IL LAVORO DI PAPÀ

Quello che si vede dalla finestra sembra un poster, una cartolina. La luce del sole è brillante e si fa strada tra le nubi pesanti, appoggiandosi sulle foglie secche che costeggiano il vialetto in fondo al quale è parcheggiata la Buick Riviera grigio topo.
Ed solleva Bob, il suo figlioletto più piccolo e lo accarezza con la sua mano dalla pelle dura.
“Il tuo pargoletto ha solo sette mesi ma è già un piccolo toro”. Lo dice con la voce alta quanto basta perché lo senta Susan che è in cucina e gli sta preparando la colazione. “Sweet home, Alabaaama! Where the skies are so blue! Sweet home, Alabaaama!
Lord, I’m comin’ home to you”. Canticchia stonato Ed, mentre sfrega il naso sulla pancia scoperta di Bob che spalanca un sorriso tutto gengive al suo papà.
“Guarda che è figlio anche tuo”, urla Susan dalla cucina. Ad accompagnare la sua voce il profumo del bacon e dello sciroppo d’acero.
“Ma è bello come la mamma!”. Ed le spunta dietro le spalle con in braccio Bob e le stampa un bacio sulla guancia.
“…Però puzza come il papà!”, gli fa lei contorcendosi in una smorfia di disgusto.
“Ho capito, vado a cambiare il pannolone di questo bel campione puzzolente”. Ed solleva Bob e lo porta, come un aeroplanino in volo, fino al fasciatoio, dove lo fa planare lentamente.
“Cosa abbiamo qui? Delle bombe batteriologiche?”. Ed apre il body di suo figlio e, prima di cambiargli il pannolone, si riempie la bocca di fiato caldo che soffia sulla pancia rossa del piccolo producendo un suono che sembra una pernacchia. Il bambino sbatte la gambette paffute con movimenti scattosi e ride ancora di gengive e gemiti acuti.
È in momenti come questo che Ed Clayton si rende conto di quanto sia fortunato.
Vive nel Paradiso d’America (dicessero quello che vogliono Neil Young e i perbenisti: l’Alabama è proprio un bel posto!).
Ha una bellissima moglie che ama da impazzire, un figlioletto che crescerà forte e sano e lo renderà fiero di lui – Ecco a voi il futuro quarterback della squadra del college… Tutto il suo vecchio!– una casetta niente male… è vero ci sarebbe da cambiare quel vecchio catorcio di automobile, ma gli hanno detto che probabilmente riceverà una promozione e allora sì che si fa anche la macchina dei sogni…
E vediamo se hanno il coraggio di non dargli due dollari in più, con il mazzo che si fa: se ne trovasse di gente così appassionata del proprio lavoro, specie nel suo settore dove la penuria di manodopera si fa sentire sempre di più.
Già, perché il suo è un lavoro che richiede fegato e una testa ben salda sulle spalle. Non è di certo una cosa da tutti. Non è una cosa per checche, femminucce e deboli di stomaco, ma Ed lo fa per Susan, per Bob e perché, sì, in fondo gli piace.
Il suo è un lavoro di pulizia e ordine. Esattamente: lui è un chimico dell’ordine che vive in Paradiso, dicessero quello che vogliono quelli senza palle a questo pensa Ed Clayton quando apre il pannolino di suo figlio e un tanfo infernale gli esplode in faccia.
“Amore, spicciati o fai tardi al lavoro! La colazione è pronta”.
“Finisco di sistemare il pupo e ci sono!”, risponde Ed buttando il pannolino sporco e chiudendo quello pulito intorno alle gambe cicciottelle di Bob.
Un buffetto con l’indice e il medio callosi sulla guancia del piccolo, che sembra un batuffolo di cotone.
 
“Quindi oggi è il gran giorno?”. Susan gli passa il piatto su cui sono impilati i pancake. Bob pasticcia con il biberon mentre sta seduto nel seggiolone accanto a suo padre.
“Esatto, vediamo un po’ come è…”. Ed ne addenta tre pieni zeppi di sciroppo. “Ipossia da azoto!”. Scandisce le parole con cura, mentre pezzi di pancake e sciroppo gli insozzano gli incisivi. Beve un sorso di caffè.
“In cosa consiste precisamente?”. Susan inforca lo sgrassatore e la spugna e inizia a pulire il piano cottura.
“Ma nulla di che, quello stronzo che ha ammazzato per soldi la moglie del pastore si inala per dieci-quindici minuti l’azoto e ci troviamo con una merda in meno sul Pianeta”. Ed finisce il caffè.
“Ora scappo, amore mio. Vieni qui, tu, piccolotto”. Ed accarezza la guancia sporca di latte di Bob. “Ci vediamo stasera. Tu fai il bravo con la mamma e aspetta che papà fa il suo lavoro e torna a giocare con te”. Gli dà un bacio dolce vicino alle labbra e la barba gli si sporca di latte.
Ed Clayton esce di casa. Sbatte la portiera della sua vecchia Buick Riviera. “Sweet home, Alabaaama! Where the skies are so blue! Sweet home, Alabaaama! Lord, I’m comin’ home to you”, l’autoradio sputa fuori i Lynyrd Skynyrd. Il sole è più brillante e le nuvole più leggere.
È proprio una bella giornata, pensa, sorridendo, Ed Clayton, il boia.