
La vita, la morte, la lotta per la sopravvivenza, il tutto sullo sfondo di una solo apparente immobilità. Finalista nella CENTESIMA Edizione di Minuti Contati, un racconto di Andrea Partiti.
Il vecchio sciolse la cima con gesti sicuri, lanciandone l’estremità nella barca a remi.
Afferrata la sponda la avvicinò al molo, la scavalcò con una gamba e si lasciò cadere all’interno, dando tempo al rollio di riassorbirsi. Non riusciva a cavalcare la barca come faceva da giovane.
Spinse con la mano contro uno dei piloni del piccolo molo, facendo forza al contempo contro un madiere per allontanarsi dalle correnti turbolente della riva. Calò entrambi i remi in acqua e prese a vogare con calma studiata. Schivò isole di piante acquatiche, una grossa roccia verde sotto il pelo dell’acqua e dei fragili nidi di sterpazzole aggrappati alle canne.
Arrivato al centro del lago, in un punto non disturbato dalla corrente, ritirò i remi e li appoggiò sul fondo della barca, estraendo al posto una corta canna da pesca. Legò alla lenza una grossa esca fatta di piume e ami, la appoggiò sulla superficie dell’acqua e lasciò che il vento la mandasse alla deriva srotolando il filo.
Con un sorriso si calò il berretto sulla testa e si sdraiò di traverso sui banchi, sistemandosi fino a trovare una posizione comoda.
Incastrata tra lo scalmo e le gambe del vecchio, la canna non si mosse per alcune ore. Le lunghe ombre delle colline a ovest avevano quasi raggiunto la piccola barca quando sentì il primo strattone.
D’istinto mosse le ginocchia, per dare all’esca una parvenza di vita, ma ancora non sollevò la testa. Aspettò un secondo strattone e poi ancora un terzo, prima di sollevarsi.
Avvolse la lenza fino a incontrare resistenza. L’acqua era ferma. Tirò verso l’alto per guadagnare un po’ di terreno e iniziare la battaglia lenta del pescatore, fatta di fronti liquidi e instabili da conquistare e cedere. Il vecchio era un generale temprato dalle correnti: sapeva che le lunghe battaglie premiano chi ha una buona posizione e i piedi all’asciutto.
Le ombre lo avevano ormai preso quando una pinna dorsale affiorò sull’acqua. Intravide due lunghi baffi rossi, sollevati a forza dal ricco fondale. Il vecchio colse l’occasione e con uno strattone fece assaggiare alla bestia l’aria che l’attendeva. Il panico che ne scaturì sfiancò il pesce siluro facendogli cedere altro terreno.
Era notte. Una spanna alla volta il vecchio aveva avvicinato l’animale alla sponda della barca. Due metri di squame, cicatrici e potenza. Toccò il fianco dell’animale, che non reagì. La rete non sarebbe servita a nulla, su quella mole.
Il pesce siluro sollevò il muso verso il vecchio e verso un cielo così diverso dal suo fondale. Sputò melma e frammenti di canne inalati durante la lotta, poi gonfiò le branchie come se l’aria le bruciasse.
Il vecchio allungò la mano e, senza paura dei denti a uncino, la infilò in bocca alla bestia per liberare gli ami.
Questa per un istante non si mosse, poi con un guizzo all’indietro sparì nell’acqua torbida.
I vecchi generali sanno accettare la resa del nemico.