Amico Aracnide

Otto zampe. Torso peloso. Otto occhi sulla testa munita di cheliceri.
«Amore, è un ragno.»
«Lo so benissimo che è un ragno!» strilla la voce di Barbara dalla stanza accanto. «Mi hai preso per una stupida?»
«No, amore. È solo che, quando mi hai detto che la cucina era stata invasa da “una bestia schifosa” mi aspettavo qualcosa di più grosso. Non so, un pipistrello, un serpente un ratto…» La voce di Davide si abbassa leggermente «…o tua madre.»
«Ti sento benissimo, stronzo!» urla ancora Barbara. «Schiaccia quell’insetto, cazzo! Dimostra che vali qualcosa come uomo, una volta tanto.»
«Sissignore.»
Davide sospira, poi prende un grosso libro di cucina da una mensola, lo afferra a due mani e allarga le gambe. Il ragno non si è mosso: l’uomo ha quasi l’impressione che lo stia osservando.
«Che poi, tu non sei un insetto: sei un aracnide. Uno di quelli utili, per giunta» dice, osservando la trama di grigio e arancione sul torso dell’animale. «Chissà quante mosche ti sarai pappato… per non parlare delle zanzare…»
Si volta verso la porta della stanza, poi guarda ancora il ragno immobile. Alla fine, indurisce lo sguardo.
«Crepa, bestia!» urla, per poi colpire il pavimento, giusto a un paio di mattonelle di distanza dall’aracnide. Spaventato, l’animale comincia a correre nell’altra direzione.
Davide sorride.
«Ne vuoi ancora? Beccati questo!»
Il nuovo colpo indirizza ancora il ragno nella giusta direzione. Raggiunge la parete e la scala rapidamente. Attento a non fare il minimo rumore, Davide apre la finestra e la colpisce con il libro mentre l’animale esce fuori dall’abitazione.
«Bravo, piccolino. Ora scappa e non tornare mai più» sussurra, strizzando l’occhio. «Che questo resti tra noi due: se Barbara scopre che non ti ho accoppato, è capacissima di usare questo libro su di me, ma senza fingere!»
Chiude la finestra.
«Fatto, amore: avresti dovuto vedere che battaglia!»
 
Davide si sveglia. È abituato al sonno agitato di sua moglie, ma non l’ha mai sentita scalciare così forte. Le tocca una spalla.
«Amore, sveglia: mi stai buttando di nuovo fuori dal letto.»
Nessuna risposta. Barbara smette di scalciare, ma comincia a tremare da capo a piedi.
«Amore? Amore!»
Davide scuote ancora la compagna, poi si avventa sul comodino e accende l’abat jour.
Il volto di Barbara è contratto. Gli occhi spalancati nel vuoto, con le pupille dilatate all’inverosimile. Il corpo è rigido, solcato da spasmi ormai sempre più radi. La camicia da notte color crema sembra pulsare ritmicamente: Davide impiega qualche istante a rendersi conto che il movimento è causato dalle migliaia di piccoli ragni che ricoprono il corpo di sua moglie dai piedi al collo. Mordono a intervalli regolari, oppure si infilano nella bocca spalancata di lei, ora ridotta a un pozzo di zampe e cheliceri.
Davide urla. Cerca di alzarsi, ma scivola a terra. Quando riesce a mettersi in ginocchio, si accorge che uno degli animali è immobile davanti a lui. Un grosso ragno dal torso grigio e arancione.
“Ricambio il favore” sente sussurrare nella sua testa. “Ora siamo entrambi liberi.”