L’essenza della vita

Caotica routine: mille piccole cose cui pensare che a volte possono oscurare quelle più importanti. Un racconto di Luca Pagnini.

 
Alfio rientrò nel supermercato di corsa.
Scansando l’anziana signora che lo precedeva, saltò il tornello e si precipitò tra gli scaffali.
Aveva dimenticato l’essenza della vita. E chi la sentiva se tornava senza l’essenza. Non poteva, semplicemente, e doveva fare anche in fretta.
Il sale, il sale! Ma dove sta il sale?
Il sale è uno di quei prodotti indispensabili che, chissà perché, vengono relegati negli angoli più nascosti dei negozi. Alfio, nonostante avesse molta esperienza, ancora non era riuscito a memorizzare il luogo esatto del tesoro.
Ma stavolta me lo disegno!
Anche i cartelli indicatori dei prodotti erano reticenti, Biscotti… pasta… assorbenti… Dov’è, dove? Nessuno usa più il sale?
Poi la vide.
Una commessa!
Spingendo di lato una signora con bambino al seguito, raggiunse l’avvenente professionista dello stoccaggio e ansimando tentò l’approccio: «Mi scusi… dov’è… uff… dov’è il… il…»
«Il sale?»
Non sono l’unico, allora! «Sale, sì, e… satto, il sale!»
«Deve tornare indietro al primo corridoio, sul lato delle casse.»
«Gra… grazie.»
Lo sapevo io!
Senza perdere un secondo, Alfio si voltò e ricominciò a correre.
Eccolo!
La preziosa sostanza era sul lato opposto a quello indicato dalla commessa.
Vigliacca!
Alfio afferrò un pacchetto da un chilo e sfrecciò verso la cassa più vicina.
Cinque persone in fila? Noo!
Non poteva attendere.
Con la miglior espressione da cane bastonato di cui era capace, guaì, «Ho solo questo, mi fareste passare?»
In quattro si spostarono, la quinta, una vecchia zitella canuta e secca come la morte falciante gli voltò le spalle e iniziò a posare la spesa sul nastro della cassa.
Strega!
Sbuffando a ogni bip del lettore di codici a barre, per Alfio trascorsero circa tre ore, in realtà non furono neanche tre minuti, poi la vecchia pagò.
Euforico in vista della meta, Alfio passò alla cassiera sia il chilo che l’euro per pagarlo. La donna strisciò il pacchetto sul lettore e con aria professionale chiese: «Ha la carta punti?»
Scherza? «No!»
«Fanno novanta centesimi.»
«Sono lì.»
«Ah! Mi scusi, non li avevo visti. Ecco il resto e lo scontr…»
Alfio afferrò il pezzetto di carta e scattò all’uscita.
Il passaggio dall’aria condizionata all’afa per poco non lo fece svenire. Nonostante il capogiro raggiunse l’auto e ci saltò sopra. Le gomme timbrarono il parcheggio e la macchina schizzò nel traffico pomeridiano.
Per portare le sei buste di spesa fino alla porta di casa, gli bastò un solo viaggio. Dopo aver messo via tutto, Alfio cucinò la cena del decimo anniversario di matrimonio, con una tale quantità di amore che a confronto i baci Perugina erano amari.
Orgoglioso della cottura, della mantecatura, dell’impanatura e, soprattutto, della salatura, lasciò le pietanze in attesa dell’ultimo ritocco prima di essere servite, quindi preparò la tavola.
Alle otto in punto lei rientrò.
«Ciao, amore», la accolse, Alfio.
«Ciao, tesoro», rispose lei, «Che buon profumo! I bambini dove sono?»
«I bambini?»

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