
Un pianeta alieno apparentemente paradisiaco. Già questo dovrebbe bastare a mettere in allarme: i paradisi non sono mai tali. Un racconto di Flavia Imperi.
Gli occhi di Liana si riempirono di un caleidoscopio di colori. Lontana miliardi di anni luce da casa, era circondata da una selva di fioriture mai viste prima da occhio umano. Marek le tendeva un mazzo di “girasoli” blu.
Magari li chiamerò “GiraK237”, come questa stella, pensò, deliziata.
«Non dovevi, tesoro» guardò il marito con gli occhi lucidi.
«È il nostro anniversario» rispose lui. «Non avrei potuto dimenticarlo, neanche…»
«In un altro universo!» lo interruppe Jori acido, raggiungendoli dal Portale con il resto dell’attrezzatura. «Vi ricordo che siamo in territorio inesplorato.»
Ridacchiarono, abbracciati. L’esploratore si allontanò sbuffando oltre una selva colorata.
«Ci pensi, tesoro? Il nostro primo pianeta dell’Altro Universo» si rivestiva Liana, le guance arrossate sotto il cielo stellato «Ed è un giardino incantato. Non potevi farmi regalo più bello» lo baciò.
«Non preferivi i cioccolatini?» scherzò lui. «Sei la miglior botanica della Colonia, meriti di essere qui.»
«Coraggio allora, alla raccolta dei campioni!» Si alzò di scatto. «Strano, però. Non ci sono altre forme di vita?»
«Sembra di no.»
«C’è sempre un ecosistema.»
«Ne sappiamo ancora così poco su questo universo. Oh, no.» Guardò la spia lampeggiante. «Quell’idiota mi chiama. Aspettami qui.»
Marek raggiunse Jori oltre una selva fuxia-arancione, fino al luogo della trivella laser. Si guardò intorno con la spiacevole sensazione di essere osservato. Quel geloso aveva una faccia preoccupata.
«Ricordi la traccia che poteva essere ricollegata a una colonia?» gli disse secco. «Guarda qui.»
«Per tutte le aurore boreali! Quelle sono costruzioni!»
Sullo schermo si distinguevano palazzi in rovina fra radici mastodontiche, a chilometri sotto i loro piedi.
«E guarda» zoommò.
Scheletri. A miliardi.
«Vuol dire che q-qui sotto c’è un’intera civiltà?»
«Almeno c’era.»
«Dammi qua!» gli strappò dalle mani la strumentazione, facendo danzare le mani su cifre e parametri. «Tutto il fottuto pianeta è stato fagocitato da…
Una goccia di sudore cadde sullo schermo.»
«La vegetazione.»
In un attimo gli fu chiaro.
«Ha “disboscato” gli umani.»
Al campo base non c’era traccia della moglie.
«Liana! Dobbiamo andarcene!» Girò intorno allo strano fiore chiaro, fra gli strumenti in terra.
Gli si gelò il sangue nelle vene.
Non era un fiore.
Strappò i rampicanti con foga attorno alla mano sepolta, finché ritrovò il volto di Liana.
«Tesoro, parlami! Amore…»
«Le radici. Sono un unico…» rispose lei con un filo di voce.
«Un unico essere, cazzo! Ti tirerò fuori di qui, promesso!»
Si girò in lacrime verso il portale, ormai coperto di rampicanti. Migliaia di fiori lo fissavano, come ridicoli occhi. Jori era sparito.
«Maledetto!» gridò Marek impotente, mentre Liana scivolava verso il basso.
«Cioccolatini…» sussurrò lei sforzandosi di sorridere, eclissandosi fra fiori e lacrime. «Dolcezza, la prossima volta… preferisco i cioccolatini.»
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