La preda

Un racconto di Barbara Baraldi, la Guest Star dell’Edizione di Giugno 2015 di Minuti Contati. Fra le righe, nascosto bene, si può cercare di scovare il tema dell’edizione.

 
Le dita scorrono veloci sulla tastiera. Pensieri che diventano parole. Parole che si tramutano in emozioni. Umberto vede quello che descrive. Partecipa, come autore della storia, ma al tempo stesso come fosse uno dei personaggi. O, meglio: tutti i personaggi insieme, perché prova i loro turbamenti, le loro paure. Brama i loro desideri. Adesso, Umberto veste i panni di Johnny, il protagonista del romanzo che sta scrivendo. Johnny cammina lungo un viale alberato, non c’è anima viva. Solo il rumore del vento che accarezza le fronde degli alberi.
Johnny ha fretta. Un’ora fa ha litigato con la moglie e se n’è andato sbattendo la porta. Ha incontrato una zingara che voleva leggergli la mano, e Johnny ha rifiutato. Allora quella femmina selvatica gli ha incollato i suoi occhi di brace negli occhi. «Fai presto, o sarà troppo tardi» gli ha detto in un ghigno. A Johnny è sembrato che le parole scivolassero fuori da quelle labbra sottili, senza che ella aprisse la bocca. L’ha scansata malamente e ha aumentato il passo. Ma ora non riesce a togliersi quella frase dal cervello. «Troppo tardi per cosa?» si chiede Johnny. Cammina, mani in tasca e sguardo vitreo, lungo il viale.  Si guarda intorno e sembra che il vento parli una lingua straniera, eppure conosciuta. Si ferma. Rimane in silenzio. Ascolta. “Fai presto, o sarà troppo tardi”, risuona come un’eco lontana.
Johnny scuote la testa, estrae il pacchetto e si accende una sigaretta. Una lunga boccata, una nuvola di fumo. Quando alza gli occhi per poco non si mette a gridare. Anche Umberto salta sulla poltrona. Per un attimo le dita si allontanano dalla tastiera.  Quando scrive, Umberto, è come se la pellicola delle sue visioni gli passasse davanti. Si sente come lo strumento dell’Ispirazione. Appoggia le dita sulla tastiera e segue il flusso. Le immagini scorrono e i suoi personaggi diventano vivi. Come di carne, di ossa, di sangue.
Sangue. Una goccia scarlatta cade sulla scrivania. Umberto si porta la mano al viso. Gli sanguina il naso. Si alza di scatto, prende un fazzoletto di carta, lo bagna sotto un getto d’acqua fredda. Lo preme sulle narici e poi sul setto nasale. Non gli capitava una cosa del genere da quando era bambino e giocava per troppe ore sotto il sole d’agosto.
Il fazzoletto bianco è macchiato di sangue. Le sue mani sono macchiate di sangue.
Umberto è impaziente. Stava seguendo il flusso creativo e non vuole interromperlo. Si guarda allo specchio. Gli occhi castani cerchiati di nero. Non ha dormito molto la notte precedente. Si lava il viso, getta il fazzoletto sporco e torna alla tastiera.
Johnny è lì, dove lo aveva lasciato. La sigaretta in mano e gli occhi sbarrati.
Di fronte a lui c’è una donna. Johnny è sicuro di non averla mai vista prima, eppure gli sembra di conoscerla da sempre. Umberto la insegue da tempo, tuttavia la teme. Ha lunghi capelli rossi, come raggi del sole al tramonto. Occhi azzurri dalle ciglia di ragnatela. Bocca scarlatta, una rosa dai petali di velluto.
La sconosciuta sussurra qualcosa, e nel farlo mostra piccoli denti bianchi. Sembrano perle. Umberto deglutisce a fatica, come se avesse carta vetrata in bocca, al posto della saliva. Anche Johnny deglutisce a fatica.
Quella donna perseguita Umberto da anni. Non l’ha mai vista di persona, ne è certo. Eppure torna a trovarlo ogni volta che si accinge a scrivere un romanzo. E ogni volta riesce a entrare nella narrazione e si appropria di un ruolo differente. La prostituta che attira gli uomini da un angolo buio della strada, la madre premurosa, la sorella viziata. Mille facce della stessa predatrice. Sì, predatrice dei desideri.
Umberto non riesce a togliersela dalla testa. Chi è? E… come riesce a raggiungerlo, ogni volta che si mette davanti allo schermo del Pc e comincia a scrivere?
È l’unico personaggio di cui non indovina le motivazioni. Umberto si sente un burattinaio a cui uno dei burattini si è ribellato. La donna dai capelli rossi si muove senza fili. Prende ciò che vuole e non ha rispetto per lui, l’autore! Può stravolgere un intreccio, minandone i meccanismi e le dinamiche tra i personaggi.
Johnny parla con la voce di Umberto e chiede alla sconosciuta: «Chi sei?»
Lei si avvicina lentamente. Gli occhi le brillano di una luce ferale. Si avvicina a Johnny e gli sussurra all’orecchio. «Tu sai chi sono». Nel farlo gli appoggia la mano sul petto e lui viene colto da un brivido. Le unghie della donna sono laccate di rosso. Indossa un abito di raso nero con un lungo spacco laterale che lascia scoperta la coscia dalla pelle nivea. Johnny vorrebbe allungare la mano e toccarla. Affondare nella carne soda e perdersi nell’oblio. Non ricorda più il litigio con la moglie. Non ricorda le parole della zingara dagli occhi di brace.
C’è solo la donna dai capelli rossi, adesso, di fronte a lui.
L’incarnazione di ogni suo desiderio.
Umberto scrive, febbricitante. Vuole saperne di più, vuole che la narrazione lo trascini via. Vuole perdersi tra i capelli della sconosciuta e respirare il suo profumo. Così spinge Johnny ad avvicinarsi.
Il suo personaggio non vorrebbe farlo. Forse resterebbe immobile a fissare la rossa ancora per un po’. Di solito Umberto non forza le sue creature di cellulosa, ma ora non può fare altro.
Johnny alza la mano, e l’avvicina al volto di lei. Resta sospeso per un tempo infinito prima di sfiorare la guancia della donna. Liscia, pelle di porcellana.
Lei sorride. Le perle luccicano. «Fai quello che devi» sussurra tra i capelli infuocati.
Umberto si accorge di averlo duro. È la prima volta che lei gli rivolge parola. E poi quegli occhi. Gli occhi di chi vuole giocare senza badare alle regole. Di chi ha desideri e vuole concedersi ai desideri altrui. Di solito la donna dai capelli rossi è fuggevole come il turchese di un’alba estiva. Di solito appare come una stella cadente nel cielo e non gli lascia neppure il tempo di esprimere un desiderio. Oggi è diverso. La donna con i capelli rossi lo invita.
Umberto allunga la mano, ma è Johnny a sfiorare la coscia di lei. La mano si chiude come un artiglio sulla carne bianca. Improvvisamente il viale si riempie di foglie cadute. Un arcobaleno di colori.
È autunno e poi inverno e infine una notte senza tempo. Johnny sente l’erba fresca sotto la pianta dei piedi. Affonda la lingua nella bocca della sconosciuta e respira il suo respiro. Le labbra turgide e scarlatte lo avvinghiano e al tempo stesso lo respingono. Lei gli lecca le labbra e gliele morde, non perde mai il contatto con la sua bocca.
«Lo sai chi sono» sussurra la sconosciuta. «L’hai sempre saputo.»
Johnny le solleva il vestito. Frusciante come un serpente tra i rovi. Le accarezza il sesso attraverso il tessuto delle mutandine. Si accorge che gli manca il fiato. Dovrebbe fermarsi, ma non può farlo. La desidera più di ogni cosa al mondo. Quando entra dentro di lei si sente risucchiare da un’energia sconosciuta.
Calore, profumo e poi l’estasi.
Il piacere esplode in un orgasmo nero. Il viale non c’è più. Solo un cielo stellato.
Umberto aveva desiderato tanto fare l’amore con lei, l’Ispirazione. La Musa invocata dai poeti nei secoli. L’ha corteggiata, inseguita, supplicata, a volte ingiuriata. Ora la dea Ispirazione si è concessa al suo amante. Totalmente.
E per sempre.
Umberto ha terminato il libro della sua vita. Diventerà un best seller, ma lui non lo saprà mai. Umberto ha smesso di respirare, la testa adagiata sulla tastiera del pc. Diranno che è stato un aneurisma cerebrale fulminante, che non ha sentito dolore. Nessuno sa che Umberto vivrà per sempre in Johnny.
E il suo sudario saranno lunghi capelli rossi che profumano d’infinito.

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