Dove sei, Pongo?

Tolto Pongo, cade il mondo. Quinto classificato nella Sesta Edizione della Quinta Era con Eliselle nelle vesti di guest star, un racconto di Linda De Santi.

 
SMARRITO PONGO
Meticcio di 2 anni con pelo corto bianco e marrone.
Se lo vedete, chiamate il 3478500664.

 
L’ultimo volantino l’ho attaccato all’edicola sotto al mio ufficio, se mi affaccio posso vederlo sventolare.
Mi dicono che quando avrà fame tornerà, ma sono già passati quattro giorni e di Pongo non c’è traccia.
L’orologio segna le 10:30. È l’ora del caffè. Mi alzo e raggiungo la macchinetta in corridoio.
Aida arriva qualche istante dopo, a quest’ora viene sempre a prendersi il tè.
«Notizie di Pongo?» mi domanda.
Scuoto la testa.
«Vedrai che torna. Starà facendo il filo a qualche cagnolina.»
«Non lo so. Non era mai scappato prima. Zucchero?»
«Sì, grazie.»
«Ti trovo bene.»
«Macché. Anche stanotte non ho dormito niente.»
La guardo. «Qualcosa che non va?»
«Ma no, niente. È solo che…»
«Cosa?»
«Niente, una cazzata. Da qualche notte qualcuno mi chiama per dirmi che sono una puttana.»
«Diamine, mi spiace. Saranno le solite teste di cazzo.»
Aida arriccia le labbra e soffia sul tè. «Sì, di sicuro. Eppure…»
«Pensi sia qualcuno che conosci?»
«Non lo so» si sforza di sorridere. «Ora scappo. Spero che Pongo torni presto.»
Resto a guardarla mentre si allontana a passo svelto, nei jeans strettissimi.
 
Pongo mi manca. Non era un cane intelligentissimo, ma mi amava in maniera totale. Mi faceva le feste quando rientravo da lavoro, mi chiedeva coccole e attenzioni. Gli volevo davvero tanto bene. Perché all’improvviso se n’è andato?
Vorrei che Pongo sapesse quanto mi sento solo ora che non c’è più.
Non riesco nemmeno più a dormire bene. Sono quattro notti che mi addormento e faccio sogni strani.
Sogno di rincorrere Pongo lungo il corridoio dell’azienda, sto per afferrarlo, ma lui si volta e mi morde. Alzo la mano per colpirlo, ma poi mi rendo conto che non è Pongo, è Aida. Allora scoppio a piangere e le domando perché si comporta come se fossi diventato invisibile, perché deve per forza trattarmi come se fossi un vecchio amico, perché, dannazione, non mi dà un’ altra possibilità. Per tutta risposta, Aida si gratta l’orecchio e ulula.
Mi sveglio tutto sudato, cerco di riaddormentarmi ma non ci riesco. Dunque prendo il telefono, compongo un numero che dovrei aver cancellato mesi fa, mi metto il cuscino davanti alla bocca e qualcuno che non sembro io dice cose di cui al mattino mi vergogno.
E dopo scoppio a piangere per davvero perché ora che non c’è più nemmeno Pongo, a questo mondo non mi rimane più nessuno.
 
Oggi è l’ultimo giorno che attacco i volantini.
Ho aspettato invano per giorni, ormai so che non tornerà.
Apro il file dell’annuncio, lo modifico e lo mando in stampa.
Attacco il primo volantino a un lampione.
 
SMARRITO PONGO
Bastardo di 2 anni.
Se lo ritrovate tenetevelo: tanto non mi ama.

 
Finisco il lavoro, poi mi dirigo verso l’ufficio. Come prima cosa vado a prendermi un caffè. Sto iniziando a sentirmi già più leggero…
Sento dei passi alle mie spalle. Sto per voltarmi, quando un latrato familiare mi congela. Mi giro piano, tremando. Non credo ai miei occhi.
 
Pongo, buon Dio, dov’eri finito?