
Uno scienziato svitato, una ragazza confusa, ordinari problemi di gas da risolvere… Quarto classificato nella STEAMPUNK EDITION, un racconto di Diego Ducoli.
Maria riaprì gli occhi, i contorni confusi di un volto le riempirono la visuale.
«Maria, Maria come ti senti?»
La ragazza sbatté le palpebre un paio di volte e le immagini divennero più chiare.
«Lord Pitagor, che mi è successo?»
L’uomo si accarezzò la barba titubante.
«Un piccolo incidente. Ma non preoccuparti. Ho rimesso tutto a posto.»
«Incidente? Quale incidente?»
«Ti ricordi la mia invenzione, il motore a scoppio? Beh,è esplosa» rispose il vecchio.
La ragazza provò ad alzarsi, ma senza successo, gli arti sembravano piombo fuso.
«Perché non riesco a muovermi? E dove sono i miei vestiti? Non avrà osato…» balbettò.
«Non mi permetterei mai! Anche se devo ammettere che hai un notevole…»
«Lasci stare le mie notevolezze! Arrivi al dunque!»
«Ecco, nell’incidente hai avuto… come dire? Qualche problema» farfugliò l’anziano.
«Che problema?»
«Per farla breve, hai perso braccia e gambe. Anche un po di addome e altre cose di poco conto.»
Maria scoppiò in lacrime.
«Mi ha resa storpia!» singhiozzò disperata.
«Mia cara ragazza, calmati. Come ti ho già detto, ho sistemato tutto.»
La fanciulla frenò la sua disperazione e osservò Lord Pitagor vagabondare per il laboratorio. Il vecchio mise del carbone in quella che un tempo era la sua pancia e vi getto un fiammifero. Uno scatto metallico concluse l’operazione.
«Ma vuole bruciarmi? È forse impazzito?»
«Pazienta mia cara, e abbi un briciolo di fede.»
Maria sentì il calore diffondersi nei visceri e spandersi in tutto il corpo.
«Ora alzati!» ordinò l’inventore.
«Ma se mi ha detto…»
«Provaci! Alzati!» incalzò il vecchio.
Maria cerco di flettere i muscoli addominali, ne seguì uno sbuffo caldo e si ritrovò seduta sul suo letto improvvisato.
Diede ordine alle braccia e vide due blocchi di metallo percorsi da vari tubi, alzarsi davanti agli occhi.
«Dai, in piedi, ci puoi riuscire!» continuò Lord Pitagor.
Maria eseguì l’ordine. Le gambe erano simili alle braccia solo un po più lunghe.
Mosse qualche passo incerto tra gli sbuffi di vapore che emanava il suo corpo.
«Sono un mostro!» urlò, mentre altre lacrime scendevano sulle guance.
«Non dire sciocchezze! Sei stupenda, la mia opera meglio riuscita. Inserirti una caldaia nella pancia è stata un’impresa epocale. Poi mi serviva una fonte d’acqua, ma per quello ci penseranno i tuoi reni. Sei un capolavoro di ingegneria applicata all’uomo.»
Maria dedicò qualche istante a contemplare il proprio corpo.
«Mi dia qualcosa per coprirmi.»
«Certo! Che sciocco. Una signorina non deve mostrare le sue grazie.»
Lord Pitagor afferrò un lenzuolo lurido d’olio e glielo porse, nel mentre una lucina rossa prese a lampeggiare sulla mano della ragazza.
«Maria, ascoltami bene quella luce indica che la pressione è troppo altra. Devi scaricare il vapore.»
«Come faccio?» domandò.
«Come fanno tutti gli uomini quando rilasciano gas.»
«Una signorina per bene non fa certe cose!»
«Maria lascia perdere l’etichetta e rilascia!» ordinò l’anziano.
«Mai! È disdicevole»
«Maria, fallo subito!»
Il boato riempì la stanza.