
L’inquisitore diede un giro alla morsa, dovette appoggiarsi con le mani sulla vite per riuscire a farla girare e il grido di padre Luca esplose assieme alle sue falangi frantumate. «Hai detto qualcosa?» chiese.
Il giovane frate raccolse energia e saliva. «Non sono un adoratore di Satana.» riuscì a biascicare, sangue e paura colavano tra le labbra spaccate.
«Sei stato visto in compagnia della strega.» Afferrò uno dei ferri dal bracere e lo soppesò. «Di notte» aggiunse, avvicinandolo a quel viso devastato. «In luoghi cari alle streghe.»
Non gli diede il tempo di rispondere, se mai avesse voluto farlo, e glielo schiacciò addosso.
Uno dei carcerieri dovette distogliere lo sguardo portandosi le mani alla bocca, mentre le urla del frate e l’odore di carne bruciata riempivano l’aria.
«È una levatrice! Per l’amor di Dio, è solo una levatrice!» gridò prima di svenire.
Una goccia ogni sette secondi. Non c’era altro su cui basarsi nell’oscurità della cripta dove lo avevano rinchiuso. Nessuno spiraglio, nessun rumore, solo il fetore di putrefazione lo informava che il corpo del priore era ancora lì, a decomporsi insieme a quelli degli altri cappuccini. Tranne il suo. Non lo avrebbero messo nelle catacombe con loro, lo avrebbero bruciato. Qualunque cosa avesse detto.
La chiave stridette nella toppa, cercò di aprire gli occhi ma erano troppo gonfi e tumefatti per permettergli di vedere chi stava entrando.
«Ti sei svegliato: bene.»
Era la voce dell’inquisitore, e ora che era illuminato dalle lampade riusciva a distinguerlo.
Luca raccolse le ultime energie per sollevarsi carponi, poi in ginocchio, mentre la pelle della schiena, lacerata dalla frusta e dal fuoco, si strappava in brani a ogni movimento. «Lei dov’è? — ebbe la forza di chiedere.
«La strega?» ghignò l’altro.
«È una levatrice.»
L’inquisitore giunse le mani nelle maniche del saio e lo avvicinò. Gli bastò toccarlo col piede per farlo rovinare a terra, in uno sbuffo di polvere e disperazione. «Sono venuto a portarti del cordiale.»
Voltò il viso spigoloso alla porta e fece cenno a un vecchio frate di entrare. «Devi rimetterti, o non potrò interrogarti ancora.» Si chinò su di lui. «Se morissi prima di confessare non avrei fatto bene il mio lavoro.»
Il vecchio frate si avvicinò con un bicchiere colmo e glielo porse.
«Padre Livio, anche voi mi credete un adoratore del demonio?»
Il vecchio gli cacciò il bicchiere sulle labbra e Luca fu costretto a ingoiare quello che, nella sua bocca martoriata, pareva fuoco.
«Io so chi era fratello Luca: un novizio pieno d’amore e voglia di imparare. Io non lo so tu chi sei» sentenziò senza nemmeno una punta di rammarico nella voce.
«Sono io, sono sempre io. Ho peccato ma non come dicono.»
L’inquisitore colse al volo quella che pareva essere una confessione e lo incalzò. «E cosa facevi con la strega al cimitero, l’ultima luna nuova?»
«L’amavo!» sbottò il giovane frate, non riuscendo a trattenere le lacrime. Si coprì il viso con la sinistra. La destra era una poltiglia informe stretta al petto.
«L’amavo. E l’amo ancora» confessò. «Non c’era nessun demonio con noi, solo amore.»
«Bene» sostenne l’inquisitore. Diede una pacca sulla spalla al vecchio e lo esortò a lasciare la cripta. Quando fu anche lui sull’uscio si voltò verso Luca. «Allora presta attenzione, se rimani in silenzio forse potrai raccogliere le sue ultime grida.»
«Cosa?»
«La pira è stata preparata nel chiostro, proprio qui fuori, la bruceranno a momenti.»
«No!» gridò, ma erano già usciti.
Luca si trascinò fino alla porta, ogni movimento, addirittura ogni respiro era fonte di dolore. Arpionò la maniglia e la usò per levarsi in piedi. «Aprite!» gridò al vuoto.
Era lo scoppiettio di un fuoco quello che sentiva o era solo suggestione?
«Vi prego, vi prego! Confesserò, è tutta colpa mia, sono stato io, io solo!»
Colpì il legno con il pugno, con la spalla e continuò a urlare, senza ricevere risposta.
Quanto tempo poteva avere? Minuti?
Si sfiorò la destra, l’idea scivolò dalla testa alla mano. La strinse riaprendo le ferite. Quasi non sentì dolore quando tracciò un pentacolo a terra col proprio sangue.
«Cosa posso fare per te?» gli chiese una voce cavernosa.
«Voglio il tuo potere, adesso.»
«E tu cosa mi darai?»
«Le loro vite.»