Sorveglianza magnetica

«Agente FD55 in posizione. Sono pronto.»
«Devi entrare, ora. Sta salendo in ascensore. Non è sola.» La voce del Sorvegliante mi trasmette stress e tensione.
Con chi sarà? Non era previsto. Rimango calmo, forte degli automatismi acquisiti in centinaia di ore di osservazione. La mia mosca-drone è appostata sulla finestra. Le faccio attraversare il minuscolo foro, quello che uso per entrare in casa sua.
Conosco bene la disposizione dell’attico. La vista magnetica dell’insetto disegna i contorni degli oggetti. Mi poso al centro del lungo tavolo per avere una visione d’insieme.
Le linee di forza scorrono attraverso il mio impianto cerebrale, diventano figure, suoni, odori.
«Entrano. Stanno ridendo. Lui la spinge contro la porta.» Nell’appartamento solo io posso percepire cosa sta succedendo: divento gli occhi e le orecchie per il Sorvegliante.
Rimango un attimo in silenzio. Sento l’eccitazione di Anna come un remoto odore speziato. L’uomo la bacia, poi le morde il collo. Le sue risate imbarazzate sono una tortura.
«Vai avanti agente! Non distrarti.»
«La… sta baciando. Ora l’ha sollevata, attraversano la stanza.»
Altre risate, un tonfo sordo. Mi poso sul lampadario per seguire meglio.
«Sul divano. Credo che si stiano spogliando.»
«Piccola puttana. E pensare che sembra così irreprensibile.»
Il commento del Sorvegliante mi spiazza: il nostro lavoro è riferire, non giudicare. Bastardo! Non ti permetterò di trattarla così. Decido di ignorarlo.
Si muovono in modo inequivocabile: aumentano il calore del campo di forza, emettono mugolii di piacere, un profumo selvatico mai sentito prima. Mi ubriaca, riempiendomi la mente di nebbia.
Quante sere ho passato con lei, mentre telefonava ai suoi Ministri, risolveva crisi nazionali, negoziava con gli altri potenti della terra. Fornivo quelle preziose informazioni al Sorvegliante di turno. L’ho ammirata da subito: la percezione magnetica la rende diversa dalle immagini dei telegiornali. Mi sono abituato al suo odore, ambrosia elettronica. Dopo le prime ore di sorveglianza sono diventato come un cane fedele. Notti intere passate al suo fianco, ascoltando il suo respiro.
Ora si muovono all’unisono, sempre più veloci. Non posso permetterlo, devo fermarli!
La mosca non è equipaggiata per distrarre l’uomo, ma ho un’idea. Volo sul soffitto, a poca distanza dal sensore antincendio. Piazzo la carica esplosiva, torno sul tavolo del soggiorno. Conto.
Al numero dieci, percepisco l’onda d’urto che sconvolge per un attimo il campo magnetico della stanza.
La sirena comincia a suonare. Gli amanti si interrompono, come se qualcuno li avesse sorpresi. Le loro emanazioni mi trasmettono un senso di allarme.
«Devi andare via. Le mie guardie arriveranno fra poco, sarà uno scandalo.» La voce di Anna è la stessa che usa quando deve dare un ordine ai suoi sottoposti: calma e ferma nonostante la situazione, non ammette repliche.
Ha funzionato. Ora se ne andrà, e potrò riaverla tutta per me.
Le volo vicino, mi poso sulla sua pelle senza che se ne accorga, per assaporarne l’odore ancora carico di eccitazione. La verità è che volevo essere al suo posto, scoparmela sul divano.
All’improvviso avverto un’incongruenza. L’uomo ha preso una pistola in mezzo ai suoi vestiti, la punta verso di lei. Minaccia il mio amore. L’odore del killer è acido, determinato, fa paura.
Volo a tutta velocità. Lo colpisco sulla fronte con la potenza che il mio piccolo drone può fornire.
L’arma si alza quel tanto che basta per mancarla.
La mosca cade a terra, danneggiata. Ma ho fatto quello che dovevo. Conto, per la seconda volta.
La carica esplode, trasformando la testa dell’uomo in una pioggia di sangue.
«Che hai fatto, che diavolo hai fatto? Sei finito, Agente.» Il Sorvegliante non può vedere, ma ha capito. La sua voce è una lama che mi taglia l’anima.
Ritrovo la calma. So cosa devo fare.
Mi alzo in volo, attiro l’attenzione di Anna. Per la prima volta voglio che mi veda.
La guiderò fuori da lì, finché non sarà salva da Loro. O da noi.