
Scegliere la vincitrice di un concorso di bellezza è sempre difficile, soprattutto se le concorrenti sono dee. Dalla penna di Valter Carignano un racconto uscito dal Laboratorio.
«Prova. Prova. Uno due tre. Sssà. Sssà. Si sente?»
«Voce!»
«Non si sente…» Apollo si guarda in giro, batte il palmo della mano sopra l’amplivocalico teleferico. «Efesto, per favore, potresti…?»
«E un attimo, no? Per la miseria, che nervoso! ‘Sto bullone… Ecco! Prova adesso.»
«Pronto pronto… mi sentite?»
«Pure troppo! Lasciaci mangiare!» Una risata percorre l’immensa pianura piena di tavoli imbanditi. Apollo sorride anche lui, amabile e ammiccante.
«Sempre simpatico, il nostro Dioniso. Fratello, dal colore del tuo naso vedo che le nostre belle coppiere non sono state avare!» Altra risata. Dioniso si alza con il bicchiere in mano e finisce lungo disteso sul tavolo. Subito tredici ninfe lo sollevano danzando, e dieci satiri con flauti e tamburi si scatenano in un folle ditirambo. Sciamano in mezzo ai domestici, ai vassoi, agli ospiti e tutto finisce con un bel tuffo nella piscina di ambrosia.
«Bravi, bravissimi! Un applauso per Dioniso e i suoi divertentissimi amici!» Tutti applaudono, i Ciclopi entusiasti battono mani e piedi e provocano un piccolo terremoto. Apollo prosegue, padrone del suo pubblico.
«Signore e signori, dopo le numerose e bellissime gare che ci hanno tutti allietato e hanno onorato questi due magnifici sposi… Viva gli sposi!»
«Bacio! Bacio! Bacio!» grida Pan. Subito le parole diventano un rombo di tuono ripetute da tutti. Teti e Peleo sorridono e si scambiano l’ennesimo bacio di quelle sette estenuanti giornate di festeggiamenti.
«Mamma Doride e papà Nereo, siete contenti di vostra figlia, eh?» La voce di Apollo si fa suadente e dolce. «Che ne dite, potevate immaginare uno sposo migliore? Nientemeno che il nipote di Zeus!» Applausi. Nereo solennemente si liscia la gran barba bianca e apre la bocca per parlare ma già Apollo è passato oltre: «Che bei momenti! Ma dicevamo che si avvicina il momento clou della festa e allora… diamo inizio al grande concorso ‘Miss Olimpo’! Chi sarà la più bella fra Dee, Ninfe, Naiadi e chi più ne ha più ne metta? In palio questa stupenda, inestimabile, favolosissima mela d’oro massiccio opera nientepopodimeno che della nostra Eris. Un applauso!» Squilli di tube. Un’amazzone porta una teca sul palco e la depone sulla bassa colonna al centro, un centauro con in groppa Eris le si mette a fianco. Apollo porge la mano a Eris.
«Allora, Eris, illuminaci: perché una mela?» Apollo sorride e avvicina l’amplivocalico alla dea. Lei si schiarisce la voce, non è abituata a parlare in pubblico.
«Beh è un simbolo, sai, le Esperidi… ma anche i nostri cugini babilonesi, no? E poi…»
«Ah ah ah! Ma certo!» Apollo la interrompe «Eris, mia cara, davvero un ottimo lavoro. Bravissima! Grazie ancora delle tue belle parole. Accomodati pure qui davanti, in prima fila, vicino ai grandi capi.» Eris scende, spaesata e vagamente irritata. Squilli di tube.
«Bene. E’ il momento tanto atteso. Le finaliste saranno decise per acclamazione, e fra le prime tre si decreterà la PIU’ BELLA DELL’OLIMPO! Si dia inizio alla gara!»
Per un’intera giornata sfilano le più belle e affascinanti esponenti del gentil sesso: dee, naiadi, ninfe, amazzoni e cento altre. Efesto manovra instancabile i suoi automi a vapore dotati di enormi orecchie, disposti in ogni punto della pianura per misurare l’intensità di applausi e grida. Tehia manipola i fasci di luce lanciati dal cielo da suo figlio Helios, e anche i più lontani possono vedere la sfilata proiettata su una nuvola gentilmente fornita da Zeus. Apollo presenta ogni concorrente e ne tesse le lodi, Eris sente montare in seno una rabbia crescente e sorda verso il fratellastro che l’ha liquidata come una comparsa. ‘Sarai tu a dare il premio, vero? Galletto borioso e strafottente che non sei altro…‘ pensa, poi concentra uno sguardo di fuoco sulla mela d’oro e sussurra: – Con questo sguardo io maledico la mia creazione, e predico che chi la consegnerà alla vincitrice subirà tragedie e affanni!’
Quando la Luna si affaccia oltre la collina, Apollo torna sul palco con una pergamena in mano: «Dee e dei, immortali e creature incantate, attenzione. Qui sono vergati i nomi della tre finaliste e sono… Ma prima un applauso a tutte le concorrenti!» Applausi, grida, esortazioni. «Grazie, grazie a tutti. Sono sicuro che questo matrimonio si ricorderà per molto tempo. E ora… rullo di tamburi! Sfileranno le tre finaliste: Era, Atena, Afrodite!» Applausi. «Fra loro i tre giudici supremi sceglieranno la PIU’ BELLA DELL’OLIMPO!»
Era entra per prima. Maestosa, statuaria, vestita semplicemente con una tunica tempestata di perle che ne fa risaltare le forme generose e seducenti, i capelli neri e i grandi occhi scuri, capaci di stregare e affascinare uomini e dei.
Poi Atena. Agile, scattante, snella e felina, che sceglie invece un’armatura di finissima pelle intessuta di fili d’oro, trasparente al punto giusto per far immaginare e sognare ciò che non si può vedere.
E infine Afrodite. Un mormorio di stupore e ammirazione si leva quando si presenta completamente nuda e in groppa ad Abraxas, il più splendido fra i cavalli alati di Eolo.
«Ah no! Quella sgualdrina sta barando!» esclama Atena «Adesso gliela faccio vedere io!» E con un solo gesto tramuta Abraxas in un grasso e pesante rinoceronte. Afrodite non si scompone, bacia la testa del rinoceronte, sorride al pubblico. Si leva un’ovazione. E’ un trionfo.
Ade, Poseidone e Zeus si guardano, preoccupati.
«Quindi noi dovremmo decidere fra queste tre…» Poseidone si passa nervosamente le dita fra i riccioli della barba.
«Non guardare me, fratellone. Io quasi quasi mi metto il mio elmo e scompaio.» risponde Ade «Già dovrò subire Persefone e la cara suocera Demetra per chissà quanto, inviperite perché nessuna delle due è andata in finale. Ci manca solo che mi faccia altre due nemiche. Ma chi è che ha avuto questa bella idea del concorso? Eh? Eh?» Entrambi guardano il terzo fratello.
«Ma insomma, cioè… mi sembrava una buona cosa.» Zeus cincischia con un po’ di cibo rimasto nel piatto. «Come facevo a pensare che mia moglie Era sarebbe stata fra le finaliste?»
«E la mia figlioccia Atena.» si lamenta Poseidone.
«E Afrodite, con cui tutti e tre…» Ade abbassa la voce «Insomma, con cui tutti e tre abbiamo avuto una storia e dei figli, e non è che sia un segreto. No, qui bisogna trovare una soluzione, sennò rischiamo una rivolta.»
Zeus fa per alzarsi: «Annulliamo tutto e scappiamo!»
Poseidone lo ferma: «Ma sei scemo? Vabbè che fra noi tre non sei mai stato il più sveglio, però a questi livelli non credevo. O decretiamo un pari merito e chi s’è visto s’è visto, oppure scarichiamo la patata bollente su qualcun altro.»
«E certo.» La voce di Ade si alza, poi si trattiene. «E secondo te, chi è che vorrebbe inimicarsi due delle dee supreme in una volta sola? Ci vorrebbe un cretino, un deficiente, un…»
«Ce l’ho!» interrompe Zeus. Poseidone e Ade lo guardano.
«Ho il deficiente» ripete. «E’ un mezzo ritardato, bellissimo ragazzo, forte e ottimo guerriero ma tonto come pochi, uno che vive in mezzo ai pastori invece di stare a palazzo. Paride, il figlio di Priamo di Troia.»
«Sì, tanto intelligente non è, in effetti» ammette Poseidone. «Anche se Troia è nella mia giurisdizione bisogna dire che non tutti i suoi figli sono dei geni. Oltretutto, so per certo che questo Paride è quasi più vanitoso di Apollo e per conquistare una donna farebbe qualsiasi cosa. Un po’ come qualcuno qui a questo tavolo, ma non facciamo nomi, va’.»
Zeus abbassa lo sguardo e arrossisce. Ade sbatte il pugno sul tavolo.
«Allora è deciso. Di sicuro ogni dea gli prometterà dei doni per averla vinta sulle altre, a questo Paride, e lui altrettanto di sicuro sceglierà quelli di Afrodite perché saranno di essere affascinante, di essere amato dalle donne più belle o altra roba di questo tipo. Siamo d’accordo?»
I tre fratelli si guardano. «Ma sì» dice Poseidone, «al massimo una delle altre due se proprio si arrabbia lo incenerisce, che sarà mai. Ma non credo, in fondo è solo un umano. Che potrà mai succedere? Si potrà mica scatenare una guerra, no?»
«Perfetto. Siamo salvi.» Zeus si alza. «Fate chiamare Paride di Troia.»