggiando il cesto, un tremolio leggero ne tradì l’emozione.
«Non vi ho mai visto mangiarne, mia signora.»
«E non lo farai, figlio.»
«E a cosa vi serve, tanto cibo allora?»
«Gli dei necessitano sostentamento, come i mortali.» Raccolse dal cesto un frutto sacro, era rosso e maturo. «Questo è quanto mi è concesso.» Lo addentò e il nettare le colò sul mento.
«Mia signora…» Il ragazzo scattò in piedi si sfilò la casacca e gliela porse.
La sacerdotessa avvampò, il tempo di un batter di ciglia e afferrò la stoffa. Le loro mani si sfiorarono e lei balzò indietro, un paio di passi incerti e impattò contro una colonna color cremisi. «Cosa… Cosa mai?»
Marcus era nudo, sopra di lei. Tutto il campo visivo occupato dalle spalle muscolose, dai capelli sudati, dal volto affannato. Sarebbe dovuta scappare, avrebbe dovuto gridare, la stava profanando, avrebbe dovuto scalciare, spingerlo via. Invece lo traeva a sé, inarcando la schiena. Invece gli stringeva i fianchi tra le cosce. Invece pregava che non smettesse.
Appoggiò le mani alla colonna e si sollevò, si stropicciò gli occhi, mentre lo schiavo le porgeva la destra. «Vi sentite male? Siete pallida come la luna, mia signora.»
La giovane afferrò la mano ritrovando la posizione eretta e la dignità. Si appoggiò alla sua spalla e lo percepì vibrare. «Da quanto tempo sei al mio servizio, Marcus.»
«Da sempre, mia signora.»
«Il mio potere è troppo importante, lo sai questo, vero?»
«So che è il vostro dono e il vostro tormento, ma so che finirà, e finalmente avrete quiete, e la vita che meritate.»
Sami si avvicinò di un passo e si sollevò sulle punte, attese che fosse lui a sporgersi in avanti e lo baciò.
Un bacio breve, delicato, si leccò le labbra, come volesse conservarne il sapore, poi sfilò lo spillone dal nodo della tunica e glielo piantò nella gola.
Fiato e sangue ribollirono sul collo, ormai pallido. Lo schiavo lo strinse tra le mani, cercando una risposta negli occhi vitrei di lei.
Lo lasciò scivolare a terra, e lo accompagnò, inginocchiandosi al suo fianco. «Mi dispiace amore mio, avrei ceduto, e non posso.»