
Un vicino più originale di quel che può sembrare a prima vista. Terzo classificato nell’Ottava Edizione della Quinta Era con Alessandro Forlani come guest star, un racconto di Andrea Partiti.
Il mio vicino di casa ha una grossa compostiera di legno.
Ogni sera al tramonto esce di casa con un secchio in mano, apre il coperchio e vuota i rifiuti del giorno all’interno. Picchia per tre volte il secchio sul bordo per staccare tutto quel che aderisce alle pareti. Poi la richiude e torna in casa.
Tra i nostri giardini c’è solo una bassa staccionata e io me ne sto spesso in veranda a fumare, quindi ogni volta che lo vedo uscire per il suo deposito gli faccio un cenno di saluto. Lui mi risponde con un sorriso, o toccandosi la tesa di un cappello immaginario.
Il mio vicino di casa passa molto tempo nell’orto dietro casa. Lo vedo sudare, zappare, piantare e raccogliere, sia d’inverno che d’estate. Coltiva da sé le verdure e mangia seguendo le stagioni. Quando ci capita di parlare cerca sempre di convincermi che essere vegani è l’unico stile di vita responsabile, che l’agricoltura biodinamica gli ha cambiato la vita: l’ha messo in sintonia con la natura.
Io annuisco, lo ascolto, dico che mi informerò.
Poi torno in casa a farmi un tramezzino al tonno, perché ascoltarlo mi mette appetito.
Il mio vicino di casa è un animalista sfegatato.
Regolarmente torna a casa con cucciolate di gatti e cani abbandonati, oppure animali malati e bisognosi che sono stati abbandonati. Li tiene in un capanno vicino all’orto. Li cura se ne hanno bisogno, poi trova chi li adotta. Non ne ha mai tenuti con sé a lungo, dice, perché non sopporterebbe di doverli nutrire con della carne. È vegano lui, non vuole dover maneggiare mangimi preparati con i cadaveri di altri animali.
Non mi ha mai chiesto di adottarne uno, probabilmente pensa che io non sia affidabile, così scettico riguardo al suo stile di vita, l’unico corretto.
Il mio vicino di casa fa yoga. Ogni mattina all’alba aspetta il sorgere del sole sulla sua veranda, rivolta a est, poi stende un tappetino e per un’ora ritrova se stesso.
Da quando ha notato che lo osservavo con curiosità, non perde occasione per elogiare i benefici dello yoga, di come migliori postura, respirazione, sonno. Di come apra i chakra e illumini la mente.
Il mio vicino di casa era di fretta ed è scivolato nel vialetto. Sono stati giorni freddi ed è quasi il tramonto, doveva esserci del ghiaccio fresco.
L’ho visto cadere e sono accorso ad aiutarlo.
Aveva la spesa in mano. Il sacchetto di tela si è rovesciato sul prato e il mio vicino lo osserva con terrore cercando di coprire quello che ne è uscito, di nasconderlo alla mia vista.
«Tutto bene?» gli chiedo, ignorando lo strano atteggiamento.
«Sì, va tutto bene, perfettamente, non serve aiutarmi grazie,» mi fa segno di andare, ma ormai sono vicino.
Per terra vedo una dozzina di vaschette di polistirolo nero. Piene di carne: cuore, fegato, cervella, polmone, animelle.
«Non è come sembra…» dice il mio vicino.
«Ehi, guarda che non ti giudico, mangia quel che ti pare!» lo rassicuro.
«È quasi il tramonto e non è stagione di cucciolate!» indica la compostiera. «Ma Lui ha fame ogni giorno.»