Semi per il futuro

Bernardo chiude il portellone alle sue spalle. Nella camera si diffonde il ronzio del sistema di decontaminazione.
«Allora? Hai trovato qualcosa?»
L’uomo solleva il borsone e lo fa oscillare davanti alla finestrella della porta interna. Dall’altro lato, Mara annuisce.
Il ronzio si interrompe. Il sistema sblocca l’accesso al primo modulo. Bernardo entra e si toglie la maschera della tuta anticontaminazione. Mara gli sfila il borsone di mano e ne rovescia il contenuto su un tavolino di metallo.
«Fagioli… piselli… carne in scatola… sia benedetto il latte in polvere!» Bacia la mucca ballerina sulla confezione e si volta verso di lui. «Hai fatto una buona caccia anche oggi, eh vecchio? Poi mi dirai com’è che quando esci tu a perlustrare le rovine riesci sempre a trovare la roba migliore.»
Bernardo tossisce e si copre la bocca con un fazzoletto. Con la mano libera le mostra il medio. Mara ridacchia e tira fuori dal borsone gli ultimi prodotti rimasti. L’ultima confezione a uscire è di plastica semitrasparente. La giovane la separa dalle altre e la gira tra le mani.
«Che roba è?»
«Semi di riso.»
«Si mangiano?»
Bernardo scuote il capo.
«E allora che ci facciamo?»
«Li seminiamo.»
Si sfila la tuta, la piega con cura e la sistema nell’armadietto.
Mara incrocia le braccia.
«Ne abbiamo già parlato, vecchio: non cresce niente per chilometri e chilometri in ogni direzione. La terra è diventata più sterile di un mattone.»
Bernardo sospira. Indica il cibo ammucchiato sul tavolino.
«Per quanto basterà? Una settimana? Due? Cosa faremo quando lo avremo finito?»
«Andremo fuori a cercarne dell’altro, come sempre.»
«E quando anche quello sarà finito? E quando avremo finito il cibo di tutta la città? Cosa faremo, allora?»
La giovane abbassa lo sguardo. Stringe i pugni.
Bernardo la raggiunge e la abbraccia.
«Devi cominciare a pensare al futuro, Mara.»
La ragazza ride. Un sussulto isterico privo di alcuna gioia.
«Non c’è alcun futuro per noi, vecchio. Possiamo solo sperare di sopravvivere un altro giorno.»
«Non devi dire così: tu sei giovane e gli altri lo sono anche di più. Per voi c’è ancora speranza di vedere la fine di quest’incubo se…»
Bernardo si interrompe. Allunga la mano verso la tasca, ma non fa in tempo a estrarne il fazzoletto. Sputa un fiotto di sangue sul volto di Mara e cade in ginocchio.
«Cosa ti succede, vecchio?»
Appoggia l’uomo alla parete e si alza verso la cassetta del pronto soccorso. Bernardo la trattiene.
«Non serve: è passato.»
«Cosa ti è successo?»
L’uomo sorride. Si accarezza il fianco.
«Solo una mia vecchia conoscenza che torna a farsi sentire. L’unica che mi sia rimasta da prima della crisi e quella di cui avrei fatto più volentieri a meno.»
Mara impallidisce. La domanda le si strozza in gola, ma il modo in cui stringe la spalla dell’uomo parla al posto suo.
«Pochi mesi, forse un anno, ma non di più.»
L’uomo si alza in piedi.
«Per questo devi pensare al futuro. Dovrai badare agli altri a quando non ci sarò più.»
La giovane comincia a piangere. Lui le pulisce il volto con la manica della tuta. Si trascina fino al tavolino e prende in mano la confezione di semi.
«Anche se il terreno è sterile, ci sono delle aree non del tutto devastate. Se riusciremo a renderle di nuovo coltivabili, non dovrete più dipendere da quello che troverete in giro e potrete costruire delle nuove vite.»
«Come faremo?»
Bernardo alza le spalle.
«Useremo scarti di cibo, letame e tutto quello che può offrire nutrimento alla terra» alza lo sguardo, fissa la giovane negli occhi. «Anche me, quando sarà il momento.»
«No, non puoi davvero pesare che io… non lo farò!» Mara digrigna i denti. Il volto è paonazzo. Gli occhi lucidi. «Come puoi chiedermi una cosa simile?»
Bernardo alza le spalle. Sorride.
«È solo il mio corpo, Mara: se potrà aiutarvi a sopravvivere, ve lo offrirò volentieri.»
La giovane gli si avvicina. Trema. I pugni sono così serrati da far sbiancare le nocche.
«Cosa… cosa dovrò dire agli altri? Cosa dirò ai bambini quando mi chiederanno dov’è finito “barba bianca”? Con quale coraggio potrò dirgli che ti ho fatto a pezzi e ti ho seppellito nella merda?»
«Spiegagli che non esiste sacrificio troppo grande se è fatto per il bene di tutti E che è proprio lì che mette radici la speranza: nel fango, nella merda e nel sangue.»