
Crollo sullo sgabello, allargo le braccia e le abbandono sulle corde.
Tom mi sfila il paradenti. Mi tiene l’occhio aperto con le dita. «Hai preso un bel tiro, ma è tutto ok. Ci vedi bene?»
«Si.» Quasi.
Mi appoggia una busta di ghiaccio sulla faccia. È così fredda che fa più male dei pugni del cileno. «Devi stare attento ai ganci. Quando tu parti col jab, lui è già a metà strada col destro, capisci? Stai chiuso e lavoralo ai fianchi.»
«Lo tengo distante o…»
«No. Chiudilo e picchia sotto. Tieni la guardia più frontale.»
Mi caccia il paradenti in bocca.
La campanella suona.
Affondo i denti nella gomma e cammino verso il centro del ring.
Il cileno è lì che mi aspetta. Lui, e la sua fottuta guardia mancina col destro avanti.
Il caschetto rosso gli incornicia il volto serio ma rilassato. È tranquillo, il bastardo. Mi ha mandato al tappeto già al primo round.
Allungo un jab. Lui fa un passo laterale e riprova il gancio. Schivo, non mi freghi più.
Scambiamo qualche colpo. Lui si scopre, vado col sinistro, mi arriva un diretto in piena faccia. E un altro. Mi abbasso, il terzo colpo della raffica mi passa sopra la testa. Carico il peso sulla gamba e mi rialzo con un montante. Il guantone si schiaccia contro il suo mento, barcolla verso le corde.
La folla grida.
Gli salto addosso, lo bombardo. Lui para, schiva, mi risponde con un paio di colpi. Carico il destro, ruoto l’anca, picchio con quanta rabbia ho in corpo.
Nulla, gli basta tirare appena indietro la testa e il mio pugno lo raggiunge quando ormai ha perso forza. Incassa senza problemi.
Un tronco mi si schianta nel fegato.
Faccio due passi indietro, un fuoco mi esplode nel torace. Incasso la testa tra le braccia, chiudo le spalle, una tempesta di pugni mi travolge.
Salto avanti di cattiveria, trovo il vuoto.
Una bomba mi arriva da sinistra. Cado in ginocchio, il fuoco dal petto mi arriva fino in gola, ho un conato.
L’arbitro inizia a contare.
Uno.
Due.
Merda, è il secondo conteggio. Alzo gli occhi sul tabellone, manca più di un minuto alla fine del round e ho solo voglia di accasciarmi e vomitare.
Tre.
Mancino bastardo, facevano bene a frustarvi nel medioevo.
Quattro.
Meglio prendere tempo.
Cinque.
Come ne esco?
Sei.
Sette.
Spingo sui guantoni e mi rimetto in piedi.
L’arbitro si avvicina, mi controlla l’occhio. «Vuoi continuare?»
Annuisco con la testa. Se perdo anche oggi, sono fuori dal campionato.
Crollo sullo sgabello.
Tom mi versa dell’acqua in testa. Ho un brivido. «Non ci siamo. Ti sta facendo a pezzi.»
«Davvero?»
«Non perdere la testa. Al prossimo conteggio sei fuori, non puoi lanciarti avanti come Rocky. Quello non aspetta altro.»
Mi sciacquo la bocca e sputo acqua rossa. «È tutto al contrario. Lo cerco a destra è a sinistra, schivo a sinistra è a destra, il mio braccio forte è troppo lontano dalla sua faccia di cazzo…»
«Falla finita! Stai calmo. Lo so, combattere contro i mancini è una rottura di palle, ma di campioni mancini c’è solo De La Hoya. Gli altri sono poveri stronzi come tutti. Resta calmo, rifletti e picchia a colpo sicuro. Il bastardo si scopre il fegato quando gancia.»
La campana suona.
Mordo la gomma e vado al centro del ring.
Restare calmo. Riflettere. Come se avessi il tempo di riflettere. Non sono mica uno…specchio!
Il cileno si mette in guardia, piede destro avanti.
Al diavolo. Ci provo. Porto il guantone sinistro ben attaccato alla faccia, metto il piede destro avanti.
L’arbitro taglia l’aria in mezzo a noi, avanzo a guardia invertita. Mollo due jab, schivo dei colpi. Non è così difficile.
Appena parte col gancio salto a sinistra, ruoto l’anca dalla parte opposta e gli scarico un montante al fegato.
Il cileno strizza gli occhi.
Non te l’aspettavi, vero?
Gli giro intorno. Si lancia avanti, riprova il gancio, schivo e gli piazzo un diretto in bocca.
Continuiamo a scambiare.
Si è innervosito. Bene. Indietreggio all’angolo, sento le corde sulla schiena. Mi chiudo, una pioggia di sassate mi si abbatte sui guantoni.
Rifletti.
Se ho capito bene come si combatte da mancini, il suo gancio dovrebbe partire… ora!
Mi abbasso, un missile mi sfiora la parte superiore del caschetto. Torno su, e parto anch’io col gancio sinistro.
Il rimbombo del cileno che si schianta a terra si mescola alle urla del pubblico.