La crepa

Stella mise un dito a metà pagina del libro e fissò lo schermo.
Dagli altoparlanti del televisore uscivano insulti, nitriti di cavalli e voci di uomini che urlavano.
“Aldo abbassa il volume, così svegli Ronny!”
Il marito, spaparanzato sul divano, si voltò verso di lei e sgranò gli occhi “Oh, si… scusa amore”.
Si piegò verso il tavolino spostando con poca convinzione il posacenere, i bicchieri e la bottiglia di vino. “Dove cavolo è finito il telecomando?”
Un tizio con la pelle del colore del terriccio, premette il grilletto del revolver e tre colpi secchi rimbombarono nel salotto.
Stella lanciò un’occhiata alla porta della cameretta in cima alle scale, aspettandosi di vedere Ronny in piedi sul pianerottolo con in mano il pupazzone di Snoopy. Non aveva nessuna voglia di doverlo addormentare di nuovo.
Ma suo marito non poteva avere la fissa per i documentari?
Aldo era ancora lì che rovistava sul tavolino ma per fortuna la scena sul televisore era cambiata e adesso due cowboy cavalcavano nella prateria verso un altopiano illuminato dal sole calante.
Che poi le musiche erano anche belle, certo però che tutti quegli spari…
Un cigolio si sovrappose alla scena in tv, un cigolio e un colpo sordo, come qualcosa che cadeva al piano di sopra.
“Aldo…”
“Cosa?” la voce del marito, chinato sotto al divano, era strozzata per lo sforzo “Maledetto telecomando…”
Un altro colpo secco, uno schianto, come di legno spezzato.
Nello schermo la cavalcata continuava con la stessa bella musica di prima.
“Aldo hai sentito?”
I colpi si ripeterono, uno dopo l’altro, ritmici e sordi.
Aldo alzò la testa e fissò porta bianca in cima alle scale.
“No…”
“Che cosa no? Aldo che stai dicendo?”
Stella si alzò dalla poltrona e “I Demoni” cadde sul tappeto.
Un ultimo colpo si perse nel silenzio della casa, poi qualcosa iniziò a stridere, come una gintura allentate di un vecchio armadio insieme a un rumore di tessuto lacerato.
“Amore…” Stella vide il marito che si precipitava su per le scale.
Scattò in piedi anche lei quando sentì l’urlo di Ronny.
 
***
 
Il Dottor Ranieri mise da parte i fogli che aveva davanti e le fece segno di accomodarsi.
“Prego, signora”.
“Quelli sono i test che ha fatto Ronny?”
Il neuropsichiatra annuì “Sì, esatto. Sono test di intelligenza e da quello che vedo non c’è alcun problema, anzi, suo figlio è molto dotato.”
Stella sorrise, malgrado tutto, era bello sentirsi dire quelle cose.
Si sforzò di sorridere “Ha preso dal papà”.
Ranieri aggrottò le sopracciglia.
“Sì, mio marito è un professore di fisica, insegna alla Normale”
“Capisco, l’avrei conosciuto volentieri, se fosse venuto all’appuntamento”.
Stella per istinto si voltò verso la sedia vuota accanto a lei. Aveva sempre condiviso con Aldo tutte le difficoltà ma stavolta era come se lui non ne volesse sapere.
Era tutto inutile, totalmente inutile aveva detto.
“Comunque,” continuò Ranieri “io credo che sarebbero opportuni ulteriori esami, dopo l’episodio dell’altra notte perché vede…”
Stella cercava di seguire il discorso ma il ricordo di Ronny che urlava rannicchiato nell’angolo della cameretta tornò a tormentarla. Quella faccia, distorta dalla paura e la manina che indicava il quadro di Paperino sopra al letto, non l’aveva fatta dormire per giorni.
Era stato Aldo che in qualche modo l’aveva calmato.
“Signora?”
Stella si riscosse “Mi… mi scusi dottore è che…”
Ranieri sorrise “Non si preoccupi, capisco. Stavo dicendo che sarebbe bene fare altre analisi in modo da avere un quadro più chiaro della situazione. Del resto, un episodio isolato non necessariamente…”
Quanto voleva convincersi che il dottore avesse ragione.
E poi Aldo aveva trovato subito il modo di calmare il piccolo Ron.
Aveva agito con freddezza, con sicurezza coprendo il quadro con il lenzuolo.
Era stato davvero bravo a capire che il problema era quello.
Come se… come se sapesse esattamente cosa fare.
 
***
 
Aldo girò la chiave nella porta della cameretta.
Il lenzuolo che copriva il quadro di Paperino era ancora appeso sopra il letto, bianco come un sudario.
Si avvicinò alla parete e lo scostò, il centro del quadro era squarciato.
Un taglio netto che divideva in due la testa rotonda del papero della Disney.
Sapeva che era questo. Lo aveva capito subito che erano tornate.
Le crepe, come le chiamava lui da piccolo e adesso…
I lembi della tela si modellarono prendendo la forma di un grosso occhio rosso.
Filamenti neri si allungarono attorno al cerchio centrale come grosse ciglia vibranti.
Quella cosa, che da tanti anni lo osservava era tornata.
L’occhio iniziò a pulsare e un rumore sordo invase la mente di Aldo.
Era il suo modo di parlare, di dirgli quello che andava fatto.
Certo che Ronny urlava, quella notte.
Aveva visto suo padre, il suo amato papino, avvicinarsi nel sonno e tagliargli la gola con il coltello.
Del resto, era suo figlio e si sa che buon sangue non mente.
 
(Copertina creata con CHATGPT)