Fuori dalla grazia di Bio

Zombie? Fine del mondo? Apocalisse? Nel frattempo voi state attenti a cosa mangiate… Un racconto di Jacopo Berti.

 
«Ma tu lo guardavi Walking Dead?», chiese Livia, fermandosi improvvisamente. Fissò Amerigo con aria di sfida, col braccio appoggiato al fianco.
«Quella serie sui morti viventi? Me ne hanno parlato… di recente, sì. Ma non l’ho mai vista.»
«Ecco perché non sai un cazzo!» La donna lo guardò dall’alto in basso, insofferente. Ripresero a camminare. «Morti viventi, poi? Se arriva uno zombie che fai? Gridi “attenzione, un morto vivente!”?»
«Beh, “zombie” è un termine della religione haitiana e non è proprio adatto…» cominciò l’uomo, e portò la mano al viso, come per sistemarsi degli occhiali. Che non c’erano da due mesi almeno.
«Ma sei serio? No, no, tu mi prendi per il culo!» lo incalzò, sorridendo. «Che facevi prima di…?» prese a dire la donna, ma s’interruppe. Un torso sanguinolento, con le estremità inferiori maciullate da un mezzo pesante, si contorceva sull’asfalto, accanto a un albero, certo l’ultimo rifugio della persona che era stata. Livia gl’infilzò il collo con l’attizzatoio del caminetto che portava sempre con se. Ora era morto davvero, definitivamente. Come tutti gli altri cadaveri che si decomponevano sull’asfalto.
Ogni volta che ne uccideva uno, Livia ritornava alla realtà: improvvisamente si rendeva conto del fetore, dello spettacolo desolante delle strade insanguinate, delle auto abbandonate con le portiere aperte, delle assi di legno alle finestre. Di essere sola.
«Che facevi prima di questa merda?» chiese. Non sorrideva più.
«L’insegnante di lettere» disse Amerigo, e si adombrò anche lui. «Ero in classe quando è successo. Stavo spiegando Dante, Inferno. Canto decimo.» Guardò Livia, in attesa di un cenno di assenso. Non arrivò. «Quello degli eretici, che escono dai sepolcri.»
«Ah! Ognuno ha i suoi zombie!»
«I propri» biascicò il professore.
«Eh?»
«Niente, niente. Tu che facevi?»
«La personal trainer»
«Ecco perché non sai un cazzo» disse, ridendo a denti stretti. Lei capì. Fece l’offesa. Riuscirono a scambiarsi sguardi complici e divertiti.
«Devo proprio ricordarti che fino a ieri eri sul tetto di… come si chiamava? L’isola dei tesori! a sbracciarti e a mangiare scatolette per gatti e barrette per canarini?»
«Dimmelo tu. Puoi farne a meno?»
«Potrei. Se il posto che mi hai indicato ci frutta qualcosa di commestibile»
«Tarallucci e vino, come minimo» azzardò Amerigo.
«Biscotti al cioccolato!» aggiunse Livia rispondendo per le rime.
«Frutta secca!»
«Un panino con la mortadella e i cetriolini.»
«No, quello direi di no. Ti ho detto che è un supermercato “bio” e vegetariano.»
«Mmh… vero» commentò Livia «Ti conviene che i biscotti siano tanti.»
«Faremo il possibile.»
A qualche decina di metri un altro zombi si avvicinava a passi lenti.
«Erano giorni che non ne vedevo uno ancora in piedi» commentò l’uomo.
«Peggio per lui» disse la compagna di viaggio. Fissò l’attizzatoio a un bastone che aveva modellato all’occorrenza, realizzando una specie di baionetta. Attese il morto vivente – sì, c’era persino il tempo di chiamarlo così – come con una lancia in resta. Gli bastò cambiare leggermente inclinazione per intercettarlo nella sua goffa corsa e raggiungere quel punto alla base del collo che, colpito, decretava la fine ultima di quelle rivoltanti creature.
 
Camminarono ancora per qualche centinaio di metri, senza che nessuno avesse niente da dire.
«Ecco, dovrebbe essere qui.» Amerigo indicò una piccola insegna. «Se non lo conosci non lo trovi, per questo spero che sia rimasto qualcosa. È la politica di posti come questo: il cliente deve sentirsi culturalmente privilegiato, uno che fa delle scelte consapevoli e mirate, che impiega il suo tempo per info…»
«Hai finito di fare l’analisi del testo? C’è scritto solo Veg point, cazzo!»
Il professore allargo le braccia e mostrò le palme delle mani, in segno di resa. «Entriamo» aggiunse.
L’interno era pulito, ordinato. Illuminato da luci elettriche. In effetti c’erano dei pannelli solari sul tetto, pensò l’uomo. I prodotti erano esposti come Amerigo li ricordava: non davano l’impressione di essere sistemati da qualcuno; sembrava che si riproducessero per gemmazione sullo scaffale e che si auto-organizzassero. Il supermercato era soltanto una proprietà emergente…
«Ci sei?» La ragazza gli passò una mano davanti agli occhi.
«Colpito e affondato. Sì, scusa, mi ero distratto.»
«Cos’è sta roba?» disse Livia, mentre indicava tutt’intorno. Ad Amerigo s’illuminarono gli occhi: Musica!
«Missa papae Marcelli» sentenziò, scandendo il suo latino arrugginito da neanche un trimestre «Giovanni Pierluigi da Palestrina.»
«E tu facevi la spesa in questo posto?» chiese lei, quasi inorridita.
Lui fece finta di niente: «Ecco, ci sono ancora i tarallucci» disse, affrettandosi allo scaffale «e lì c’è il vino».
«Musica classica, eh?» continuò ironica «Su questa confezione di uova c’è scritto che anche le galline ascoltavano musica classica.» Posò le uova e si avvicinò al banco frigo.«Qui ti voglio, letterato! Prendiamo il “tofu al pesto” o il “pesto al tofu”?»
«Io preferisco il tofu al pesto» disse cordialmente una voce maschile che non era Amerigo. Era di un uomo, un giovane, apparso improvvisamente tra due corsie di scaffali. Vestito con gli abiti della catena Veg point: un completo color nocciola e crema che ad Amerigo aveva sempre ricordato gli abiti Amish, ma anche quelli delle tradizionali nozze carsiche.
«Oh, buongiorno» disse Livia «ci ha fatto prendere uno spavento!» Amerigo era già accanto a lei, col vino e i tarallucci.
«Chiedo scusa se vi ho fatto sobbalzare. Qui cerchiamo di mantenere un clima tranquillo e rilassato.»
«Non è da solo, dunque?» domandò Amerigo.
«Siamo un piccolo gruppo» rispose l’uomo, quasi reticente.
«Vedo che qui avete tanta roba ancora… io ho dei soldi ma…»
«Oh, non serviranno. Crediamo nella condivisione. Abbiamo anche della carne, noi non la mangiamo, se la volete, è vostra.»
«Sì, perché no?» rispose Livia, entusiasta. Amerigo annuì di rimando.
«Peccato» disse l’uomo «mi sembravate delle brave persone. Non sapete che tutto questo è accaduto per il consumo di carne? L’epidemia, i morti, i divoratori. Voi siete come loro. Ma ora vi daremo l’opportunità di ritornare nel ciclo autentico della vita!»
 
Mentre venivano trascinati via, Amerigo allungò il braccio verso Livia, alla ricerca di un ultimo contatto umano. Gli occhi gli si annebbiavano, ma vedeva il volto della donna, disperato come il suo. E sopra di loro riuscì a distinguere un cartello, sull’arco che conduceva al parcheggio, ora coperto di terra e adibito ad orto: “Grazie per condividere con noi il tuo impegno per la salute dell’uomo e la fertilità della terra”.