Un ultimo regalo

Siamo tutti fiammelle destinate a spegnersi, lasciare un segnale del nostro passaggio ci permette d’essere luce un po’ più a lungo.

 
L’immagine che lo specchio rimandó a Veronica le fece storcere il naso. I capelli rasati sembravano accentuare la curva irregolare del cranio. Gli occhi, infossati in un viso scavato dagli spigoli sporgenti, erano circondati da occhiaie scure simili a un make up gotico. Le iridi erano spente, come spenta si sentiva lei.
La giovane donna si passó una mano sul viso, percependo l’epidermide screpolata e ruvida. «Passerá», la sua voce interiore tremò, «Posso ancora fare qualcosa».
Veronica si diresse con passo incerto verso il salotto.«Ho ancora tanti progetti da completare», quanti ne aveva cominciati e poi piantati in corso di realizzazione, convinta di avere un tempo infinito davanti.
Quello era prima. Prima di scoprire l’esistenza di quel male che la stava divorando senza pietá (anche in quel momento) dall’interno. Prima del verdetto, anzi, della condanna a morte emessa dal medico.
«Non mi arrendo. Io». Strinse i pugni, ma la voce tremava lo stesso.
Il sole, anche per quel giorno, lasció il posto alla notte. Le tenebre avvolsero la cittá e furono accolte con gioia dalla giovane donna.
«Voglio finire almeno uno dei miei progetti, per dire che son esistita, per ricordarmi che non ho vissuto invano i miei pochi anni».
Veronica pensó. Quello che le restava da vivere era paragonabile all’ultimo sprint del maratoneta per raggiungere il traguardo. Il suo era una lapide marmorea con il suo nome e due date incise sopra.
Rinvigorita da quel pensiero, cominció a ragionare per scovare l’idea da poter realizzare. Il suo contributo.
Il mattino la colse sveglia e pronta a mettersi in gioco, come mai aveva fatto in vita sua.
Fin dal mattino si mise all’opera, combattendo la fatica e il suo nemico interno, impegnando le ultime energie in quella che era forse un’opera folle, ma ambiziosa.
Per settimane trascorse le giornate nel piccolo parco della biblioteca, armata di molteplici bombolette di vernice spray e della sua fantasia.
Incurante del cedimento inarrestabile del suo fisico, Veronica aveva trovato in sé una nuova forza ma serví a ben poco quando giunse lo tsunami del collasso finale. La colse di sorpresa, mentre era ancora intenta a ricorprire il muro grigio con la vernice.
Furono alcuni frequentatori del parco a trovarla, appoggiata al muro, i vestiti e il viso sporchi ma con un sorriso sereno sul viso. Chiamarono i soccorsi ma era troppo tardi.
Fu una ragazzina solitaria che, quasi per sbaglio, alzó lo sguardo verso il muro e lanció un singulto di stupore. Altri la imitarono e un nugolo di persone si trovó ad ammirare il murales realizzato da Veronica. Il suo regalo al mondo. Con enormi lettere colorate, la ragazza aveva voluto condividere il suo credo. “La conoscenza é una luce che non si spegnerá mai”.