Perfection

Liberare la mente dei pesi della giornata, cestinarli e portare alla luce solo i pensieri positivi… Tutto giusto, ma come c’insegna Eleonora Rossetti anche il cestino dei rifiuti tende a esaurire lo spazio.

 
La poltrona bianca mi aspetta nel soggiorno, come tutte le sere. Mi siedo e tento di rilassarmi, prima di premere il bottone verde sul bracciolo. Il poggiatesta palpita, come se brulicasse di vermi, finché non vengo crivellato da minuscoli cavi che si collegano ai numerosi innesti distribuiti sulla nuca e sulle tempie. Il contatto neurale fa male, ma è un piccolo prezzo da sopportare. Rende il sollievo successivo più dolce.
«Benvenuto, Cittadino_AC54V341BX!»
Usare i nomi veri mai, eh? Chi sarebbe la macchina, tra i due?
«Avvio di Perfection in corso. Attendere, prego…»
Lo ammetto, questa voce da beota non la sopporto. Mi trapana il cranio, vibrandomi negli occhi come se sfruttasse le mie pupille come megafono. Mi agito sulla poltrona, scomoda nonostante la sua decantata forma ergonomica. Quanto mi sarà costata? Di sicuro una cifra spropositata, perché non me la ricordo. Sarà nell’archivio, insieme a tante altre cose sgradevoli.
«Perfection, della Mnemonic Software Solutions. Liberi da ogni pena, per una vita serena. Premere 1 per la scansione neurale, 2 per accedere agli archivi, 3 per parlare con il vostro consulente personale. Per riascoltare il messaggio, premere #.»
Al diavolo il consulente. Non ho bisogno di uno strizzacervelli. Voglio solo godermi un po’ di tranquillità, ancora una volta. Erase and rewind.
Premo 1 e attendo, paziente, che sul monitor olografico davanti a me appaia il messaggio dell’avvio scansione. Una barra verde cresce sempre più finché l’indicatore non raggiunge il 100%. Lungo la barra, alcune tacche segnano le zone più affaticate del cervello e della memoria.
«Focalizzare.»
Mi concentro lasciando che il pensiero si traduca in bit. Ogni linea trasversale acquista un titolo. Litigio con papà. Umiliazione in ufficio. Vicino molesto. Alcuni settori lampeggiano in rosso, laddove lo stress è stato forte. Stando alle statistiche riportate nella colonna a fianco, il tema del lavoro è in cima alla classifica dei miei ricordi inibiti.
«Archiviare tutto?»

Schiaccio il tasto di conferma e mi tengo pronto. Farà male? Non ne ho la più pallida idea. Forse è indolore, forse persino il ricordo del trauma finisce nella spazzatura.
«Errore.»
Errore? Ma mi prendi per il…
Pigio di nuovo il tasto. Il messaggio sul display olografico è lo stesso. Comincio a spazientirmi. Continuo imperterrito con la procedura, finché dopo un certo numero di tentativi mi si apre una finestrella in basso a destra.
«E’ necessario l’intervento del vostro consulente. Premere 3 per questa funzione.»
Oh, va bene! Altrimenti qua non ne vengo più fuori.
Schiaccio 3.
Per un po’ il display rimane nero. Le connessioni neurali vibrano, trasmettendomi piccole punture elettrostatiche. Si è inchiodato? Vallo a sapere. Non ho neanche il coraggio di annullare la procedura, non con i cavi a solleticarmi la corteccia cerebrale. Chissà che casino, se dovessi strapparmeli a forza.
«Creazione del consulente personale in corso. Attendere, prego…»
Creazione? Mi sovvengono d’improvviso le specifiche sul manuale d’uso e sui volantini pubblicitari. In caso d’indecisione sulla rimozione, viene creata un’intelligenza artificiale basata sui propri ricordi archiviati affinché, applicando i principali concetti della terapia psicologica e psichiatrica, il sistema potesse fornire un consulente su misura per il cliente, aiutandolo a classificare, superare ed eventualmente archiviare i suoi traumi. Eccomi sul lettino, quindi, pronto a confessarmi.
«Creazione del consulente completata.»

Quasi subito la voce muta e, con essa, anche il display. Mi si blocca il respiro. Ho di fronte me stesso.
«Ciao, David.»

Quegli occhi… non possono essere i miei. Sono iniettati di sangue. Colmi d’odio, di pacato furore.
«E’ ora di farla finita.»
Non riesco a muovermi. Quella visione raccapricciante mi ha imprigionato, come fossi un passerotto ipnotizzato dallo sguardo del serpente. Quel volto trasfigurato dalla rabbia non può appartenermi. Quello non sono io. Non posso essere io.
«Certo che non sei tu.» Il pensiero è diventato suo, me ne rendo conto troppo tardi. «Io sono ciò che sei stato, non ciò che sei. Sono il frutto di tutti i tuoi scarti del passato. Ma ora deve finire. I ricordi sono troppi, hai sforato la capacità massima del sistema, abusato della memoria. E sai perché? Perché sei un debole. Un mollaccione. Qui dentro ci sono troppi conti da regolare.»
Schiaccio con forza il tasto di annullamento. Il monitor sfarfalla, ma il me stesso rimane dov’è. Anzi, mi sta sorridendo.
«Sei in linea diretta con me, adesso. Non puoi disconnetterti finché non lo decido io, finché non riterrò che i tuoi… traumi siano stati superati. E sono tanti. Quante umiliazioni? Quanto hai voluto gettarti alle spalle? C’è un limite a tutto, David. E il tuo limite sono io.»
«Io non…» ho appena la forza di balbettare.
«Zitto. Prima lascia che ti rinfreschi la memoria. Vedrai, sarà un sollievo. Sarà… educativo. Sarà perfetto
Il volto della mia controparte bestiale viene coperto da una scritta lampeggiante.
«Download archivio in corso…»
I cavi vengono percorsi da una scossa elettrica, iniettandomi qualcosa di gelido, e al contempo rovente, dritto nel cervello.
Urlo.
 
Dal “Web Journal”, del 24 luglio 2498
Sale a centoquindici la conta delle morti dovute ad attacchi di follia omicida nella contea di Wintergrave. L’ultimo caso riguarda il soggetto AC54V341BX, che è stato ucciso davanti agli uffici della Robomatics dopo essere stato sorpreso dagli agenti con una pistola in mano e le vesti insanguinate, in apparente stato confusionale e delirante. Nell’edificio, le forze dell’ordine non hanno potuto far altro che constatare il decesso di tutti i dipendenti e dei supervisori del reparto C-34, in cui l’uomo prestava servizio.
Secondo quanto lasciato trapelare dalle autorità, tutti coloro che sono stati colti dai raptus di follia scatenatisi negli ultimi mesi sembrano avere come denominatore comune la sottoscrizione al programma “Perfection” finanziato dal governo per il progetto “Social Wellbeing“ e varato ufficialmente nel gennaio 2491.
La multinazionale Mnemonic Software Solutions, al momento, nega alcun coinvolgimento con la vicenda e rende noto che non ritirerà il prodotto dal commercio, sottolineando i grandi benefici recati allo stile di vita sociale e garantendo la totale sicurezza del prodotto.

 
Nel soggiorno deserto, una scritta lampeggia sull’ologramma ancora attivo, verde brillante su sfondo nero.
«Download completato.»

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