Patto d’amore

Lui, lei, l’alto

Aldo fece irruzione nel bar con la roncola in mano. Eccola lì, Gianna, sua moglie, che ballava con quello spilungone americano venuto per liberare l’Italia dai fascisti e rimasto per trombarsi le donne di Montecorvino*. Mano nella mano, testa di lei sul petto di lui, parevano proprio innamorati. E la gente li guardava. E la gente rideva. Diceva che Aldo Esposito era cornuto, che la moglie lo faceva becco. Perché nel paese la gente parlava, parlava sempre. Non c’era un cazzo da fare in quella merda di paese se non sgobbare nei campi di giorno e parlare dei fatti altrui alla sera. Ah, ma adesso…

«T’ammazzo!» gridò Aldo dirigendosi verso il lungo con la roncola sollevata. «Bastardo!»

«No!» Gianna si mise tra loro, proteggendo l’amante con il proprio corpo. «Io lo amo, Aldo!»

«È un disertore e un vigliacco!» Ora il marito tradito schiumava saliva come un torello. «Ti rendi conto di che figura ci faccio davanti a tutti? Devo ammazzarlo per forza, e dopo sfregiarti!»

«Non servirà a niente» disse la donna. «Lui ha scelto di rimanere qui perché mi ama! Abbiamo fatto un patto d’amore sotto il plenilunio di San Guglielmo**, e non potremo mai più separarci. Accettalo, Aldo! Lasciami libera!»

«Mai! Piuttosto vi squarto!» e s’avventò addosso all’americano. Questi saltò come un gatto fuori da una finestra e si diede a una fuga forsennata attraverso i campi. Aldo lo inseguì, e Gianna inseguì Aldo per convincerlo a desistere.

 

Lui, lei, l’orto

Correvano in mezzo a un grande orto, sotto il cielo stellato. Per primo veniva l’americano, alto e magro come una scopa, poi Aldo con la roncola roteante e infine Gianna, che quasi non ce la faceva più. A ogni metro calpestavano cavolfiori, straziavano peperoni, buttavano in aria zucche e massacravano fagiolini. Povero orto, povera Natura innocente! Fare da sfondo a quell’Otello dei poveri, a notte fonda, e uscirne così male in arnese neanche fosse lei la colpevole! “Oh, Natura vilipesa!”, piangevano i grilli, “oh, Madre violentata!”, rispondevano le civette!

«Oh, ma ti vuoi fermare?» ansimava Aldo. «Sta’ a vedere che questo è campione di corsa a ostacoli, al suo paese!»

 

Lui, lei, l’urto

L’americano perdeva terreno. Correva in modo sempre meno composto, con le braccia penzoloni e la lingua di fuori, sembrava una marionetta mossa da un ubriaco.

«Let me go! Let me go!» gridava, e mentre gridava si voltava indietro a guardare Aldo. Fu per questo che non s’avvide di un albero di pere che sorgeva proprio sulla sua strada, e ci picchiò la testa spaccandosela. L’urto fu tremendo e lo spedì a terra privo di sensi, cosi che Aldo poté raggiungerlo.

«Ah, ora vedremo!» ghignò il marito cornificato.

«Lascialo stare, per carità!» gli gridò dietro Gianna, in lacrime.

«Deve morire!» sentenziò Aldo. «Mi ha disonorato»

E, a roncolate, lo fece a pezzi davanti alla donna.

 

Lui, lei, l’arto

Aldo, ubriaco, fissava fuori dalla finestra di casa sua. Erano passati ormai dieci giorni dalla notte in cui aveva ammazzato l’americano, e sapeva cosa aspettarsi. Anche sua moglie lo sapeva, e se ne stava su una sedia con un sorriso mellifluo sotto lo sfregio orizzontale che il marito le aveva regalato.

«Verrà anche stanotte» bisbigliò estasiata. «So che verrà».

E infatti, poco prima della mezzanotte, qualcosa di simile a un ragno con una grossa coda spuntò dalle tenebre. Aldo lo vide dalla finestra e andò ad aprirgli la porta, rassegnato, e la cosa entrò in casa. Era un braccio mozzato all’altezza del gomito, il braccio dell’americano, il pezzo più grosso che lui gli avesse lasciato. Si muoveva veloce sulle dita della mano, come uno schifoso insetto, e pareva sapere perfettamente dove andare e cosa fare. Gianna diceva che quel moncherino di carne morta conosceva mille modi per darle piacere, e lui non stentava a crederlo. Inutile mettersi contro i patti d’amore del plenilunio di San Guglielmo; le forze del Paradiso erano troppo potenti.

Il braccio saltò sulle ginocchia di Gianna e cominciò ad accarezzarle il viso. Lei lo baciò con passione e lo lisciò come un gatto deforme. Si alzò, si avviò verso la camera da letto con quella mostruosità in grembo e si preparò a un’altra notte di sesso osceno.

«Non entrare» disse ad Aldo, sull’uscio.

«Va bene» rispose lui, sconfitto.

Prima che la porta si chiudesse, l’uomo vide la mano dell’americano chiudersi a pugno, sollevare il medio e mostrarglielo con grande soddisfazione. Un patto d’amore è un patto d’amore, e nessuno su questa terra può separare i due che lo hanno contratto.

 

* ridente paesello in culo ai lupi

** 25 giugno

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