Legàmi

L’utopia e prigionia dei viaggiatori in cerca di un futuro migliore in questo racconto di Andrea Partiti, quinto classificato nella MATERIA OSCURA EDITION.

 
«Quando sei sceso?»
«Ieri. Non è stato difficile trovarti,» risponde il giovane.
«Non pensavo ti avrei mai incontrato.»
Il giovane non commenta.
Il vecchio alza lo sguardo al cielo, verso il pulsare ritmico del Lorentz Express. Un lampo al secondo, senza mai perdere un battito.
«Quanto tempo è passato, per te?» Chiede il vecchio.
«Tre anni. Ogni anno di tempo a bordo si sgancia una carrozza e possiamo scendere per una settimana. Ma in pochi lo fanno ormai,» spiega il giovane.
«Pensavo fosse una storia inventata da mia madre, una menzogna per non ferirmi. Non le piaceva parlarne.»
«Credevo mi avrebbe dato per morto, sarebbe stato più semplice per lei. Lei era una così, senza mezze misure.»
«L’avrei preferito.»
«Sai, per me lei è ancora così vicina…»
«È morta da molto tempo, invece. Perché sei tornato?» Il vecchio si volge al suo interlocutore, aspettando una risposta.
«Curiosità, affari in sospeso. È la mia ultima volta a terra.»
«Conosco la risposta, ma devo chiedertelo, capisci?»
Il giovane annuisce.
Il vecchio: «Perché non mi hai preso con te? Ormai è tardi, ma hai avuto delle occasioni, almeno tre a quanto dici. Potevi salvarmi da questa vita.»
Il giovane distoglie lo sguardo, fa un passo indietro.
«No, non voglio saperlo. Mi ferirebbe e tanto non si torna indietro,» continua il vecchio. «Com’è, sul treno?»
«Solitario, vuoto. È una prigione che ognuno di noi si è imposto.»
«Ma comunque meglio che al suolo, dove si invecchia e muore?»
«Si invecchia anche sulla Linea, e un giorno si morirà tutti. I primi occupanti sono ancora lì, aggrappati alla vita, nelle carrozze di testa. Quasi un secolo da reclusi e ancora sperano che la terra guarisca, che potranno tornare ai loro regni di cemento e denaro in un mondo nuovo e rinnovato.»
«E vuoi diventare come loro?»
Il giovane scuote la testa. «Sono già come loro. Non si torna indietro. Quel treno gira, ti strappa dal tempo, da ogni legame, e alla fine ti divora l’anima. Spero solo…»
«Cosa?»
«Spero di essere dimenticato.»
«Per questo mi hai cercato?» si stupisce il vecchio.
«Ho bisogno del tuo perdono, per essere dimenticato.»
Il vecchio gli prende la mano.