Un guizzo strano

«Lasciala andare, ti prego»
La mia voce è calma, o almeno cerco di farla sembrare tale mentre Clara punta un coltello da cucina verso di me e Livia è legata alla sedia, i polsi segnati dalle corde.
«Lei non è quella che pensi» sputa Clara, vibrante di rabbia, senza staccarmi lo sguardo di dosso.
Livia solleva la testa, la sua voce è un sussurro.
«Non darle retta. Sta mentendo. Tu sei l’unico che può fermarla»
Mi faccio coraggio, devo provarci.
«Ascoltami, sei esausta, può finire qui, ma devi mettere giù quel coltello»
«Non osare parlarmi come se fossi pazza! Lei non è quello che sembra. Non è dolce, né gentile, né altruista! Lei fa la perfettina e mi guarda dall’alto in basso; anzi lo fa con tutti e nessuno si accorge della sua falsità. Non sai di quali cattiverie sia capace!»
Mi sposto leggermente cercando di avvicinarmi.
«Fermo! Se fai un altro passo, è finita»
Livia alza la testa e i suoi occhi, per un attimo, cambiano e la sua voce si fa più ferma.
«Sta mentendo! La mia povera gemella, fragile e ossessionata che non distingue più la realtà dall’incubo. Mi ha rapita, mi tiene qui da giorni: non lasciarti ingannare»
Sono spaventato ma anche incredulo. Ogni parola delle due sorelle sembra avere senso e anche non averne.
«Clara» ripeto, cercando di mantenere la calma «Pensa a quello che stai facendo. Possiamo risolvere tutto…»
«IO NON SONO CLARA, IO SONO LIVIA!»
Il suo urlo sembra scuotere l’intero capanno.
Poi invece la voce le si spezza, nei suoi occhi scorgo delusione, incredulità. O un guizzo strano, crudele?
«Non è possibile che proprio tu ci abbia confuse…»
Livia, o quella che io penso sia Livia, la guarda sgomenta.
«Ma che stai dicendo, Clara? Perché mi stai facendo questo?»
«Sta mentendo, sentila! Falsa fino all’ultimo!» sibila Clara, stringendo il coltello così forte che le nocche sbiancano.
A chi dovrei credere? Sono identiche, stesse labbra, stesse cicatrici, stessa voce. Eppure, una di loro sta mentendo. Ma quale? Seguo il mio primo istinto.
«Clara, lascia andare quel coltello, sei fuori di te, proviamo a parlarne con calma. Per favore»
Lei scuote la testa.
«Non sono Clara!»
«Perché dovrei fidarmi di te?»
Non so neanche più a chi mi rivolgo.
Clara sorride, ma è un sorriso sghembo.
«Perché ti amo, perché mi ami…»
Livia sospira piano, sembra sfinita.
«Flavio, amore mio, come puoi credere che io possa fare una cosa del genere?»
Clara ride piano, una risata stridula, da pazza, che non mi piace, e abbassa un attimo la guardia.
Mi butto su di lei e la spingo a terra con quanta più forza possibile.
Livia urla.
Clara boccheggia, non capisco cosa sia successo e la giro su sé stessa guardando inorridito il coltello infilato nel petto.
I suoi occhi mi gelano il sangue, non so davvero più chi sia la donna che sta morendo tra le mie braccia.
Alzo lo sguardo su Livia cercando conferme, risposte, consolazione.
Forse sono solo i riflessi della luce fioca sulle lacrime che le riempiono gli occhi, ma per un attimo, un attimo solo, vedo un guizzo strano, crudele…
 
(Copertina generata con chatgpt)