«Buongiorno signora Peretti! Mi chiamo Vincenzo Verzeni Junior e sono un assassino.»
Lara Peretti rimase impietrita all’ingresso del Commissariato. Vincenzo Verzeni, di fronte a lei, le sorrideva compiaciuto porgendole la mano, non ricambiato.
«Ho cercato di spiegarlo al Maresciallo, suo marito, ma non vuole ascoltarmi» continuò Verzeni.
«Stia seduto lei!» intervenne l’Appuntato Attilio Vona «Sta cominciando a rompermi i coglioni lo sa? Vuole starsene qui fino a stasera? E che se ne stia! Ma zitto!»
«Cercavo solo di spiegare alla signora Peretti la situazione» si difese Verzeni sedendosi sulla panca «Dopotutto manca poco…»
«Sì, come no… Buongiorno signora Peretti, scusasse per l’accaduto…» disse Vona rivolgendosi a Lara «Il Maresciallo non c’è, ma non dovrebbe tardare. Prego, venga ad accomodarsi. Nel suo stato non dovrebbe rimanere in piedi. Quanto manca ormai? Due mesi? Tre?»
«Due…» rispose Lara entrando nell’ufficio del marito «Ma, Attilio, chi è quell’uomo? Il suo nome… Mi sembra conosciuto…»
«Quello? Non è nessuno… Stamattina di buon’ora è entrato e ha iniziato con la manfrina che è un assassino e che dovevamo scoprire chi ha ucciso e dove lo tiene, il corpo del morto intendo.»
«E basta?»
«Beh, no, ha anche detto che ci dava tempo la giornata, fino a stasera, e che se non lo avessimo incriminato se ne sarebbe andato e che mai più l’avremmo visto. Il Maresciallo gli ha fatto qualche domanda, ma poi c’è stata quest’auto rubata su in paese ed è partito con la pattuglia dicendomi di lasciarlo lì, che è un deficiente e di aspettare che se ne vada con le sue gambe com’è venuto.»
«Mmmh… Attilio, posso usare il computer di mio marito? Quel nome, mi sembra di averlo già sentito da qualche parte…»
«Ma può darsi, lei è laureata no? Con tutto quello che ha studiato chissà quanti nomi ha letto!»
«Attilio, posso?»
«Ma prego! Mi scusi, parlo sempre tanto io! Faccia! Io me ne torno dietro la mia scrivania all’ingresso.»
Rimasta sola, Lara si sedette di fronte al computer del marito e digitò VINCENZO VERZENI su Google.
«Ecco dove l’ho sentito!» esclamò leggendo i risultati della ricerca.
Infervorata, si alzò e si diresse all’ingresso, dove Verzeni l’aspettava sorridendo.
«Eccola, finalmente! Sapevo che il mio nome avrebbe stuzzicato i suoi ricordi accademici. Criminologia 2, vero?»
«Vero, come fa a sapere cos’ho studiato?» chiese Lara sedendosi a sua volta sulla panca.
«Signora Peretti! Ma che fa?» sbraitò Vona da dietro la scrivania.
«Attilio, lasciami fare, ma rimani in vista perfavore. E zitto!»
«Ok…»
«Quale autorevolezza!» esclamò Verzeni «L’Accademia Militare lascia strascichi, noto.»
«Lei sa molte cose, ma io non so nulla di lei» lo interruppe Lara.
«Lei sa che mi chiamo Vincenzo Verzeni Junior.»
«Io so che lei dice di chiamarsi così, ma dubito che sia il suo vero nome.»
L’uomo sorrise.
«Perché ne dubita, signora Peretti?» chiese Attilio Vona dalla sua postazione.
«Vincenzo Verzeni, noto anche come il Vampiro di Bergamo, fu un famoso serial killer dell’ottocento.»
«Ah, sì?»
«E dubito che questo signore si chiami proprio così.»
«Beh, allora, mia cara signora» sogghigno soddisfatto Verzeni «faccia in fretta perché Tempus Fugit, così a occhio, fra poco passa il mio autobus.»
Lara lo fissò negli occhi, quindi estrasse un cellulare e compose un numero.
«Finalmente qualcuno si muove!» esclamo Verzeni rivolto a Vona «Questa telefonata avreste già dovuto farla stamattina e allora, forse, ce l’avreste fatta.»
«Pronto?» Lara era riuscita a prendere la linea «Sì, sono io, Lara Peretti. Sì sì, procede tutto bene, grazie. La maternità? Non so, un po’ la prendo, poi però torno al lavoro che qui in paese è monotono. Mio marito? Ah, lui ci sguazza. Senti, dovresti farmi un favore. Puoi? Grazie. Controllami un nome: un certo Vincenzo Verzeni.»
«Nato a Bottanuco l’undici aprile 1949» disse l’uomo.
«Nato a Bottanuco l’undici aprile 1949» ripetè Lara al telefono «Grazie, rimango in attesa… Come? Macellaio? Buona questa! Che? Lavora a Torino da quattro anni, ma prima? Niente? Non esiste niente prima di questi quattro anni? Sicura? Grazie, grazie mille. Devo staccare, ma magari ti richiamo, ok?»
Lara staccò la telefonata e guardò Verzeni.
«E così fai il macellaio eh? Vincenzo Verzeni amava macellare le sue vittime.»
L’uomo alzò le spalle come a discolparsi.
«Però siamo a un punto morto, sappiamo cos’hai fatto in questi quattro anni e basta.»
«Sono qui per aiutare.»
«Allora rispondimi: come ti chiamavi fino a quattro anni fa?»
«Michele Profeta.»
«Come il serial killer di Padova…»
«Sapevo che non mi avresti deluso» l’uomo sorrise.
«Perché? Le altre volte ti hanno deluso?»
«Oh sì, sempre.»
«E te ne sei sempre andato indisturbato, da tutti i commissariati in cui ti sei presentato, vero?»
L’uomo sogghignò, ma non rispose.
L’orologio battè le sei del pomeriggio.
«Oh che tardi, fra un attimo passa l’autobus!»
«Potresti anche rimanere un po’ di più» ribatté Lara.
«Ma non sono queste le regole del gioco, cara» le rispose l’uomo «Manca il morto, o sbaglio?»
Lara si morse le labbra.
«Attilio, voglio che fermi quest’uomo.»
«Su quali prove, signora Peretti?»
«Te lo chiedo io, non basta?»
«Ma signora… Non credo che lei possa…»
«Allora sarà mio marito a ordinartelo!» esclamo Lara digitando il numero.
L’uomo aprì un giornale piegato che teneva nel tascone della giacca e cominciò a leggere.
«Pronto, Saverio? Sì, sono io, ciao amore. Senti, sono qui al Commissariato con quel tale. Come chi? Quello che dice di essere un assassino! No, secondo me non è un deficiente e vorrei che lo fermassi. Come? No, non ho nessuna prova, solo una sensazione… Ma se non lo fermi fra poco sparisce per altri quattro anni! Lo sai, è il mio campo! Lo so che questo è il tuo commissariato, ma… Come ne parliamo quando arrivi? E dove sei? Ma questo se ne sta andando! Non arriverai mai in tempo! Cosa? Saverio? Saverio!»
Lara rimase a bocca aperta, inviperita.
«Ha riattaccato?» le chiese l’uomo.
«Sì…»
«Mi spiace, il tempo è finito. Devo andare.»
«Lo so…»
«Bene…» disse l’uomo alzandosi e stirandosi «Allora tolgo il disturbo.»
«Mi dica qualcos’altro prima di andare via!» lo implorò Lara.
L’uomo la guardò scrutandola intensamente.
«Poggibonsi, Merano, Livorno e oggi Rivara. Ci rifletta sopra, se proprio vuole rovinarsi questi ultimi anni.»
«Come? Cosa vuole dire?»
«Esattamente quello che ho detto, arrivederci mia cara Lara» concluse l’uomo uscendo dalla porta del Commissariato.
Lara tornò a sedersi sulla panca.
«Finalmente se n’è andato!» disse Attilio Vona da dietro la scrivania.
«Poggibonsi, Merano, Livorno, Rivara…» continuava a ripetersi mentalmente Lara.
Un messaggio al cellulare. Lara fece per leggerlo.
Poggibonsi, Merano, Livorno.. Cerca quanto vuoi. Una sola cosa non troverai, mai: le mogli dei Marescialli che ho visitato, tanti piccoli pezzettini sparsi per il mondo. E oggi Rivara. A presto mia dolce Lara.