
Sogni che tracciano la via per un futuro reale, o almeno sperato. Sesto classificato nela Settima Edizione della Quinta Era con Alessandro Vietti come guest star, un racconto di Chiara Rufino.
Il secchio era pieno per metà e Thomas ci gettò dentro lo spazzolone, strofinando le setole contro i bordi. La sala era vuota e l’avevano chiamato con poco preavviso per pulire, come se non avesse una vita là fuori. Lavava i pavimenti per arrotondare la paga da cameriere e metteva i soldi da parte con estrema parsimonia, attendendo il giorno in cui avrebbe potuto permettersi un biglietto aereo per New York, diretto a Broadway.
Strigliò una prima volta le piastrelle e la maniglia del cestino rimbalzò contro il bordo, dando un ritmo che catturò Thomas.
Provò a ricrearlo e si ritrovò quasi sdraiato sul bagnato mentre era impegnato a catturare un suono ballabile.
«Non male ma puoi fare di meglio!»
Thomas lasciò il bastone e fissò il contenitore pieno d’acqua sconcertato; la porta si era aperta e una ragazza gli venne incontro suonando un paio di nacchere.
Thomas era ancora in ginocchio e lei improvvisò una coreografia: gli sottrasse l’oggetto e con con una mano suonava una nacchera e con l’altra lo faceva roteare.
Le finestre si aprirono e una serie di ragazzi entrò battendo il piede destro sul pavimento, rispondendo a quello che la donna continuava a dare senza sosta.
Thomas si arrese e, tolti i guanti e il grembiule, raggiunse la ragazza e, presa per il fianco destro, la fece roteare su sé stessa, recuperando il secchio e poggiandolo a terra prima di lanciarsi in uno sfrenato tango.
I ballerini li avevano circondati come in una cornice, rendendo la pista da ballo un cuore definito solo dalle loro sagome.
Thomas lanciò la ragazza dal’altro lato e lei, sfilandosi i tacchi, afferrò due dei ragazzi e partirono con un can can, con Thomas in ginocchio che muoveva il bacino in modo provocante.
La musica esplose finalmente dagli altoparlanti della sala conferenza e tutti lanciarono un urlo di gioia, continuando a ballare a ritmo e arrampicandosi sulle finestre.
«Ma insomma! Le sembra un comportamento da tenere sul posto di lavoro?»
L’anziana direttrice del Centro lo guardava con aria severa e batteva il piede sulla pozzanghera che Thomas aveva formato lanciando via il secchio.
Il ragazzo si ritrovò nel mondo reale, con i calzoni zuppi e insaponati e il posto di lavoro a rischio.
«Mi scusi. Finisco e le lascio la stanza come l’ha trovata.»
«Sarebbe meglio. Le toglierò qualcosa dalla paga, non permetto certe libertà sul lavoro.»
Lei uscì, lasciandolo a terra e consumato dal rimorso per essersi sfogato.
Si girò e notò che sotto un’ombra dei tavoli, appena accennata, c’era la sua immaginaria ballerina.
Le lanciò un bacio e, rassegnato, si rimise a pulire.