
“Quando fai così proprio non ti sopporto, papà!” Maria piegava i maglioni con la foga di chi vendicasse un torto, impilandoli l’uno sull’altro.
Barnaba seduto sul letto guardava l’asse da stiro vicino e l’alone di vapore che ingrigiva il metallo lucido del ferro. Stese una mano per lasciare con il dito una traccia sul vapore, come su uno specchio dopo la doccia, ma rinunciò, il ferro era ancora caldo. Rimise la mano in grembo, tenendosela ferma, assicurata alla catena del suo corpo. Gli occhi si mossero a intuire fuori il verde del pino scurire nel freddo di novembre, l’aveva piantato insieme alla moglie quando avevano comprato la casa.
“E proprio ora, con Edoardo che ha cominciato l’asilo da un mese e mezzo!” Maria schiacciò la lana dei maglioni per far uscire l’aria prima di riporli nell’armadio.
“Oh, se ci fosse ancora la mamma, quante te ne avrebbe dette!” prese le maglie invernali e le pigiò nello scaffale.
“Invece di pensare a me, a tuo nipote, alla tua famiglia.”
A quella parola Barnaba ebbe un sussulto, come se davvero avesse passato il dito sul ferro ancora caldo.
“Io vengo qua tutti i martedì e i venerdì. Faccio in modo che tu abbia sempre i vestiti puliti, il frigo pieno. Non è forse vero che non ti faccio mancare niente?”
Il vecchio fece un cenno affermativo con il capo. Fissava il pavimento di cotto senese. L’aveva scelto lei, Clara, sua moglie. La mamma di Maria. Tutto quello che di buon gusto aveva avuto nella sua vita, Barnaba, l’aveva scelto Clara.
In fondo Maria aveva anche ragione, ma non poteva farci nulla. La decisione era presa, non si tornava indietro. Non poteva ripensarci, così, come a dire ma no, scherzavo. Non era una decisione che si prende alla leggera, quella di morire. E alla leggera non si poteva nemmeno abbandonarla.
“Sto diventando cieco” Barnaba si accorse che erano tre parole, soltanto quando le pronunciò ad alta voce. Tanta preoccupazione per tre parole. Per niente d’importante bastavano tre parole. Ci voleva un panegirico per sposarsi, per fare dei figli. Nessuno aveva mai fatto dei figli nel rispetto e nell’amore spendendo soltanto tre parole. Maria di certo gli era costata molto di più. Tuttavia, non era mai stato così in ansia, nemmeno quando era diventato padre.
Barnaba le ripeté ad alta voce, controllando di non aver dimenticato nulla, ma no. Stava tutto in poco spazio e allo stesso tempo non ci stava.
“E con questo?” Maria sbuffò “Guarda che si vive benissimo anche senza vedere, un sacco di persone vivono in questo mondo ogni giorno, alcune cieche dalla nascita, ma non si fanno venire idee balzane per…”
Maria si era ammutolita. Il gesto di Barnaba, la mano aperta che scattava a chiudersi in pugno che poi suo padre portava alla bocca. Lui non l’aveva mai picchiata, ma quello era il segnale convenuto fin quando era bambina che stava esagerando. Quando riaprì gli occhi, Barnaba si alzò dal letto.
“Non è questione di vedere o non vedere. Non mi interessa il diventare cieco. È che sono stanco di ingannarmi, Marì. Tanto stanco. Finora se non guardavo attentamente, magari voltando le spalle, con la coda dell’occhio, potevo vedere tua madre ancora là, a sferruzzare un paio di scarpine per il piccolo, o sdraiata su un fianco accanto a me nel letto. Se vedo il piatto apparecchiato, posso cominciare a mangiare credendo che lei entrerà dalla porta da un momento all’altro, carica di sporte.”
Maria non osava più guardarlo, ma teneva ancora i pugni puntati sui fianchi, così lui l’abbracciò per tentare di scioglierglieli un’ultima volta.
“Ora non ci riesco più come prima, sta diventando sempre più difficile. È così poco definito adesso il contorno delle cose, che devo sforzarmi troppo. E quando sarò solo, nel buio, che non sentirò il rumore dei suoi passi, che non la sentirò russare prima di addormentarmi, me lo spieghi come potrò fare io, allora?”
Maria si mise a singhiozzare piano, legata a qualche remora antica che la convinceva di dover essere lei quella forte tra i due.
“Mi accompagni, allora?”