
«Sì? Mi dica.»
«Ecco… qui fuori c’è scritto Ufficio Miracoli.»
«Precisamente.»
«Quindi…»
«…ha pensato di chiederne uno. Splendido!».
«Uh, esatto.»
«Bene, di cosa ha bisogno?»
«Un…»
«Oh, mi scusi! Posso sapere il pantheon o la divinità di sua preferenza?»
«Uh… Dio, credo»
«Hm, questo complica le cose. Mi sa dire almeno il cognome?»
«Il mio?»
«No, quello del suo dio.»
«Mi prende in giro?»
«Non mi permetterei mai. Vede, abbiamo sovrabbondanza di dèi, quindi mi servirebbe un dato o un recapito?»
«Dovrei conoscere l’indirizzo di Dio?»
«Beh, se le ha concesso un miracolo dovrete pur conoscervi.»
«Mi ha… no no, sono io che voglio chiedere un miracolo a Dio!»
«Oh no, non ci siamo! l’Ufficio Miracoli li amministra soltanto. Li eroga, per così dire, dopo l’approvazione. Lei dovrebbe quindi sentire il suo dio, farsene prescrivere uno e passare poi da noi, solo allora possiamo prenotarne uno.»
«Prenotarlo!?»
«Naturalmente! Non ha idea di quante richieste dobbiamo amministrare. Per esempio, se vuole una guarigione non se ne parla prima di un anno, a meno che lei sia una pastorella o un anziano molto religioso.»
«Ma io… senta, è urgente!»
«Capisco. Ma vede, è sempre urgente, altrimenti non verrebbe qui per un miracolo. Dico bene?»
«Sì… credo di sì.»
«Ecco, quindi rintracci il suo dio e se ne faccia prescrivere uno.»
«Ma come faccio?»
«Beh, preghi. Come fanno tutti.»
«Sa una cosa? Ci ho ripensato.»
«Oh, bene. Vede che non era poi così urgente?»
«Già. Sa che le dico? Sono appena diventato ateo.»
«Me ne rallegro. Avanti il prossimo!»
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