Il sol dell’avvenire

Tik-Tik-Tik.
Rumore di metallo contro terra.
Tik-Tik-Tik.
Cucchiai ammaccati. Candele ridotte a stoppini.
Tik-Tik-Tik.
Volti deformati dalla fatica.
Tik-Tik-Tik.
Ricardo si ferma un istante per sciugarsi la fronte. Sputa la patina di polvere che gli si è formata sulla lingua.
«Sei sicuro che ci siamo, Diego?»
«Quante volte te lo devo ripetere? Con stasera siamo oltre le mura» Si sistema gli occhiali sul naso. Storce improvvisamente la bocca e allunga il collo verso l’uomo più giovane. «Dubiti forse dei miei calcoli?»
«Non oserei mai!» Ricardo impallidisce e scuote la testa. L’espressione di Diego si raddolcisce. Si mette in ginocchio e appoggia una mano sulla spalla del massiccio uomo barbuto. Dalla tasca estrae un tovagliolo imbrattato di numeri e sgorbi.
«Vedi? Semplici calcoli di volumetria. Un tanto di scavo per le fondamenta; un tanto per il cortile; un tanto per oltrepassare le mura. Diciassette metri ancora e saremo fuori.»
Ricardo annuisce.
«Quanto si vede che hai fatto le scuole…» sussurra, seguendo i movimenti del tovagliolo «io non sarei mai riuscito a fare dei conti così precisi.»
«Questo è il motivo per cui i padroni non vogliono che i contadini come te vengano istruiti» dice Diego, mettendo a posto il tovagliolo e tornando a inginocchiarsi. «Perché sanno che solo incatenandovi all’ignoranza possono sfruttarvi a loro piacimento.»
«Gli e la faremo pagare!» Ricardo stringe le mani grosse come badili e le agita. «Quando faremo la rivoluzione, saranno loro in catene.»
«Bravo. Ora torna a scavare, o si farà giorno.»
Ricardo annuisce e prende ad aggredire la terra con rinnovata energia.
Tik-Tik-Tik.
«Diego.»
«Che c’è ora?»
«Come sarà… dopo la rivoluzione, intendo?»
«Splenderà il sol dell’avvenire, Ricardo. Le catene dell’oppressione verranno spezzate e il proletariato assurgerà al governo.»
Ricardo si gratta la testa.
«Va bene… ma la terra? A chi andrà la terra?»
«I mezzi di produzione verranno collettivizzati e gestiti dai lavoratori.»
«La terra è un mezzo di produzione?»
«Ovvio.»
«Ah… allora è chiaro…»
Tik-Tik-Tik.
Altra terra viene smossa. Ricardo colpisce il fango e la pietra instancabilmente, gli occhi iniettati di sangue. Diego scava con movimenti precisi, fermandosi di tanto in tanto per sistemare gli occhiali.
Il cucchiaio di Ricardo affonda un’ultima volta e trova il vuoto. Un sottile raggio di luce invade la galleria.
I due si guardano. Occhi lucidi di lacrime e volti sporchi di polvere.
Si lanciano sulla breccia e la allargano.
Diego si butta avanti ed emerge fuori con tutta la testa.
«Cosa vedi?» dice Ricardo, la voce tremante «Siamo liberi?»
Diego non risponde. I suoi occhi sono inondati dalla luce dell’alba.
Il sole sorge oltre le montagne a oriente. Illumina il cemento delle mura della prigione.
Le guardie si stanno dando il cambio. Si fermano in silenzio. Restano a bocca aperta mentre osservano la sua testa fare capolino dal centro del cortile.
«Allora, Diego? Ce l’abbiamo fatta? Lo vedi il sole dell’avvenire?»
Diego non risponde.