La torcia

Forse la terra è l’inferno di un altro pianeta. (Aldous Huxley)
 
I suoi genitori erano andati a trovare i nonni dall’altra parte della città. Aaron aveva strappato il permesso di rimanere da solo quella sera di luglio. L’aria era fresca e lui si era disteso sull’erba del giardino di casa a contemplare il cielo stellato. Ecco la Stella Polare, Il Grande Carro, Cassiopea, la Giraffa, la Lince. Sapeva tutto delle costellazioni. Non era mai stato così in pace con se stesso. All’improvviso sentì il proprio nome:
«Aaron, alzati da lì. Vieni con noi! Andiamo dal vecchio James a tirare le uova contro il suo garage!»
Era Dexter; c’erano anche John, Carl, Burt e April, la ragazza di Dexter. Aaron si sollevò sui gomiti e rispose:
«Non posso, Dexter: devo aspettare i miei che stanno per tornare a momenti. Comunque, lasciate in pace quel povero vecchio. Lo sapete che soffre di cuore, no?»
La sua domanda fu accolta da un coro di risate; poi April cantilenò:
«Mi raccomando, aspetta pure qui la tua mammina e il tuo paparino, brutto ciccione che non sei altro!»
Aaron non rispose e si distese di nuovo.
Era passata circa un’ora, quando le costellazioni furono oscurate dalle facce di Dexter, John, Burt e April:
«Alzati, ciccione!» gridarono all’unisono, mentre lo scalciavano. Aaron si riparò la faccia, si rizzò in piedi e gridò:
«Che cosa volte da me?»
«James non era in casa e allora abbiamo pensato di venire a giocare da te!» rispose Burt, ammiccando
In quel momento dall’ingresso della casa si precipitò fuori un vecchio gatto bianco e magro, Casper, luce dei miei occhi lo chiamava sempre sua madre.
«Che bel gattino!» fece April.
«Casper, torna dentro!» intimò Aaaron che aveva intuito che stava per succedere qualcosa di male all’animale.
John però riuscì ad afferrare il gatto mentre gli altri cominciarono a picchiare Aaron selvaggiamente. Lo legarono alla vecchia quercia che troneggiava dietro la casa e lo imbavagliarono.
«Burt, vai a prendere la benzina!» ordinò April, mentre gli altri chiudevano Casper in un sacco, trovato proprio lì vicino. Si sedettero intorno ad aspettare, vicino all’albero.
Aaron si dimenava selvaggiamente, cercando di liberarsi e allora Dexter decise di sciogliergli il bavaglio.
«Dexter, sei un maledetto bastardo! Che cosa ti ha fatto il mio gatto? Vuoi veramente divertirti? Scioglimi e vediamo sei hai il fegato di fare a pugni con me!»
«Sei veramente un ingrato, Aaron. Solo per te abbiamo organizzato uno spettacolo divertente che ricorderai tutta la vita e tu ci ripaghi, insultandomi! Non si fa così!»
Burt tornò:
«Ho trovato la benzina!»
«Molto bene”» fecero in coro gli altri.
«Carl prendi il gatto!» ordinò April.
«No, no, non potete farlo. Siete dei pazzi!» urlò, disperato, Aaron.
Risuonò solo una risata collettiva.
Aaron comprese che l’avrebbero fatto e davanti a suoi occhi. Non c’era più speranza. Oppure no: c’era ancora una possibilità. I vicini potevano sentirlo. Gridò:
«Aiuto, aiuto, stanno ammazzando il mio gatto, aiuto!»
Nessuno rispose. April, con il gatto in braccio, e Dexter si avvicinarono. La ragazza sollevò il felino davanti agli occhi di Aaron e Dexter disse:
«Volevo lasciarti la possibilità di dire due parole al tuo Casper prima che se ne andasse, ma tu, con il casino che hai fatto, hai rovinato tutto. Sarai costretto a essere un muto spettatore!»
Detto questo, lo imbavagliò di nuovo. Accanto a lui rimase April.
Venne spruzzata la benzina sul gatto e che si dimenava, tenuto per le zampe.
Tra forti e rauche risate fu dato fuoco alla coda.
Aaron vide una torcia che miagolava in modo straziante, che si dimenava in modo innaturale per finire in una massa contorta fra gli spasmi, le interiora schizzate fuori in umidi sfrigolii, gli occhi fuori dalle orbite e splendenti come stelle.
 
Ora non si dimenava più contro l’albero. L’orrore l’aveva paralizzato ma non era finito. April gli accarezzò una guancia e poi gli sussurrò:
«Non essere incazzato Ci siamo solo divertiti un po’. Vedrai che i tuoi genitori ti compreranno un altro Casper ancora più bello!»
 
Lo slegarono e corsero via.
Cadde in ginocchio e si coprì il volto con le mani, singhiozzando, coma mai gli era successo nella sua vita. Poi si rialzò e seppellì i miseri resti.
Quando i genitori tornarono a casa, nascose loro la tragedia.
Non seppero mai che aveva varcato le porte dell’inferno!