Mourning Wheels

Uno. Due. Tre squilli. Elio si rigirò nel letto: la sveglia segnava le 3:15.
Tastò il ripiano del comodino, scostò la foto e alzò la cornetta.
«Il signor Elio Martini?»
«Sì, sono io.»
«È la stradale, ci spiace per l’ora. Il signor Franco Martini è stato coinvolto in un incidente mortale. Questo è l’unico nume—»
La cornetta si fece pesante, la voce al telefono ovattata. Un fischio gli punse il cervello: era come in quei film di guerra, quando una granata esplode vicino al protagonista. Solo che quella non era una bomba a mano, ma una testata nucleare. E lui era nel mezzo dell’esplosione, proprio al centro, dove il fungo sale e…
Il tonfo della cornetta sul parquet lo riportò alla realtà. Elio mise a fuoco la foto sul comodino: Elio, corona di alloro con bacche rosse in testa, stretto nell’abbraccio di papà Franco nel giorno della sua laurea in economia. Un sorriso forzato gli piegò le labbra, ma un bolo acido lo strappò via.
«Papà…? Dove siete? Arrivo subito.»
 
Mise in moto e l’autoradio gridò le note di Livin’ on a Prayer giusto a ricordargli quanto fosse carico la sera prima. Già, Livin’ on a Prayer… non fosse stata solo una stupida canzone avrebbe davvero pregato. E non avrebbe esitato a dare in cambio la vita, per quella preghiera. Papà lo aveva cresciuto da solo, senza mai incolparlo per la scomparsa di mamma appena dopo il parto, sacrificando sogni e denaro per farlo laureare. Lui, invece, si era perso dietro a una carriera fatta di posizioni scalate e soldi, tanti soldi.
Elio premette il tasto eject «se il mondo potesse scegliere, rinuncerebbe a me, non a lui.»
Ingranò la retro. L’auto sobbalzò sul marciapiede e il cassettino porta oggetti sputò un pacchetto di Marlboro rosse. Le stesse che aveva sequestrato a papà per farlo smettere di fumare. Lo raccolse e si infilò una sigaretta tra le labbra, stringendola in un sorriso amaro: per una volta a prendersi cura dell’altro era stato lui.
Ingranò la prima e le ruote fischiarono sull’asfalto. Davanti a sé un dosso. Uno sguardo ai solchi delle marmitte sull’asfalto e un rumore metallico aggiunse la sua alla lista: tutti andavano di fretta, ma per cosa? Quanta energia sprecata. Quanta stupida fretta. Che senso aveva correre, se non in casi come questo?
Azzardò un paio di sorpassi e raggiunse i lampeggianti di un’ambulanza: erano diretti da papà.
Due rotonde dritto e al semaforo a sinistra: c’erano quasi.
Aspirò a fondo. La sigaretta bruciò nei polmoni, ma non lo calmò. Strizzò gli occhi e due immagini sgomitarono per prendersi la scena: papà steso sull’asfalto o chiuso in un sacco. Presto avrebbero annunciato la diapositiva vincitrice.
Riaprì gli occhi e due fari gli piombarono addosso, accecandolo in un lampo di buio.
 
***
 
Uno. Due. Tre squilli. Franco si rigirò nel letto: la sveglia segnava le 3:15.
Tastò il ripiano del comodino, scostò la foto di Elio e alzò la cornetta.
«Il signor Franco Martini?»
«Sì, sono io.»
«È la stradale, ci spiace per l’ora. Il signor Elio Martini è stato coinvolto in un incidente mortale.»
 
(Copertina creata con chatgpt)