
Amore, orrore, odio, desiderio. Direttamente dal Laboratorio, un racconto di Patty Barale.
Osservò la goccia di sangue sul lenzuolo: i petali di quel fiore si aprivano morbidi nella ruvida trama del tessuto.
Si era concessa a lui senza riserve. L’aveva solo pregato di essere delicato.
Nel momento in cui lui l’aveva penetrata aveva sentito un po’ di dolore, ma il piacere che era seguito era stato così intenso, così eccitante da farle perdere ogni pudore e aveva urlato.
E il suo peccato era stato scoperto.
Il suo amante l’aveva stretta con forza e, quasi con rabbia, era tornato a penetrarla.
Lucy aveva sentito che quell’amore non sarebbe potuto finire. Mai.
Passi pesanti lungo le scale.
Lui si era staccato rapido da lei, si era voltato e, scavalcando il davanzale, l’aveva lasciata, tremante, su quel letto.
«Lucy, che succede? Lucy, apri la porta!»
L’ansia traspariva dalla voce di Mina.
Lucy non riusciva a staccare gli occhi da quel fiore di sangue a cui, ora, si era unito un altro bocciolo: fiori sulla tomba della sua innocenza.
Lucy sorrise e, mentre Jonathan spalancava la porta con un calcio ben assestato, si portò la mano al collo, sfiorando con delicatezza i due piccoli fori che testimoniavano la sua deflorazione, il suo appartenere soltanto a lui.
Per sempre.