
A volte il presente ha radici talmente ramificate nel passato che è impossibile pensare a un futuro che prescinda da esse. Un racconto di Angela Catalini.
Il parroco arrivò a San Pedro con la corriera di mezzogiorno. Si asciugò il sudore dalla fronte e si avviò per i vicoli polverosi, dove si affacciavano case basse con giardini striminziti.
Si fermò davanti a un locale, all’interno qualcuno stava arrostendo della carne; l’odore arrivava a zaffate e faceva impazzire i cani randagi. Entrò e restò lì con il cappello in mano mentre i pochi clienti lo osservavano curiosi.
«Sono padre Ignazio» disse. «Vengo dalla città per avere notizie del piccolo Pablo.»
La gente continuò a mangiare e nessuno badò più a lui. Pablo era uno dei tanti bambini che erano stati affidati a una famiglia in attesa dell’adozione definitiva. Aveva otto anni, la pelle scura e gli occhi vivaci. Era nato e cresciuto a San Pedro e probabilmente era fuggito per tornare nel posto che considerava la sua casa.
«Se qualcuno sta nascondendo il bambino» disse il parroco, «sappia che ne pagherà le conseguenze. Le autorità lo stanno già cercando.»
Il locandiere era un uomo alto e grosso con una cicatrice sul sopracciglio sinistro e il naso bitorzoluto. Si avvicinò al prete e gli puntò contro un coltellaccio.
«Non ci piacciono i preti e meno che mai chi viene qua a fare domande. A San Pedro ci conosciamo tutti e questo Pablo nessuno sa chi sia.»
Padre Ignazio fece un passo indietro e lanciò un’occhiata alla porta socchiusa.
«Forse aveva un nome differente, magari non è stato neppure battezzato, ma dovete sapere di chi sto parlando! É un bambino piccolo cresciuto per le strade, lo avrete curato e nutrito, altrimenti non sarebbe potuto sopravvivere.»
«Appunto» rispose il locandiere «se è nato e cresciuto a San Pedro è uno di noi, appartiene alla comunità e deve restare qui.»
«Come un randagio? Come quei poveri cani che stazionano qui fuori aspettando un osso?» gridò il Parroco.
Il locandiere si dimenticò di lui e cominciò a servire i clienti versando mate nei bicchieri vuoti.
Padre Ignazio uscì, il sole era un ferro rovente. Si fermò a riflettere sotto un albero di araucaria. Il Cile era pieno di bambini senza famiglia, ma lui aveva conosciuto Pablo e aveva visto un lampo di luce nei suoi occhi quando si era trovato davanti ai libri nella biblioteca della Mission.
Avrebbe potuto avere un futuro diverso, una famiglia, degli affetti. Non riusciva a capire perché aveva preferito tornare in quel posto rinunciando a una vita migliore.
Una donna attraversò la strada tirandosi dietro un bambino piccolo che faticava a starle dietro. Trotterellava inciampando a ogni pietra e rischiando di cadere, ma c’era la mano di lei salda nella sua.
Forse la vera madre di Pablo era una donna di San Pedro. Magari si occupava di lui di nascosto perché non poteva tenerlo. La polizia avrebbe fatto delle brevi ricerche e poi avrebbe archiviato il caso con la dicitura “bambini dimenticati”.
Se mai un giorno lo avesse ritrovato, gli avrebbe regalato un libro perché imparasse a leggere. Quel lampo che aveva visto nei suoi occhi doveva crescere e mettere radici.
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