
Una pillola per domarti, una pillola per trovarti e nel sogno incatenarti… Un racconto di Linda De Santi.
Subito dopo essersi svegliato, si alzò di scatto. Intorno a lui, buio fitto. Cercò a tentoni l’interruttore della luce e una piccola lampadina attaccata al soffitto si accese.
Non riconobbe la stanza. Dove si trovava? Com’era arrivato lì?
L’ultima cosa che ricordava era Amanda, la sua manager, che gli sorrideva da dietro un bicchiere di champagne, mentre gli parlava dell’accordo che aveva raggiunto con la Wagner Bros. Un compenso a parecchi zeri e una suite extra lusso per tutta la durata delle riprese: e questo solo per il primo film della trilogia. La sua carriera stava decollando!
E poi, di colpo, si era svegliato in quella stanza.
Gli era capitato altre volte di svegliarsi in posti sconosciuti, ma mai da solo.
E i vestiti che aveva addosso? Non li aveva mai visti prima. Come c’era finito dentro?
Prese il cellulare, con l’intenzione di chiamare Amanda e farsi venire a prendere.
Tuttavia scoprì che nella rubrica del telefono (a proposito, era il suo telefono quello? Non lo ricordava così brutto) c’erano solo due numeri: Mamma e Morfeo.
«Stupido aggeggio, ha cancellato i numeri!» Sbottò, sbattendolo sul comodino.
Smarrito, si sedette sul letto. Eppure, a ben guardare, quella stanza aveva qualcosa di familiare. Era già stato lì… ma com’era possibile? In quella catapecchia?
Preoccupato, si passò una mano sulla testa. Trovò pelle ruvida e secca. Che ne era stato della sua folta chioma?
Si alzò e raggiunse lo specchio.
Urlò.
Mio dio, cosa diavolo è successo?
Davanti a lui c’era un volto ripugnante, grasso, butterato e mezzo pelato.
Questo non sono io!
Eppure… eppure quella faccia era familiare.
Lentamente, i ricordi iniziarono a riaffiorare. Non era chi credeva di essere. O meglio, non lo era più da quando era sveglio…
Bruno oltrepassò la porta ed entrò nel bar Le Pecorelle. Si guardò attorno, in cerca dell’uomo che chiamavano Morfeo.
Lo vide seduto in un angolo, a bere whisky, come la prima volta che l’aveva incontrato.
Si sedette vicino a lui. Morfeo gli sorrise.
«Non dirmi che sei di nuovo a corto»
Lui annuì e l’altro scoppiò a ridere. «Finirai per bruciarti il cervello. Scommetto che stavolta ci hai messo un po’ per tornare alla realtà, non è vero?»
«Non sono affari tuoi»
Morfeo ghignò. «Fanno 2000»
Bruno gli diede i soldi.
«Molto bene. Ecco a te.»
Gli porse un cofanetto con la scritta Sogni d’Oro in caratteri dorati. Bruno la aprì. Dentro c’era una pillola azzurra.
Tornò in fretta nella sua stanza, chiuse a chiave, si sdraiò sul letto, spense la luce e ingoiò la compressa.
Poi attese che il sonno, lentamente, lo raggiungesse. Presto sarebbe tornato ad essere il sé stesso che amava: bello, circondato da donne e ricco come il demonio. Sarebbe tornato alla sua vita da sogno…
«Sta’ attento» lo aveva avvertito Morfeo al momento di salutarlo. «Un giorno finirai per non svegliarti più e rimarrai nel sogno»
«E’ quello che spero» aveva risposto Bruno, e diceva la verità.