
Il racconto vincitore della Summer Edition. Roberto Romanelli ci mostra che il contratto a tempo determinato può nascondere tranelli inaspettati.
Quando, al termine del periodo di prova, gli era stato posto davanti il contratto a tempo indeterminato Luca non ci aveva pensato due volte a firmare. Così era diventato a tutti gli effetti un cameriere del prestigioso ristorante Lo Specchio Infranto.
La clientela estremamente raffinata e selezionata esigeva il massimo della professionalità e non batteva ciglio di fronte al conto. Conto che raramente si attestava sotto i tre zeri a sinistra della virgola.
Dopo anni di gavetta Luca aveva quasi raggiunto la vetta. Se avesse lavorato sodo avrebbe sicuramente ottenuto il posto di capo sala. Luca sapeva aspettare.
Tre anni dopo, rientrando a casa al termine del turno serale Luca vide infrangere il suo sogno dai fari di un’auto pirata.
Il suo funerale fu celebrato tre giorni dopo.
Il giorno successivo Luca tornò a lavorare al ristorante.
Tempo indeterminato.
Lo Specchio Infranto annovera tra i suoi capi sala anche un necromante di notevole abilità.
Ogni giorno mille aghi roventi strappavano lo spirito di Luca dal suo riposo e lo vincolavano alla Sala Sotto.
Non ricordava di averla mai vista.
Nella Sala Sotto accedevano solo persone disposte a pagare cifre a cinque zeri per ricevere un servizio unico al mondo.
Uno spirito, a meno di non essere un necromante o un sensitivo particolarmente dotato, è invisibile.
La Sala Sotto offriva uno spettacolo di piatti e vassoi da portata che fluttuavano nell’aria, per andare a posarsi a fianco dei clienti.
Luca ogni sera serviva ai tavoli come se fosse sempre il suo primo giorno.
Ed in effetti era sempre il suo primo giorno.
Perché ogni volta che il giogo che lo costringeva si allentava tutti gli avvenimenti del giorno sfumavano, mentre la sua anima tornava a dormire nell’oblio.
Uno spirito può solo ricordare ciò che era.
Una risatina singhiozzante raggiunse Luca mentre stava servendo il dessert a una coppia di uomini che si tenevano per mano mentre mangiavano.
Il tavolo da cui proveniva la voce era in fondo alla sala, distante da lui, ma aveva riconosciuto quella voce. Veronica.
L’aveva incontrata a una festa pochi mesi dopo aver iniziato a lavorare al ristorante. Meno di due settimane e avevano deciso di convivere.
Non era il suo tavolo, ma era quasi il cambio turno e il capo sala era impegnato a richiamare altri camerieri, quindi si avvicinò.
Era bella come la ricordava. Le fiamme delle candele sulla tavola danzava sui calici e sulle posate d’argento, mettendo in risalto il suo viso.
Tutto accadde in pochi secondi.
Il suo compagno si accese una sigaretta.
Il lampo della pietra focaia dell’accendino colpì di riflesso due calici e Luca rivide i due fari dell’auto che anni prima l’aveva investito.
E vide anche il volto del guidatore e del passeggero.
Il capo sala si accorse troppo tardi di aver perso il controllo di uno degli spiriti.
Le mani di Luca erano già affondate nel petto di Veronica e del suo compagno.
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