TECNICHE SEGRETE

Fiammetta entrò nella sala d’attesa spingendo la sedia a rotelle. La madre vi giaceva abbandonata come un sacco, gli occhi acquosi e le labbra tremanti. La figlia asciugò il mento rugoso con un fazzoletto, sistemò la carrozzina lungo la parete e si avvicinò al bancone.
Sussurrò il cognome all’infermiera, che le rivolse un sorriso professionale.
«Prego, il Professore vi stava aspettando.»
La porta dello studio si aprì con uno scatto e si aprì lentamente sui propri cardini. Fiammetta spinse la sedia all’interno della stanza candida, con pochi mobili antichi. L’unico quadro alla parete rappresentava una Madonna rinascimentale, una serpe contorta sotto i piedi nudi, il Bambino stretto al seno.
«Benvenuta Fiammetta. Incontrarla è un piacere.»
La donna sussultò.
«Ma lei è il Professore?”»
«Certo, non voleva incontrare me?»
Fiammetta si guardò intorno a disagio.
«Non può essere. Lei è troppo giovane.»
L’uomo rise e le fece segno di accomodarsi.
«Non immagina i benefici di una vita sana e di una corretta alimentazione. Si sieda, si rilassi e mi dica cosa vuole sapere.»
Fiammetta ubbidì titubante.
«Io ho trentasette anni, Professore. Mia madre desiderò un figlio per decenni, si rivolse ai medici più famosi dell’epoca, senza successo. Alla fine qualcuno le fece il suo nome. Ormai aveva quarantacinque anni. Dopo nove mesi, nacqui io.»
«Uno dei nostri numerosi successi, direi. L’età della madre non è più un problema dai primi decenni del millennio, lo saprà. Con le moderne tecniche di coltura embrionaria…»
Fiammetta appoggiò una mano sul tavolo e lo interruppe.
«Mi faccia finire. Mia madre mi parlò molto del medico che permise la mia nascita. Mi raccontò di un uomo affascinante, sulla sessantina. Vuole dire di avere novantasette anni?»
Il Professore sorrise sornione e la guardò negli occhi.
«Non si chiede l’età alle signore, perché farlo con gli uomini?»
La donna sulla sedia prese a confabulare fra sé.
«Mamma taci!» gridò Fiammetta, rossa in viso.
L’anziana sobbalzò e rimase a bocca spalancata, gelata dal rimprovero.
«L’atteggiamento aggressivo non è indicato nella demenza senile…»
Fiammetta lo guardò con ostilità.
«Devo gestirla io, ventiquattro ore su ventiquattro. Faccio come credo.»
«Non si fida delle infermiere? Ce ne sono di bravissime.»
Il Professore seguitava a sorridere affabile.
Fiammetta distolse lo sguardo e respirò a fondo.
«Io voglio sapere con precisione quale tecnica di procreazione assistita è stata utilizzata per ottenere il mio concepimento. Credo sia un mio diritto. Mio padre se n’è andato quando ero bambina e non ha più voluto avere contatti con noi. E lei,ormai, non mi può più dire nulla.»
Il medico annuì ed estrasse un tablet dal cassetto. Lo accese, digitò alcune parole e si concentrò sullo schermo.
«Cara, lei è nata nel novembre del 2016. Suo padre non aveva problemi particolari. Sua madre era, riproduttivamente parlando, anziana. In questi casi utilizziamo l’ovocita di una donatrice giovane.» Alzò gli occhi verso la donna. «Capisco che, di fronte alla malattia di sua madre, lei senta il bisogno di sapere qualcosa della donatrice per sostituire la figura parentale…»
Fiammetta picchiò un pugno sul tavolo.
«Mia madre ha l’utero deforme. Non bastava l’ovocita di una donatrice. Io voglio sapere cos’ha fatto per rendere possibile la gravidanza.»
Un sibilo la fece voltare di scatto. Guardò a terra, angosciata: sembrava che un serpente fosse entrato nella stanza. La luce si affievolì e le parve di sentire un canto religioso in lontananza.
Guardò la madre che non giaceva più accasciata sulla sedia: ora si era alzata, gli occhi brillanti e un sorriso a stirare la bocca sdentata.
«Smettila mamma, lo so che sei tu. Non riesci a spaventarmi come fai con le badanti.»
Il Professore si alzò, girò intorno al tavolo e appoggiò una mano sulla spalla di Fiammetta.
«Negli anni non mi sono mai fermato davanti a nulla, per rendere madri le pazienti che lo desideravano davvero. E sua madre l’amava immensamente ancora prima di conoscerla, se lo ricordi. La scienza offre molteplici possibilità. Dio suggerisce la preghiera. Io ho le mie tecniche segrete.»
Fiammetta alzò gli occhi: nel quadro il serpente era risalito dai piedi della Vergine ad avvolgerne il polpaccio in spire mentre il Bambino si avventava ferino sul seno. La Madonna aveva preso l’espressione che aveva sua madre in gioventù, dolce ma strordinariamente decisa.
Le si riempirono di lacrime gli occhi; ma non piangeva più per paura o disperazione. Guardò con ammirazione l’anziana donna che ora cercava di reggersi in piedi aggrappandosi con le dita adunche al tavolo.
Si avvicinò, l’abbracciò e le sussurrò in un orecchio: «Ma per noi Dio non è bastato, vero mamma?» E le baciò una guancia.

I commenti sono chiusi.