Vigilia

Si sa, le vigilie possono essere stressanti… Finalista nella 113° Edizione con Federico Guerri come guest star, un racconto di Riccardo Rossi.

 
Non è stato difficile.
Non a livello intellettivo, quantomeno. I professori arroganti, le mille nozioni, persino le patologie… Tutti problemi da isolare e risolvere. È sempre stato bravo, in questo.
Individuare problemi. Trovare soluzioni.
Le difficoltà sono altre.
Siede alla scrivania immacolata, ascoltando il sospiro del computer che si spegne. Ha rivisto e corretto la presentazione della tesi. L’ha stampata e ripetuta un’ultima volta, prima di poggiarla sulla valigetta pulita con metodo.
L’ha lucidata per bene con la crema per le mani. Per quanto sia logico, continua a sembrargli buffo che funzioni tanto bene sul cuoio.
Le due scrivanie che affiancano la sua non riflettono la pulizia e l’ordine richieste dall’occasione. Gianluca non è un cattivo elemento, tolte le trovate domestiche da ingegnere, ma lascia giornaletti ovunque, anche dove dovrebbe lavorare. Quanto a Paolo…
Paolo è nocivo per qualunque conglomerato sociale. Incapace del benché minimo rispetto. Un dito di polvere e macchie di caffè sono segni inevitabili della sua presenza.
Ne sente la voce da ore, a intervalli irregolari, quando un tiro fortunato a RisiKo la rende stridula per l’entusiasmo.
Ha sopportato molto durante i suoi studi, dai colleghi che gli fumavano intorno agli osceni pasti fuori da città universitaria, le poche volte in cui non poteva cucinare per sé.
Ma la sua pazienza non ha mai affrontato una prova paragonabile all’assegnazione di Paolo alla sua tripla.
Non è bravo in questo. Sopportare il lerciume, la noncuranza.
Ha tre copie della tesi, tutte a copertina rigida.
Ha il completo fresco di tintoria appeso nell’armadio, immobile nell’attesa dell’indomani. I diversi toni di grigio sono accostati con precisione scientifica per ottenere la massima autorevolezza. L’unico tocco di colore è il fazzoletto nel taschino, rosso: il colore della facoltà.
La partita a RisiKo in sala comune dev’essere finita, a giudicare dai rumori. Paolo, però, si è fermato in corridoio per telefonare alla sua fidanzata. Tipico. Alterna frasi d’amore adolescenziali a risatine immotivate. Alle undici passate.
Pressoché intollerabile.
Non importa.
Dopo domani, le preoccupazioni indebite dei suoi genitori per la sua socializzazione saranno ininfluenti. I fumetti di Gianluca, lontani. Ogni traccia del passaggio di Paolo nella sua vita verrà relegata a ricordi e incubi occasionali.
Ha ancora una cosa da fare, prima di ritirarsi. S’impadronisce delle forbici e apre il pacco inviato da sua madre, ignorando il biglietto scritto con la solita grafia ansiosa.
Appenderà la ghirlanda sopra il completo, e tutto sarà pronto.
La rabbia svanirà. Lo stress svanirà. Avrà la sua giornata perfetta.
Apre il pacco.
Non può essere.
Bianco.
Il nastro è bianco, non rosso.
Rovinato! Tutto rovinato. I fumetti di Gianluca a un soffio dalla sua tesi, lo sporco di Paolo – che ora sta aprendo la porta –, tutto ciò che ha ignorato finora si riversa su una vigilia di laurea impeccabile, rendendola una catastrofe. Tutto per un colore sbagliato. A meno che…
Guarda Paolo entrare, ancora al telefono.
Fissa la sua gola. Stringe le forbici.
Trova una soluzione.