
Ogni giorno, dentro ognuno di noi, la guerra. Sesto classificato nell’Ottava Edizione della Quinta Era con Alessandro Forlani come guest star, un racconto di Linda De Santi.
Kara indossò le scarpe e andò in bagno a truccarsi.
Igor sbucò fuori dalla doccia e strisciò sulle pareti fino allo specchio. Le disse: «Stai invecchiando. La tua pelle non è più quella di una volta, è smorta, e non farà che peggiorare.»
Kara sospirò. Finì di mettersi il rossetto e uscì dal bagno. Igor la seguì in cucina.
«Ancora biscotti al cioccolato? Hai proprio deciso di diventare una cicciona?»
Kara richiuse il pacchetto di biscotti e optò per un caffè senza zucchero. Prese lo zaino e uscì.
A lavoro ricevette il solito carico di compiti, che si accumularono a quelli che non era riuscita a finire il giorno prima.
Durante la giornata, visto quanto era indietro con il lavoro, il suo capo le scrisse una mail per dirle che non poteva permettersi di essere così lenta.
Sentì i tentacoli di Igor serrarle il petto.
«Lo vedi che non ci riesci? Al colloquio sei stata brava a fingere di essere in gamba, ma sai benissimo che non è vero. Sei un’incapace e lo sanno tutti.»
Uscita da lavoro, dopo essersi trattenuta un’ora in più, Kara fece una passeggiata in centro. Si fermò ad ammirare un vestito di seta in una vetrina, ma proprio in quel momento Igor sbucò fuori dallo zaino e le attorcigliò un tentacolo intorno alle gambe.
«Sai che non puoi permettertelo. E comunque ti starebbe male. Non ti meriti cose belle.»
Kara tirò dritto. Inviò un messaggio a Matteo per chiedergli se gli andava un aperitivo. Lui rispose che non poteva, quella sera avrebbe dovuto lavorare fino a tardi. Kara ci restò male, ma sapeva che non era una scusa: Matteo aveva spesso delle deadlines e lavorava anche di notte.
«Sai che in realtà non ha voglia di uscire con te. È normale che ti tratti così, credi di essere così speciale da meritare un trattamento diverso? Ci sono milioni di ragazze migliori di te.»
Kara strinse i denti. Da quanto tempo Igor la seguiva ovunque?
Anni.
Ricordava che una volta, poco dopo aver compiuto undici anni, sua madre l’aveva rimproverata dopo che l’aveva vista giocare nel fango con dei bambini. Kara aveva giocato così fino al giorno prima, eppure da quel momento in poi sarebbe diventata una cosa da non fare più.
«Ormai sei grande. Le ragazzine non giocano nel fango» le aveva detto. «Le ragazzine devono essere pulite, avere i vestiti in ordine, stare tranquille e al loro posto.»
La sera stessa Kara aveva visto l’ombra dei tentacoli di Igor agitarsi nel bagliore della luce della sua cameretta.
Si fermò a comprare la cena e rientrò a casa. Sfogliò una rivista d’arte («Ma non sognavi di diventare una pittrice? Per quanto tempo ancora ti racconterai che è solo un periodo in cui ti manca l’ispirazione? Dovresti rinunciare, una volta per tutte.»), poi, esausta, andò in camera e s’infilò nel letto.
Igor si avviò per andare nel ripostiglio. Prima di sparire dietro alla porta, si voltò e disse: «Oggi sei riuscita a ignorarmi quasi sempre. Ma domani tornerò, e sarà più dura del solito. Preparati.»
«Sarò pronta» disse Kara.
Poi si tirò le lenzuola fin sopra la testa e si addormentò.