
Non tutti i draghi fanno cose tipo sputare fuoco o divorare vergini. Finalista nell’Ottava Edizione della Quinta Era con Alessandro Forlani come guest star, un racconto di Giuseppe De Micheli.
«Membro membro, membro, membro…» l’eloquio della contessa di Grammegnaga era sempre molto controllato, anche nei momenti di più intensa emotività. «La pulzella è tornata viva , ed è ancora vergine. Ma che membro di drago abbiamo? Un drago della confraternita del Bonocore?».
La contessa percorse ancora tre volte l’intera lunghezza del salone dei banchetti, bofonchiando fra sé e sé inintelliggibili bestemmie. Alla fine del terzo andirivieni afferrò per il bavero il messaggero e gli alitò in faccia la domanda di cui temeva la risposta: «E che ne è stato della pulzella di Olginaterra? Che ne ha fatto il loro drago della loro vergine?»
«Divorata viva. Il loro drago ha banchettato con la vergine poco a poco. Le urla della poveretta si sono sentite per un bel pezzo, assieme ai rutti del drago e al tintinnio delle ossicine spolpate che lanciava contro le mura di Olginaterra.»
«Ah! Quello sì che è un vero drago. Non il nostro smidollato tenerone. Che vergogna arreca a tutto il paese quel rammollito. Qui si impone una soluzione. Mi hanno riferito che ieri è giunto un cavaliero lucente e ben armato.»
«Sì, Signora, appare splendido e valente. La sua corazza è di scaglie di drago, la lancia è un lunghissimo femore, lo scudo è costituito dalle due calotte craniche della Viverna, il cimiero è ornato da piume di Anfittero. Il suo nome è Aghiosgeòrgios, viene dalla Cappadocia e dice di averne uccisi novantanove, di draghi.»
«E allora diamogli il centesimo. Che vada dunque a cercare e uccidere il nostro Bambolone, il rispettatore delle vergini. Come premio avrà una notte d’amore con me.»
Il cavaliere partì l’indomani all’alba. Sfilò sotto le finestre della contessa cantando meravigiosi sonetti d’amore. Quando ella si affacciò al verone, lui le presentò la punta della lancia chiedendole di ornarla con il suo velo. La contessa, estasiata, si slacciò il sottogola e lo fissò alla lancia con il nodo noto come gassa d’amante.
«Combatterò in vostro nome» promise a gran voce il cavaliero, allontanandosi in direzione dello scoglio su cui abitava il drago.
Il combattimento fu lungo e terribile. Dal castello si udirono terribili urla del drago e del cavaliere senza vedere nulla perché la lotta aveva luogo all’interno della caverna. Alla fine il cavaliere ne uscì, nudo, e cominciò a rivestirsi di indumenti e di armi. Dalla bocca dell’antro si affacciò il drago. Sventolava a mo’ di saluto il foulard della contessa. Con voce melodiosa salutò il cavaliero:
«Ciao, caruccio, amore. Torna presto a trovarmi».