
L’efficienza non è mai gratuita e a volte può nascondere l’inimmaginabile. Direttamente dal LABORATORIO, un racconto di David Galligani.
«È soltanto un involucro vuoto adesso,» disse il prete prendendo la mano alla vedova Landuzzi «il suo spirito riposa nell’alto dei cieli.»
La donna si asciugò le lacrime e alzò mestamente lo sguardo da terra.
Su un nastro trasportatore, spento, vi era la bara con dentro il cadavere di suo marito, pronta per essere bruciata nel grande forno crematorio.
«Ma…»
«Oramai quella della cremazione è una pratica diffusa e largamente accettata anche dalla Chiesa Cattolica, sa?» la rassicurò il curato.
«Sí, ma poi…»
Il direttore delle Pompe Funebri le sfioró con gentilezza un braccio.
«E poi le consegneremo l’urna, con dentro le ceneri del suo caro che potrà sempre tenere accanto a sé.» Sorrise. «È anche più comodo, non crede?»
«Su mamma fatti coraggio» disse il figlio stringendole le spalle «ormai papà non c’è più. Proceda pure, per favore» disse rivolto all’uomo dell’impresa funeraria.
L’uomo sorrise, e premette un pulsante.
Il nastro trasportatore si mise in moto, lo sportello del forno si aprì rivelando le fiamme all’interno.
Lentamente la bara scivolò nella bocca infuocata, e poi il forno venne immediatamente richiuso.
«Domani potrà passare per la consegna dell’urna, signora. O lei o un familiare» concluse l’impresario.
«Certo, grazie. A domani allora. Vi ringrazio per l’organizzazione perfetta» rispose il figlio, prendendo a braccetto la madre «aver potuto celebrare la messa funebre e procedere alla cremazione direttamente nella struttura dell’ospedale è stato un vero sollievo, non abbiamo dovuto trascinare oltre questa atroce sofferenza.»
«Siamo qui per questo, sia lode al signore» rispose il prelato.
Quella stessa notte il curato, l’impresario e una decina tra infermieri e dottori, si sedettero intorno a una tavola riccamente imbandita, in una sala molto al di sotto dei sotterranei dell’ospedale.
«Per fortuna che il signor Landuzzi non era certo gracile, la gamba dovrebbe essere sufficiente per tutti» disse il chirurgo mentre si accingeva a tagliare l’enorme coscia dal corpo grasso con un grande coltello elettrico.
«Il tumore se non le dispiace lo vorrei io» disse il prete.
«Lo sappiamo che lei è sempre il solito buongustaio, vorrà dire che adesso lo asporterò, prima di dare il resto agli altri» rispose il dottore, mentre gli schizzi di sangue gli macchiavano il camice verde e le lenti degli occhiali.
«Ha già preparato delle ceneri per la famiglia?» chiese il prete al direttore delle Pompe Funebri.
«Ma sì, ne abbiamo chili e chili delle bare vuote che bruciamo, non si preoccupi per questo» disse ridendo.
Anche gli altri commensali risero allegramente.
«Ah ecco, stanno arrivando gli altri… Devono aver sentito l’odore del sangue» intervenne un ragazzo in camice.
Tutte le teste si voltarono verso un angolo buio della sala, da dove ombre dall’aspetto deforme e vagamente umano stavano lentamente avvicinandosi al tavolo, alcune gattonando, altre strisciando.
Il chirurgo si alzò in piedi e levò in alto un calice colmo di vino.
Tutti gli astanti alzarono i propri calici per il brindisi.
«Sia lodato Colui Che Vive Nel Profondo!»
«Sempre sia lodato» risposero in coro gli altri.
E cominciarono a tagliare con coltello e forchetta la loro porzione di carne cruda