In Bloom

Folate di vento furioso spazzano le strade soffocate dalla calura agostana.
 
Sono l’unica ad alzare la testa dallo smartphone. Gli aloni di sudore amplificano il freddo dell’imminente tempesta. Un bianco fronte di nubi basse corre come onde cariche di schiuma, minacciando di travolgere la città. Un odore metallico mi fa pizzicare i peli del naso.
 
Mi affretto sciabattando verso il mio condominio. La porta di legno, pesante di umidità, stride sui cardini mentre la spingo, per poi chiudersi con uno schiocco che farebbe rabbrividire perfino un cadavere.
 
Il fracasso delle finestre che sbattono mi raggiunge fin sul pianerottolo. Impreco, entro in casa e mi precipito a chiudere gli infissi.
 
Scosto la tenda e fisso la strada: le persone sembrano ignorare la tempesta in arrivo. I bambini giocano nel parchetto, i genitori annoiati fanno finta di sorvegliarli, mentre in realtà controllano i like sui social.
 
Un gruppo di anziani circonda un cantiere, verificando l’avanzamento di lavori che sembrano non finire mai.
 
Il traffico appesta le strade, i condizionatori ronzano come enormi calabroni. Stiamo facendo di tutto per uccidere il nostro pianeta. Questo pensiero riesce a farmi infuriare anche quando sono di buonumore.
 
Raggiungo la cucina e verso un bicchiere di limonata dalla bottiglia di vetro. Porto il bicchiere alle labbra e il liquido acidulo mi scivola immediatamente in gola rinfrescandomi.
 
Sento le prime urla non appena mi siedo sul divano. Poi un rumore di sabbia che graffia i vetri delle finestre. Urti di carrozzerie, grida di aiuto e un suono molto peculiare, come brick di succo vuoti fracassati sotto i piedi.
 
Mi affaccio e assisto a uno spettacolo incredibile: una strana neve, simile a polistirolo macinato, ha ricoperto strade, case e persone, come cenere di un vulcano. Il paesaggio è immoto, se non fosse per quelle fioriture rossastre che esplodono di quando in quando. Sarebbero bellissime, se non si trattasse di esseri umani: sangue e viscere restano sospesi nell’aria a creare grotteschi callistemon.
 
Metto le mani davanti alla bocca per trattenere i conati e l’orrore. Nel frattempo, mi accorgo che i minuscoli fiocchi di neve risalgono il vetro come piccoli girini dalla coda uncinata. Se non fossi terrorizzata, starei a fissare il loro moto ipnotizzata. Cosa sono? Animali? Semi?
 
Un passero si schianta contro la finestra e mi sfugge un grido. I fiocchi di neve si avventano su di lui scavandogli gli occhi, abitandolo. Dalla violenza nasce una pianta peculiare: un soffione rosso dal quale si staccano subito altri fiocchi.
 
Sento una finestra infrangersi. Corro disperata verso la porta e scendo le scale scivolando, le infradito si spaccano. Il corridoio è buio e freddo, come una caverna, ma la luce mi avvisa che il portone è spalancato.
 
I semi mi coprono i piedi e si arrampicano su di me, segnando la mia condanna. La pressione è insopportabile, eppure non sento più dolore.
 
Credevo che saremmo stati noi a distruggere la natura con le nostre azioni, invece…
 
(Copertina creata con chatgpt)