Il principe barbone, o forse no…

Incontri fortuiti, tragedie che ormai passano per consuetudine. Finalista nella Quinta Edizione della Quinta Era con Emanuele Manco nelle vesti di guest star, un racconto di Francesco Nucera.

 
Mauro, a testa bassa, passa vicino al negozio dove un tempo c’era il suo bar, non andava male, ci pagava il mutuo e i vizi. Poi era arrivata la crisi e il suo sogno si era trasformato in una realtà di stenti.
Sospira e pensa a sua moglie, che da quando lava le scale è sempre scontrosa, ma almeno a lei danno cinquecento euro al mese.
Bestemmia la sfortuna superando la sua auto ferma da due mesi e inciampa in un sacco dell’immondizia. Barcolla, ma riesce ad aggrapparsi a un paolo della luce.
«Ma vaffa…» impreca tra i denti, proseguendo.
«Scusa» dice il sacco.
Mauro tentenna un istante, “È solo immondizia” pensa. Fa due passi e si blocca.
 
Si volta e sgrana gli occhi: un uomo vestito di stracci gli sorride. «Scusa» ripete.
«Scusami tu, non ti avevo visto»
«Già, non lo fa nessuno. Una volta mi hanno svuotato il posacenere dell’auto in testa e quando ho chiesto scusa mi hanno detto di levarmi dalle scatole.» Sorride.
Mauro si sente in colpa. Fruga in tasca, ha solo pochi spicci che ha trovato per terra, a lavoro non lo pagano da due mesi. Li tira fuori e li passa all’uomo.
«Perché mi dai dei soldi?»
Mauro arrossisce.
«Scusa, avrei dovuto accettarli. È che non ne ho bisogno, prima è passato un furgone che ha gettato un sacchetto di carta dal finestrino. Mi ha preso in piena faccia, però dentro c’era un panino.»
Mauro è sempre più confuso. Va verso l’uomo e si china. «Come fai ad essere così positivo?»
«Scusa, forse dovrei lamentarmi, effettivamente vivo in mezzo a una strada e la notte ho freddo.»
«No, anzi, mi piace il tuo modo di pensare.»
«Scusa, allora ti dirò la verità: amo stare qui, mi piace osservarvi mentre camminate a testa bassa verso i vostri impegni.»
«Perché chiedi sempre scusa?»
«Scusa, è che sono abituato così. Sono io quello fuori luogo, quello che i bambini non devono guardare, i ragazzi evitano e gli adulti non vedono. Sono io l’oggetto fuori posto in questa città.»
Mauro sente le lacrime bagnargli le guance. «Cosa posso fare per te?»
L’uomo sembra pensarci su, sorride. «La prossima volta, salutami.»
Mauro non è soddisfatto. «Vieni a cena da me» propone.
Uno scooter passa accanto a loro, il ragazzo dietro lancia una palla di carta che colpisce in faccia l’uomo. Lui lo raccoglie e controlla il contenuto. «Però il dolce lo porto io.»
Mentre rientra a casa con il suo nuovo amico, Mauro è felice, si sente in una di quelle fiabe in cui il barbone è un ricco principe che lo riempie d’oro.
 
Il commissario entra nell’appartamento. «Bianchi, mi aggiorni.»
«Signore, in cucina hanno trovato la donna riversa sul pavimento, le ha tagliato la gola.»
«Chi ha chiamato la polizia?»
«Un passante ha visto l’uomo mentre si gettava dalla finestra.»
«Movente?»
«Debiti. I vicini li sentivano litigare spesso. Pare che lui stasera sia tornato più arrabbiato del solito, imprecava contro un sacco dell’immondizia che l’aveva quasi fatto cadere.»
«Omicidio di Stato?»
«Commissario, omicidio-suicidio.»
«Come preferisce, Bianchi, l’importante è che possiamo tornare a casa presto.»