
Intendiamoci, non era tanto il fatto di essere cornuto che mi dava fastidio. Era il fatto di non essermene mai accorto prima.
Un giorno ero tornato prima dal lavoro, con una scusa.
Ero entrato in casa facendo attenzione a non fare rumore. Salito al primo piano, avevo sbirciato dalla porta socchiusa della nostra camera da letto.
E loro erano lì, lui di sotto, e lei sopra, che si dimenava.
Non come quando stava con me: si metteva di sotto a gambe appena divaricate, e aspettava che io avessi finito il mio “dovere” prima di alzarsi per andare a lavarsi.
Me ne andai.
Feci qualche indagine, e scoprii che lui era un suo collega della sede di Bangalore, in visita alla casa madre principale.
Per fortuna avevo un piano.
Quando suonò il campanello, andai ad aprire e mi godetti lo sguardo stupito dell’uomo quando vide me invece che mia moglie.
«Oh, buon… buona sera. Lei dev’essere il marito di Carla» mi disse, dimostrando una capacità di recupero notevole.
«Buona sera a lei. Immagino che lei sia il collega di Bangalore, vero? Venga si accomodi» gli dissi precedendolo in salotto, dove lo feci accomodare «le posso offrire qualcosa?»
«Volentieri, ma niente alcool: sono induista»
«Un succo di frutta, allora, ne ho di ottimi. Alla pera?»
«Perfetto, grazie. E Carla?»
Andai in cucina: «Oh, mi spiace ma non credo che possa vederla. C’è stato qualche piccolo problema». Versai il contenuto della bottiglietta nel bicchiere, e feci la correzione che avevo pianificato.
Tornai in salotto e gli porsi il bicchiere. Lui lo prese guardandomi con lieve agitazione: «Problema?»
Non risposi, aspettai che terminasse di bere.
L’uomo finì senza smettere di osservarmi. Posò il bicchiere sul tavolo e finalmente decisi di rispondergli: «È morta».
Tacque per qualche secondo, e durante quel brevissimo periodo mi godetti il suo stupore.
«In che senso?»
«Be’, non credo che il concetto di “morta” sia difficile. E poi l’ho uccisa io, lo saprò bene,no?» dissi ridendo.
«Ma… sta scherzando, vero?»
«Assolutamente no. L’ho pugnalata oggi pomeriggio».
L’espressione del bastardo era incredibile, non so come riuscii a non scoppiare a ridere. Comunque era il momento di fare la mossa successiva.
«Bene. La gradisce un’altra bibita?» dissi e mi alzai per andare in cucina. Ero appena entrato nella stanza, quando sentì la porta d’ingresso che si apriva. Tornai indietro e vidi che il mio ospite era scomparso.
Aspettai pochi minuti.
Suonarono alla porta e quando andai ad aprire vidi un paio di poliziotti.
«Buona sera signore».
«Buona sera agenti. Posso fare qualcosa per voi?»
«C’è stata una segnalazione circa un delitto avvenuto in questa casa».
«Delitto?»
«Sì. Ci è stato detto che una donna è stata accoltellata. Possiamo dare un’occhiata?»
Mi spostai, facendo un gesto eloquente: «Prego, accomodatevi».
I due girellarono per alcuni minuti guardando un po’ dappertutto, ma non trovarono nulla, se non alcune foto di Carla.
Quando si congedarono sembravano quasi imbarazzati. Fra me pensai che qualcuno avrebbe avuto diversi problemi a fermarsi in Italia. E probabilmente anche una volta tornato in India la sua carriera si sarebbe interrotta molto presto.
Ma la cosa mi interessava poco. Lui non mi aveva fatto nulla.
Pochi minuti dopo la porta d’ingresso si aprì: «Caro, sono io. Scusami, ma non sono riuscita a trovare il negozio che mi hai detto. Sei sicuro dell’indirizzo che mi hai dato?»
Andai incontro a mia moglie: «Accidenti, eppure avevo capito che la moglie di Filippo avesse detto di vedervi proprio a quell’indirizzo. Mi spiace che ti sei fatta un giro per niente».
Era turbata, evidentemente, e gliene chiesi la ragione: «Mah, una cosa strana. Mentre arrivavo ho visto una pattuglia della polizia e uno dei poliziotti, quando mi ha vista, è sceso, mi è venuto incontro e mi ha chiesto come mi chiamavo. Gliel’ho detto e lui ha sorriso. E non ha voluto dirmi niente sul perché.»
«Adesso te lo spiego» e nel momento in cui dissi questa frase, rivelai quello che avevo nascosto dietro la schiena.
Impiegai diverso tempo per ripulire tutto dopo che avevo eseguito questa parte del piano, e ci misi molto a fare a pezzi il corpo, a metterlo dentro dei sacchetti della spazzatura, e a distribuirli per un raggio di alcuni chilometri in svariati cassonetti.
Tornai a casa e mi infilai a letto.
Stamattina andai al lavoro con gioia, ed entrando incrociai il collega al quale stavo dando il cambio.
«Ehi, ciao, tutto bene?»
«Ottimo. Carla si è presa una vacanza e starà via per un po’ di tempo.»
«Beato te. Senti, questa mattina presto ne è arrivato uno che ha probabilmente avuto un infarto. Hai voglia di farlo tu, che io sono stanco morto?»
«Ma con piacere» e il mio collega non poteva sapere quanto questo fosse vero.
Adesso posso iniziare il mio lavoro.
Il bisturi è pronto, e posso iniziare l’autopsia, anche se di sicuro non troverò nessun segno del veleno che ho messo nel succo di pera, e che provoca una morte così simile all’infarto.
Proprio con la moglie di un medico legale ti dovevi mettere, idiota.
Avvicino la mia faccia alla sua, e sorridendo gli dico: «Anche chi muore si rivede, eh?»
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