
Un racconto di Dario Tonani comparso solo nell’antologia Tutti i mondi di Mondo9 (Delos Book). Si tratta di uno spin-off che non compare in Cronache di Mondo9, il Millemondi di Urania.
Il taurofante caricò a testa bassa, colpì il metallo con furia ottusa e rimbalzò indietro annaspando sui quarti posteriori. Per qualche attimo dimenò furiosamente il capo per liberarsi del portello che gli era rimasto incoccato sulle corna. Accecato da un mix di rabbia e dolore, mosse un passo, crollò sulle ginocchia e sbatté il muso per terra.
Il pubblico urlò, lanciò i pugni in aria. Trattenne il fiato.
Non era ancora finita, non poteva esserlo.
Sprizzando sangue dalle froge, il taurofante si tirò dolorosamente in piedi. Zampe larghe, muso penzoloni nel mezzo, studiò l’avversario a occhi bassi: ruote e metallo rugginoso, una teoria infinita d’ammaccature lorde di sangue scuro. Lo sportello di destra divelto.
Il cucciolo di pneumosnodo arretrò scoreggiando un filo di fumo nero e descrisse una lenta parabola nella povere. Una delle ruote cedette di schianto.
Il motore salì di giri, perse colpi, s’incarognì.
Partì alla carica.
L’animale scartò l’assalto per un niente.
In una nuvola di polvere, lo pneumosnodo s’avvitò su se stesso e quasi finì in bilico su un fianco. La manovra rischiò di ribaltarlo e gli strappò nuovi pezzi dalla carrozzeria. Esplose una gomma. Un pistone decollò in cielo.
Fu allora che il taurofante si lanciò in quello che avrebbe dovuto essere l’attacco definitivo.
Schianto assordante. Schizzi di sangue. Metallo che urlava. Frammenti di ferro grandinarono sulle file più basse degli spalti.
Il taurofante, quasi per intero, era sparito nella fiancata dello pneumosnodo.
Silenzio. Poi un ronzio che fece accapponare la pelle e vibrare i denti degli spettatori. Lame, pale, elica di raffreddamento… Fumo d’attrito.
Prima le corna, fino alla base; una sospensione di pulviscolo bianco che si disperse nel vento. Quindi il sangue, una nube porpora.
Il muso, il collo, la gabbia toracica; arrivato al cuore, la macchina lo trangugiò in un sol sorso.
L’animale era incastrato nelle lamiere, le zampe che fremevano. Vaporizzato a poco a poco dalle lame affilate.
Fetore di peli e carne macinata. Ossa polverizzate.
Il pubblico, in delirio, lo stava respirando. Qualcuno, spellandosi le mani per applaudire, (lo) starnutì.
Dario Tonani
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