
Con oggi inizia la fase finale della mia terapia. Da stasera, ricomincio a condurre una vita normale.
Laka, la psicologa che mi ha seguito durante questi lunghi mesi, è seduta di fronte a me, su una larga poltrona di pelle identica a quella che occupo io. Come sempre, ha un aspetto estremamente curato, i capelli neri a caschetto in perfetto ordine e un filo di trucco che mette in risalto l’azzurro dei suoi occhi. Il suo sorriso calmo mi aiuta a sentirmi a mio agio.
«Allora Strig» mi dice. «È arrivato il momento di dimostrare che questi mesi di lavoro sono serviti. Sei pronto?»
Annuisco, ma non mi sento affatto sicuro. Laka se ne deve accorgere, perché aggrotta un po’ la fronte.
«Strig, io so che ricordi bene lo stato in cui ti eri ridotto. È una brutta storia che vuoi lasciarti alle spalle, vero?»
Deglutisco. Certo che ricordo. Quasi non mi reggevo in piedi ed ero completamente disidratato. E anche dopo che mi hanno portato in ospedale, per settimane ho cercato in tutti i modi di rifiutare il nutrimento.
«Non devo dimenticare» rispondo lentamente, ripetendo le parole che lei mi ha detto più volte. «Rimuovere non mi aiuterà. Quello che è successo fa parte di me e del mio passato, ma ora devo superarlo e ricominciare a nutrirmi autonomamente.»
Laka annuisce.
«C’è qualcuno che ti accompagna al varco questa sera?»
«Mia sorella. Dice che non si fida a lasciarmi andare da solo. Credo che abbia paura che faccia qualcosa di sciocco, tipo rimanere dall’altra parte fino all’alba.»
«Tu non vuoi fare qualcosa di sciocco, vero Strig?»
«No, certo che no. Non più. Solo…»
La voce mi trema un po’.
«Cosa c’è Strig?»
L’immagine della ragazzina appare nitida alla mia mente, i suoi occhi sbarrati dal terrore, le mani che stringono compulsivamente la coperta con cui cerca di farsi scudo…
«Imbecille!» mi dice mio padre poco dopo che mi hanno ricoverato. «Possibile che voi giovani siate diventati incapaci di compiere un atto naturale come nutrirsi? Credi che a me non sia mai capitato, che qualcuno si svegliasse? Cos’è, una specie di nuova moda, questa di rimanere traumatizzati e andare in terapia?»
«Papà, smettila!» dice mia sorella.
«Smettila di cosa? Stiamo parlando di cibo, tuo fratello si rifiuta di assumere cibo perché… Oh, mi venga un colpo se l’ho capito il perché…»
«Strig!»
La voce di Laka mi riporta al presente.
«Io…» balbetto. «Laka, cosa faccio se mi succede di nuovo?»
«Calma Strig, ne abbiamo già parlato. Oggi non ricominci dagli umani. Cominci con qualche animale, capre, mucche, quello che vuoi ma non umani, non sei ancora pronto.»
Annuisco.
«Penso che ricomincerò dalle capre. Il sangue di mucca l’ho sempre trovato disgustoso. Quello di capra non è squisito, ma si lascia succhiare…»
«Sì, anch’io preferisco le capre alle mucche. Ovviamente, questo per una, massimo due settimane, poi dovrai ricominciare anche con quello umano, il tuo organismo ne ha bisogno, non puoi andare avanti tutta la vita a forza di integratori…»
«Sì, ma se poi mi succede di nuovo che qualcuno si svegli?»
«Riuscirai ad accettarlo come un fatto spiacevole ma normale. È su questo che abbiamo lavorato, no? Gli umani sono l’anello della catena alimentare che sta sotto di noi. Ci cibiamo del loro sangue perché questa è la nostra natura e di quello ha bisogno il nostro organismo.»
«Sì, ma…»
«Di aspetto sono così simili a noi vampiri, lo so. Ne abbiamo già parlato. È normale che tu ora sia nervoso e abbia una piccola regressione, ma vedrai che andrà tutto bene.»
Laka lancia un’occhiata al grosso orologio appeso alla parete.
«Su, oltre il varco il sole dovrebbe star per tramontare. Io stessa devo passare un attimo da casa prima di andare, e immagino che tua sorella ti stia aspettando. Ci vediamo domani alla solita ora per parlare di come è andata, d’accordo?»
Annuisco e mi alzo. Sono stato malato, ma il mio percorso di riabilitazione è quasi giunto al termine, presto sarò in grado di tornare a succhiare sangue umano. Stasera, però, ricomincio dalle capre.